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Ad un nuovo anno di militanza... ci si vede nella mischia!

di Francesco Di Giuseppe Per chi, come me, vive in una città di mare, il primo settembre nasconde un significato particolare. Da sempre. Un sentimento misto di nostalgia e prospettiva: i tramonti ancora lenti, il silenzio delle spiagge che via via si vanno svuotando, il vento di Tramontana che inizia a farsi sentire... il tempo giusto per riflettere e programmare. Nuovi sogni. Nuovi progetti. Nuovi inizi.

Nuovo governo, si potrebbe aggiungere questa volta. Però l'aria che tira sembra essere sempre la stessa. Dopo un periodo che ha visto consumarsi l'illusione di una strana ma consolidata unione tra Cinque Stelle e Lega, gli Italiani si ritrovano di nuovo dinanzi ad una realtà che li vede sempre più impotenti, in balia di quei partiti che si servono di loro come meglio credono, quando occorre, ma che poi decidono di tagliarli fuori dalla vita politica del Paese quando smettono di far comodo. E così ci ritroviamo con un Primo Ministro, Conte, che è di nuovo lì senza mai essersi misurato coi consensi, incaricato per la seconda volta in poco più di un anno e mezzo di formare un governo composto da persone che con immensa probabilità gli Italiani avrebbero mandato a casa già da un pezzo.

Su questa assurda vicenda della crisi di governo ci sarebbe anche da ridere, se non fosse che a pagare a caro prezzo i capricci e i giochetti degli attori principali della stessa siano i cittadini, cui viene tolto persino il diritto di voto.

Quello che sta accadendo in questi giorni è semplicemente vergognoso, seppur costituzionalmente legittimo. È vergognoso, infatti, che partiti e parlamentari che abusano troppo spesso del termine "democrazia", tentino di evitare in ogni modo il ritorno alle urne. Ma ancora più vergognoso è il tentativo che fanno taluni di far passare come "pericoloso estremista eversivo" chi chiede elezioni immediate, chi vorrebbe rimettere la scelta nelle mani degli Italiani, chi scenderà in piazza a manifestare il proprio dissenso nei confronti di un governo disegnato e voluto dall'Europa, dai poteri forti, per difendere gli interessi di pochi.

Come annunciato da Giorgia Meloni, il giorno in cui Conte sarà alla Camera a chiedere la fiducia per questo nuovo eventuale governo, Fratelli d'Italia scenderà in piazza per difendere la sovranità del popolo, chiedendo elezioni immediate. Quel giorno Gioventù Nazionale sarà presente, perché nei programmi per il prossimo anno di attività non è previsto subire in silenzio: costruiremo barricate contro questo scempio, alzeremo testa e voce fino a che avremo fiato e cuore per urlare la rabbia di una generazione che si vede rubare il futuro giorno per giorno, combatteremo questo marciume con la forza delle nostre idee, delle nostre proposte, delle azioni che non abbiamo mai smesso di compiere e che mai smetteremo. Perché noi siamo altro, rispetto all'inconcludenza politica che abbiamo visto fin ora. Perché noi siamo la destra, quella vera, consapevole, che viene da un percorso lontano, non fatta di vuoti slogan che magari prendono la pancia degli elettori, ma che restano fini a sé stessi.

Questo Paese ha la necessità di subire un cambiamento radicale, che non si può immaginare di compiere mentre si è comodamente sdraiati sul divano di casa a votare sulla piattaforma Rousseau, lamentandosi un po' di tutto, puntando il dito contro chiunque. L'Italia dei rivoluzionari da tastiera ha fallito, ora tocca di nuovo a noi. Tocca a noi ridare voce e spazio alla nostra generazione, prendere finalmente in mano le redini del nostro futuro, costruire le basi di una nuova società. Noi siamo pronti. Ripartiremo dai temi.

SCUOLA

Nell'immaginario ideale di chi ha una ben precisa visione del mondo, la scuola dovrebbe essere fucina di coscienze e uomini. Da troppi anni, invece, le scuole sono tristemente ridotte a fungere da diplomifici amorfi. Con il Governo giallorosso continuerà per la scuola italiana una fase di degradante stallo, che va avanti sin dal '68, dall'era del 6 politico che ha ammazzato ogni forma di meritocrazia, che ha smorzato tutta la sana competizione e l'ambizione di milioni di menti, contribuendo alla formazione di una società in larga parte mediocre.

