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Governo Rosso Sangue

di Andrea Piccinno


Spesso, da bambino, rincasavo a piedi dalla scuola elementare del mio quartiere: si tratterà all’incirca di trecento metri percorsi lungo un viale scarsamente alberato e tra i più importanti che una cittadina del basso Salento di malapena dodicimila abitanti possa mai avere.

Nel corso degli anni, su quei marciapiedi ho vissuto decine di esperienze, centinaia di ricordi. La mia prima interazione con la politica che, al giorno d’oggi, condiziona con amore e coraggio ogni mia giornata. La prima ragazza per cui, ad appena otto anni, persi ingenuamente la testa, senza sapere neppure cosa fosse l’amore. La prima rissa nel parco giochi del vicinato, nascosti da sguardi indiscreti di genitori e parenti. Le miriadi di figurine Panini scambiate per ore ed ore, perché di doppioni di Cassano se ne avevano centinaia, ma Inàcio Pià proprio non voleva farsi trovare. Le prime comitive di amici, ossia piccole gang composte da mostriciattoli di neppure dieci anni che tornavano a casa insieme dopo il suono della campanella: a ripensarci sembra una scena tratta dal capolavoro di Rob Reiner del 1986, “Stand by me”, soprattutto perché, con quegli stessi ragazzi, una decade dopo a malapena ci si saluta. Una volta, ad esempio, nel correre lungo l’infame marciapiede durante una beffa, mi capitò di sbattere la testa all’immancabile palo della luce. Un secondo di silenzio tombale. Poi fragorose risate, mentre a forza trattenevo le lacrime: un vero uomo non piange mai, e queste frasi hanno più valore ad otto anni che a qualsiasi altra età. Trattenni il dolore ed iniziai a ridere anch’io, ma, una volta varcata la soglia di casa, apriti cielo.


Saranno passati pressappoco una decina d’anni da quel giorno, ma la situazione italiana del 5 settembre 2019 è maledettamente simile a quella vissuta dal piccolo bambino in grembiulino blu. Perché, non neghiamolo, tutti noi alla lettura della lista dei Ministri del nuovo Governo Conte siamo scoppiati in fragorose risate. Tutti, nessuno escluso.

Perfino Adam Sandler, se mai decidesse di usare questa lista come sceneggiatura per il suo nuovo film, riuscirebbe finalmente a girare una pellicola decente e far ridere qualche spettatore.

Ammettiamolo, suvvia, probabilmente tutto quest’inciucio altro non è che un gigantesco spettacolo di Beppe Grillo. Uno straordinario ritorno in grande stile nel mondo della comicità. E quale teatro migliore della città eterna, di Roma ed i suoi edifici, di Montecitorio e Palazzo Madama?

Per quanto quest’ipotesi possa essere remota, io ancora ci spero. Nessun uomo sano di mente e con buone intenzioni, altrimenti, sarebbe stato in grado di scrivere una lista se possibile peggiore della mia squadra del fantacalcio (e ho otto giocatori del Lecce). Proviamo a rileggerla, fermandoci ad osservare alcuni dei dicasteri più suggestivi:

al Ministero degli Esteri troviamo il caro Gigino e non credo sia necessario aggiungere altro;

al Ministero degli Interni vi è Luciana Lamorgese, ex prefetto di Milano, venuta alla ribalta negli ultimi anni per aver invitato i comuni lombardi ad ospitare più migranti, opponendosi pubblicamente ai decreti Sicurezza ed appoggiando il Global Compact;

il nuovo Ministro del lavoro è, invece, Nunzia Catalfo, nome fortunatamente sconosciuto ai più, ma comunque prima firmataria del progetto sul Reddito di Cittadinanza: non dovrebbe avere difficoltà a fare peggio del suo predecessore, ma se il buongiorno si vede dal mattino…;

al dicastero dell’Economia troviamo, invece, Roberto Gualtieri, che pochi giorni fa ha ricevuto in diretta televisiva da Mario Monti la sua benedizione (o il Bacio della Morte, fate un po’ voi);

succederà a Centinaio nel Ministero dell’Agricoltura Teresa Bellanova, in passato sindacalista in grado di non concludere nessuna crisi e collaboratrice nel settore dei braccianti, senza mai essere stata bracciante;

al Ministero dell’Istruzione troviamo il genio di Lorenzo Fioramonti che, come dichiarato più volte, intende risolvere il problema degli stipendi degli insegnanti aumentando le tasse sulle merendine;

tocco di classe, invece, è Roberto Speranza al Ministero della Salute, perché, come ci hanno insegnato i nostri nonni, ovvio che finchè c'è salute c'è anche Speranza.


Il tutto, poi, è il figlio deforme di grande accordo tra due partiti che di simile mostrano poco, ma che hanno più di quanto si pensi: entrambi, in realtà, ultraliberisti e servi del grande vampiro capitalista, entrambi al soldo della finanza e di un'Unione Europea sempre più marcia e corrotta, entrambi figli di una pseudo-sinistra socialpetalosa, che di rosso non ha nulla se non il sangue che dovranno versare gli italiani.

A capo vi sarà, di nuovo, Giuseppe Conte, uomo del nulla legittimato grande statista dal popolino e da un eccellente lavoro di Rocco Casalino.

Che sia un Conte Bis, un Conte Due od un Conte Uno, secondo l'acutissima logica del Mandato Zero tanto caro alle poltrone pentastellate, lo lasciamo decidere a chi di dovere: noi continueremo a svolgere il nostro compito di costruttiva opposizione nei palazzi come per le strade, senza mai indietreggiare d'un passo.

L'avvocato foggiano dovrà paradossalmente fare tutto il contrario di quanto fatto nel precedente governo gialloverde, a dimostrazione che da diventare politico ad iniziare a svolgere il mestiere più antico del mondo ci vuole solo un attimo.

Non è rimasto nulla da sentenziare, come nullo è lo spessore di questo nuovo governo. Proprio come quel bambino di otto anni, cerchiamo di goderci le grasse risate fatte in questi giorni, perché quando questi si metteranno al lavoro, saranno dolori amari per tutti. E questo viso sorridente, atto a nascondere l'imbarazzo ed i timori per la nostra Italia, sparirà.

Questo governo farebbe ridere, se non facesse piangere.



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