Di Andrea Piccinno
Era il 4 luglio di diciassette anni fa quando, dopo il magnifico 0-2 a domicilio nei minuti finali del secondo tempo supplementare a Dortmund contro la nazionale tedesca, Fabio Caressa urlò una delle frasi ormai più celebri dell’intero mondo della telecronaca e dello sport italiano. Si andava a Berlino, si andava a giocare la finale di un Mondiale, si era a un passo dalla gloria.
Allo stesso modo, le ultime tornate elettorali di quest’anno hanno sancito, semmai dovesse essercene bisogno, un’ulteriore prova in cui i ragazzi di Gioventù Nazionale hanno vinto e convinto. Alle centinaia di amministratori targati GN in tutta Italia già presenti, si sono aggiunti decine e decine di nuovi consiglieri, assessori e sindaci dalla Sardegna al Veneto, dalla Puglia al Piemonte e alla Sicilia.
Abbiamo deciso di ascoltare e porre alcune domande ai protagonisti di queste vittorie, ai top player della nostra formazione, le giovani promesse cresciute nel nostro vivaio su cui Fratelli d’Italia non potrà che puntare e investire. Per tutelare una storia, un’idea, una tradizione che si tramanda da decenni.
Una piccola semifinale decisamente dominata, in attesa della finale del domani, quando sarà il mondo proveniente dal nostro movimento giovanile a sostituire l’attuale classe dirigente del partito dimostrandosi all’altezza del partito. In attesa di quel giorno, andiamo ad amministrare, Giorgia!
ANGELICA LUPACCHINI E FRANCESCO NOVELLI – I TERZINI: L’IMPORTANZA DEL GIOCO DI SQUADRA
Angelica, membro dell’Esecutivo Nazionale classe ’93, e Francesco, presidente provinciale di Gioventù Nazionale classe ’97, sono i due terzini della nostra difesa a quattro. Eletti ad Ancona nella vittoria di Daniele Silvetti, ritrovano in consiglio anche Angelo Eliantonio, eletto cinque anni fa tra le fila di GN e oggi riconfermato nel ruolo di consigliere. La loro è stata una candidatura in coppia, forti della presenza alle spalle dell’intera comunità di Gioventù Nazionale a sostenerli e supportarli negli attacchinaggi così come nei volantinaggi. La loro militanza, però, parte da lontano: <<Sono stata rappresentante d’istituto e da lì mi sono appassionata al gioco di squadra, al raggiungimento degli obbiettivi e a ciò che significa essere parte di una comunità. A sedici anni un allora consigliere regionale del PdL di Ancona venne ospite nella mia scuola per parlare di legalità e io, vittima di una violenza perpetratami a 14 anni, ascoltai con orecchie diverse le sue parole. Da allora ho deciso di fare la mia parte nel cambiare le cose e ho iniziato la mia militanza>> ci racconta Angelica.
La loro è stata una lunga campagna elettorale, iniziata in aprile e terminata addirittura in giugno con la vittoria al secondo turno: due mesi intensi, pieni di esperienze e di emozioni, con alcuni momenti che, a Novelli, rimarranno per sempre impressi nella mente <<Il comizio di Giorgia Meloni a sostegno del nostro candidato Sindaco è stato l’apice della campagna elettorale. Ho sempre vissuto questo tipo di eventi da dietro le quinte, viverli in un ruolo diverso, da candidato consigliere, è stato particolarmente emozionante. Un ruolo che mi ha dato una dimensione nuova, un senso di parte attiva di un cambiamento storico per la nostra città con attorno un gruppo di persone pronte a mettersi in gioco per il bene comune. Il supporto da parte del presidente del Consiglio mi ha dato la carica per poter affrontare l’ultimo periodo della campagna elettorale, fino al ballottaggio, che ci vedeva in vantaggio, ma non certi della vittoria.>>
Nonostante le tante differenze, però, li si ritrova insieme e concordi quando si arriva a parlare di quella che è stata la vera protagonista della loro campagna elettorale condivisa: la comunità.
Per Angelica << Senza la comunità non ci sarebbe il manifesto, l’attacchinaggio, lo sfogo di nervi, il confronto, pianificare la campagna, qualcuno con cui condividere sconfitte e vittorie. Senza la comunità saremmo stati solo spettatori di qualcosa che avrebbe potuto cambiarci la vita, nel bene o nel male. Tutti i vincenti devono la loro vittoria a qualcuno che, come loro, crede in un progetto e in un sogno. Essere parte di una comunità significa non essere orfani in questa vita: avere sempre qualcuno che ci abbraccia per consolarci o per festeggiare con noi>>, mentre, per Francesco << come Presidente Provinciale il supporto di ogni singolo ragazzo è stato fondamentale. Sin dal giorno in cui ho deciso di candidarmi, ciascuno di loro ha saputo donarmi qualcosa di utile per affrontare, al meglio, il percorso. Abbiamo sempre condiviso le scelte e i percorsi, ho fatto il possibile per far sì che la mia esperienza potesse essere utile a tutti. Spero di essere riuscito a restituirgli una minima parte di quello che mi hanno dato. Sono certo di poter contare su un gruppo di amici coeso e che condivide i miei stessi ideali. Personalmente penso che sia una fortuna impagabile. Il valore più altro che speriamo di aver trasmesso è quello dell’esempio. Ognuno di noi deve nel proprio piccolo comportarsi al meglio delle proprie possibilità per comunicare ai giovani militanti, e non solo, quanto sia bello impegnarsi in politica. Dobbiamo metterci quotidianamente al servizio del prossimo e trasmettere i nostri valori a chi si approccia per la prima volta a questo mondo. Ascolto, disponibilità e autorevolezza non possono mancare per coinvolgere i giovani in un percorso di crescita che li valorizzi e che sappia, con il tempo, renderli protagonisti.>>
CARLO ANDREOLI – IL MEDIANO: FIATO, GAMBE E CUORE
La comunità bresciana di Gioventù Nazionale è infaticabile, macina centimetro su centimetro e suda su ogni pallone. Il nostro mediano non poteva che uscire da una cantera del genere. Carletto Andreoli, 27 anni, si è fatto strada prima in Azione Universitaria, di cui è Presidente della Direzione Nazionale, a furia di preferenze negli atenei e poi anche nella politica cittadina con una presenza costante per le strade di Brescia, la sua città.