Sorge dunque l’esigenza di restituire centralità allo studente, puntando sulla sua formazione umana e culturale prima che lavorativa e nozionistica: sapere, saper fare, saper agire superando il concetto di istruzione finalizzata solamente al lavoro.

La base del nostro agire sarà la meritocrazia, declinata in tutti i livelli, da quello del diritto allo studio, che sarà la premessa per creare la condizione di uguaglianza tra tutti i componenti della comunità studentesca, che tuteli in primis gli alunni provenienti dalle fasce sociali più deboli, a quello della formazione e tutela delle eccellenze che siedono tra i nostri banchi di scuola.

Nel nostro disegno di scuola ideale dobbiamo essere in grado di affrontare il segmento più delicato degli ultimi anni, quello dei programmi didattici, fondamentali nella creazione del “nuovo studente italiano” mettendo al centro la nostra identità nazionale e traducendola in: valorizzazione delle materie tecniche per crescere talenti dell’artigianato, delle arti e delle professioni, andando a recuperare il valore di quelle scuole (professionali) oggi tanto bistrattate; recupero della centralità delle materie umanistiche come elemento distintivo della cultura italiana, investimenti nei laboratori perlopiù obsoleti per i futuri maestri dell’informatica e la crescita dei talenti nei campi della scienza.

Come sempre daremo battaglia per chiedere scuole moderne e sicure, dove poter vivere anche dopo il suono dell’ultima campanella: torneremo a ribadire con forza il rispetto del DPR 567/96 per poter usufruire delle strutture scolastiche anche nelle ore pomeridiane. La gestione di questi spazi potrebbe essere appaltata ad aggregazioni giovanili, società sportive, associazioni territoriali, creando una vera connessione tra territorio e scuola e responsabilizzando ancora di più gli studenti.

Il nostro compito sarà quello di rappresentare al meglio nei consigli di istituto e nelle consulte degli studenti, le istanze di una generazione che vuole rilanciare sé stessa, che vuole formarsi, istruirsi, contraddistinguersi dalla piattezza, dall'inettitudine che per troppi anni ha fatto da padrona nel grigio sistema scolastico italiano, salvo rare ed importanti eccezioni. Saremo attenti alle esigenze degli studenti, funzionali e concreti nel proporre soluzioni, senza mai perdere il filo della nostra identità e tradizione culturale.

UNIVERSITÀ

Dopo l’ottimo risultato nelle votazioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale degli Universitari dello scorso maggio e nelle elezioni interne degli Atenei che rinnovavano i propri consigli, sembra essere giunto, finalmente, il momento per Azione Universitaria di diventare ufficialmente unico movimento universitario di Gioventù Nazionale, e quindi di Fratelli d'Italia.

Secondo i dati OCSE solo il 15% degli Italiani compresi nella fascia d’età 25/64 anni possiede un’istruzione di livello universitario rispetto alla media OCSE del 32%. Nel 2017 la spesa per la pubblica istruzione è stata pari a 66,1 miliardi di euro, di cui 25,1 miliardi per l’istruzione primaria (prescolastica e elementare), 30,4 miliardi per quella secondaria (scuole medie, scuole superiori e istruzione post-secondaria non-terziaria), 5,5 miliardi per quella terziaria (università) e i restanti 5,1 miliardi per servizi sussidiari e altre categorie residuali. La nostra spesa per l’università risulta 18° su 24 Paesi presi in esame dal rapporto che spendono invece il 49% del loro PIL; meno della metà degli studenti che cominciano il percorso universitario lo portano a termine, di questi solo il 25% lo fa nei termini previsti. Da una parte quindi lo stato italiano non investe, impedendo un miglioramento dell’offerta didattica e ancora più importante non investendo in ricerca e quindi non coinvolgendo in maniera attiva lo studente. Il nostro movimento universitario dovrà battersi per un disegno di legge che proponga investimenti consistenti a progetti di ricerca e di eccellenza e che prevedano voci di bilancio per la copertura di borse di studio dignitose per i ricercatori.

Il nostro movimento universitario dovrà continuare a dare battaglia al decadimento culturale e valoriale, unito all’appiattimento della formazione degli atenei gestiti dai soliti nomi noti di Baroni e baronetti, inamovibili dalle loro cattedre propensi più ad amministrare i loro interessi che alla loro missione istituzionale. Dovremmo batterci altresì per rendere più accessibile l’università, rispetto a paesi europei dove le tasse universitarie sono basse o praticamente nulle, mentre noi italiani dobbiamo confrontarci con tasse in continuo aumento e servizi che continuano a diminuire.

