top of page
Cerca
Lapo Gigli

24 maggio, una storia patriottica

r un comunissimo cittadino italico oggi è una normalissima e monotona giornata di maggio.

Ma noi militanti - verticalmente parlando - non siamo comuni cittadini, ma molto di più.


Per noi identitari dal'animo ardito questo è un dì dalla sacra importanza. Centonove anni fa l'Italia entrò nella Grande Guerra applicando le sue forze contro l'impero austroungarico, alimentata dalle divine Idee interventiste di liberare le terre oppresse dallo straniero.


Giovanissimi italiani provenienti da tutta la penisola; da molteplici realtà; in possesso di dialetti uno più differente dell'altro; uniti in un unico spirito fondato sull'immortale amor per la Patria. L'amor di casa propria oramai oggi vive solo nelle anime degli eroi.


Sulla scena politica odierna - e lo dico in apertis verbis - si sente molto spesso parlare di "Patria" o "patriottismo"; queste parole ed i suoi sinonimi vengono quasi sempre - purtroppo - tirati fuori come se fossero parole chiave di una azienda per sponsorizzare un prodotto. Pochi infatti evocano - si proprio così - il concetto in sé e il clima che gira intorno a quelle parole; è impensabile- ad esempio - non ricordare od addirittura non conoscerla affatto La canzone del Piave.


Considerata da tantissimi italiani il vero ed autentico inno nazionale, fu frutto del genio E. A. Mario, pseudonimo del compositore artenopeo Ermete Giovanni Gaeta, un uomo dai sentimenti fervemente patriottici.


Per il sottoscritto, la canzone del Piave non è musica, ma evocazione; un rito; un manifesto di verticalità quasi incomprensibile; un richiamo l'ordine per ricordarci cos'è un vero sacrificio.


SACRUM FACERE: è ciò che fecero i 651 mila caduti militari e le 589 mila vittime civili, donarsi ad un amore senza confini.


E' passato più di un secolo da quella data, sono mutate le visioni di vedere il mondo; vivere ed affrontare la realtà e le sfide del destino; il senso di comunità ormai quasi estinta; gli abiti che si usavano per vestire l'anima.


In che senso gli abiti per vestire l'anima?

Torno un attimo indietro nel testo e riprendo la parola "patriottismo": questo è uno di quei abiti che sul fronte hanno saputo indossare ed applicare nel senso più arcaico e verticale che si possa immaginare. Loro sono stati dei veri patrioti.


Un abito che oggi a pochi piace ancora indossare, e molto spesso chi la indossa lo fa come se fosse una classica maglietta da sponsor stile americana, quando in realtà deve essere considerata come la pelle dell'anima; un'espressione quasi religiosa.


Questo articolo lo voglio concludere così:


"A chi sarà sempre riservata la gloria e la gioia di osare l'impssibile? A NOI!"


38 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page