Le Università italiane sembrano ormai essere diventate dei "parcheggi" nei quali si tenta di prolungare la permanenza degli studenti per ritardare l'accesso al mondo del lavoro, mondo che ha molto poco da offrire. Questo accade anche a causa di una falla nel sistema universitario, che manca di costruire rapporti con aziende ed enti pubblici, al fine di dare continuità a chi termina un corso di studio. Ed ecco che i nostri laureati si ritrovano a svolgere mansioni per le quali non sono richiesti titoli di studio, o sono costretti ad emigrare per svolgere il mestiere per il quale hanno passato i loro anni migliori sui libri.

TERRITORIO

Gioventù Nazionale ha compiuto cinque anni. Cinque anni in cui è riuscita a radicarsi in tutta Italia, dando vita ad una nuova generazione cresciuta sotto l’effige della bandiera che garrisce al vento stretta nel pugno.

Molti dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze si stanno confrontando con l’amministrazione della cosa pubblica, eletti in maggioranza od opposizione dei loro comuni di appartenenza, diventando consiglieri, assessori, presidenti del consiglio, sindaci.

Si tratta di giovani e giovanissimi, capaci e preparati. Uomini e donne del nostro tempo, che utilizzano sì i social per comunicare in maniera più rapida, ma che non si fermano a post acchiappalike: formazione, confronto, approfondimento, discussione, sono alla base del modo di fare politica dei nostri ragazzi che siedono nei banchi delle istituzioni.

È partita da Astrolabio l'idea di costruire una rete di giovani amministratori, un modo per tenere in contatto le varie realtà territoriali, per aprire confronti costruttivi, per lavorare insieme su proposte valide.

Spetta a Gioventù Nazionale il compito di formare in maniera adeguata la futura classe politica e dirigente del Paese, di offrire alla Nazione le energie migliori. Quindi la scelta di proseguire una scuola politica e amministrativa, che accompagni i nostri ragazzi in ogni passo della gestione del loro ruolo istituzionale.

LAVORO – FAMIGLIA - FUTURO

La nostra generazione è la prima da diversi secoli ad avere aspettative di vita peggiori rispetto alla generazione che ci ha preceduto. Quando i nostri genitori, trenta anni fa, guardavano al “futuro” lo facevano con gli occhi pieni di speranza e di aspettative: trovare un lavoro o avviare un’attività in proprio, mettere su famiglia, comprare una casa, erano azioni alla portata di tutti. Oggi la nostra generazione, tolte le eccezioni sacrosante e i “figli di”, sembra brancolare nel niente. Siamo quelli che i nostri voti li chiamano “protesta”, quelli che non hanno la busta paga per il mutuo, che non timbrano i cartellini, che ad ogni concorso si ritrovano in diecimila, che guidano l’auto dei genitori, che non avranno una pensione, che non possono "permettersi" dei figli. Secondo gli ultimi dati Istat a giugno 2019 i disoccupati nella fascia di età 15/24 sono il 30,5% (~780.000) e in aumento sono i cosiddetti NEET (Not in Employment, Education or Training) ossia i giovani che non sono né all’interno di percorsi formativi né all’interno di percorsi professionali.

Gioventù Nazionale non potrà tirarsi indietro in quella che dovrà essere la madre delle nostre battaglie in questo anno e chiedere una riforma profonda del mondo del lavoro, che metta fine al più grande flusso di emigrazione della nostra storia, che abbiamo denunciato il 1 maggio con un'iniziativa intitolata "Aiutiamoci a casa nostra".

Nel 2018 gli emigrati italiani sono stati 285.000 una cifra simile a quella toccata alla fine della seconda guerra mondiale. Di questi emigrati il 60% sono giovani tra i 18 e i 35 anni. Secondo i dati OCSE l’Italia è all’8 posto mondiale per emigrazione dopo Cina, Siria, Romania, Polonia, India, Messico e Vietnam. Questa fuoriuscita continua e crescente di giovani altamente formati rappresenta un vero depauperamento del capitale sociale. Basti pensare che per formare un laureato fino a 25 anni di età sono necessari 170.000€ che salgono a 230.000€ se oltre alla laurea consegue anche il dottorato. Dal 2008 al 2018 sono stati più di 300.000 i laureati espatriati per un costo di 43mld€.

È giunto il momento di invertire la rotta, di creare sviluppo nel nostro paese, di trattenere in Patria le giovani eccellenze italiane.

Congiuntamente ai movimenti studenteschi e ad Azione Universitaria, chiederemo la trasforamazione degli stage e dei percorsi professionalizzanti che devono essere contestuali alla fase conclusiva degli studi affinché siano un reale ponte tra il mondo della formazione e l’inizio di una carriera lavorativa, superando l’attuale logica aziendale della manodopera gratuita/a basso costo oppure finalizzata all’elusione delle normative scali riguardanti il trattamento dei lavoratori dipendenti.

La crisi che negli ultimi anni ha fatto fallire aziende e attività lascia una enormità di edifici industriali inutilizzati. Gioventù Nazionale dovrà farsi promotore della trasformazione “utile” di questo patrimonio abbandonato: potranno essere riconvertiti in incubatori d’impresa o come impianti sportivi, proponendo in ogni comune un canone concordato per agevolare i giovani imprenditori. Una idea pratica e innovativa per far tornare a vivere un vecchio capannone oggi trasformato in una polisportiva, o una vecchia azienda manifatturiera fallita ospitare una geniale start- up.

Il nostro movimento giovanile dovrà inoltre battersi per favorire gli investimenti in Agricoltura, Turismo ed Economia Digitale. In questi tre campi devono essere sviluppate opportunità di crescita e di rete professionale in grado di dare un futuro ed una prospettiva alla nostra generazione, all’insegna della qualità, della tutela del made in Italy e della valorizzazione delle eccellenze nazionali.

Altro punto focale della nostra azione politica, deve essere la tutela della famiglia.

La famiglia non è un contratto a termine. La famiglia è il matrimonio, un’unione stabile fra un uomo e una donna. Il matrimonio è un cambio di status avallato dalla società perché produce il bene della comunità. In quanto tale, il matrimonio regge la società nella quale viviamo, è ciò che dà la spina dorsale ai nostri figli, è ciò che dà occasione di cura a figli e genitori, è il luogo del welfare naturale, dove ognuno di noi cresce, torna e costruisce la sua storia. Ultimamente in Italia è in corso una battaglia ideologica per cercare di snaturare e smantellare la struttura, il ruolo naturale e l’essenza stessa della Famiglia.

I sostenitori e attuatori della teoria Gender, scientemente quindi scelgono di riferirsi principalmente alle giovani generazioni, per inserirsi nel percorso formativo, ancora non completo, dei ragazzi e plasmarli con argomentazioni al di fuori della realtà, della logica e del buon senso. Un ragazzo in età adolescenziale è come un giovane albero, che si più costringere a crescere in una determinata direzione. L’albero una volta adulto o viene abbattuto o non sarà più possibile deformarlo a proprio piacimento.

Il ruolo che compete al nostro movimento giovanile oggi è quindi quello di formare e non ideologizzare, non è possibile accontentarsi di arginare e contrastare i disegni di legge oggi al vaglio del Parlamento e limitarsi a battaglie sindacali a sostegno della famiglia. È importante per togliere le fondamenta a queste visioni distorte, rendere coscienti i ragazzi e portarli a riscoprire e a comprendere il senso autentico, la funzione educativa, la finalità e l’essenza dell’istituto familiare e matrimoniale. I luoghi ideali dove Gioventù Nazionale deve andare a formare e a tentare l’utilizzo degli strumenti che restituiscano il suo ruolo autentico alla Famiglia sono senza dubbio le scuole e gli oratori.

Una serie di buoni propositi, i nostri. Di quelli che si fanno ogni primo di settembre, con la nuova stagione politica alle porte. Una serie di buoni propositi che sono chi, come noi, ha una certa visione, chi è figlio di una storia, di una tradizione come la nostra, chi è abituato al sacrificio, a donarsi completamente per ciò in cui crede, può mantenere.

Buoni propositi che svilupperemo meglio ad Atreju, prima, poi ad Astrolabio, e poi in tutti gli altri momenti di pianificazione e formazione che ci saranno nel corso dell'anno, perché chi è come noi non si riposa mai!

Il mio in bocca al lupo va a tutti i ragazzi che quotidianamente si spendono e lavorano duramente per contribuire alla crescita della nostra comunità, prima umana che politica, che lo facciano dalle scuole, dalle università, dalle sezioni o dalle piazze, dalle istituzioni.

A voi auguro di continuare ancora a battervi per il giusto, a non tirarvi mai in dietro a credere e lottare ancora per la bellezza!

Ci vediamo nella mischia. Spalla a spalla!




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