<< Ho mosso i primi passi nel mondo militante nel mio primo anno di università, incontrando quella che sarebbe poi divenuta la mia comunità politica, una comunità con cui condividevo una visione del mondo anche al di là dei semplici simboli di partito. La mia stessa elezione dipende dal nostro lavoro comunitario: oggi in consiglio comunale non rappresento semplicemente Carlo Andreoli, ma i volti di tutti i ragazzi e le ragazze che mi hanno aiutato durante le settimane di campagna elettorale. È stata proprio questa la nostra forza: il coraggio di sporcarsi le mani, di metterci la faccia, di parlare con tutti, di andare a recuperare ogni singolo voto cercando di proporre un’idea chiara di città permeata da una visione chiara del mondo. Abbiamo lavorato insieme, da squadra, e a me è bastato semplicemente mettere la palla in buca>>.
La comunità, però, è anche qualcosa in più di un semplice sostegno in campagne elettorale, per tutti noi e anche per Carlo: <<È un vero e proprio centro spirituale, un legame di sangue capace di darti la forza di andare avanti anche nei momenti più difficili. Il nostro agire politico è sintetizzabile in Dio, Patria e Famiglia: Dio inteso come rispetto per il creato e tutto ciò che su questa terra ci ha donato, Patria intesa come la patria dei nostri padri, come il più alto valore spirituale nel quale le tradizioni di un popolo si incontrano e poi la Famiglia come centro di tutto, come baluardo del presente, del passato e del futuro>>.
E se gli si chiede un consiglio per i ragazzi più giovani del nostro movimento, Carletto non ha dubbi: <<Bisogna essere rivoluzione. Essere rivoluzione non abbassando mai la testa, dicendo sempre le cose con intelligenza e riuscendo a far passare i nostri ideali anche quando ci si confronta con persone molto distanti ideologicamente da noi. Rivoluzione deriva da “revolvo”, cioè rivolgere, proprio perché prima della Rivoluzione francese il termine voleva dire rivolgere il cuore a certi princìpi, cioè verso i princìpi che ci stanno a cuore. E bisogna farlo con coraggio, continuando a essere noi stessi anche quando il mondo cambierà, non scendendo mai a compromessi anche a costo di rimanere in pochi. Nella notte più buia le poche stelle che sono luminose brillano ancor di più>>.
Perché Carletto corre, macina metri di campo come lo fa con i banchetti e i gazebo per le vie di Brescia, ma i polmoni e le gambe non reggono se dietro di loro non c’è un cuore pronto a pompare sangue per qualcosa di più grande.
EMILIO SERRA – IL CAPITANO
Non è Marco Osio né Damiano Tommasi, ma a centrocampo piazziamo comunque un sindaco.
Di fianco ad Andreoli, sulla linea mediana, schieriamo Emilio Serra, ventiquattro anni, Presidente regionale di Gioventù Nazionale in Sardegna e neoeletto sindaco di Gesturi, comune in provincia di Sud Sardegna. Da anni anima delle feste dello spogliatoio, tanto simpatico come sfrontato, è il centrocampista box-to-box ideale, poca tecnica compensata da pura tempra sarda.
È il più giovane sindaco della Sardegna eletto in questa tornata delle amministrative e, come lui stesso ammette: <<in tanti hanno pensato non fossi ancora pronto, ma la cosa bella è che sono stati i miei compaesani, con un’ampia maggioranza, a decidere che fossi all’altezza e il loro giudizio è sicuramente più obiettivo del mio. Sicuramente l’importante percorso di militanza iniziato negli anni del liceo, unito alla formazione, ma anche il fatto di lavorare negli enti locali, ha fatto sì che le persone abbiano creduto nella mia capacità di amministrare bene e per questo mi spenderò giorno per giorno per non deluderle. In questi mesi poi mi sono reso conto che nella mia vita esistono due comunità fondamentali: una è Gesturi, che mi ha dato i natali e cresciuto come uomo, che oggi mi trovo a guidare come Sindaco, l’altra è la comunità di Gioventù Nazionale che mi ha cresciuto come uomo e come politico e che mi trovo a guidare come Presidente Regionale. In questi mesi ho scoperto anche che, pur essendo figlio unico, ho tanti fratelli sparsi per la Sardegna e questo mi ha dato una forza straordinaria. Al di là dei singoli gesti, il sostegno più grande è stato quello di poter sempre contare su di loro, in qualsiasi momento e per qualsiasi cosa. La forza della comunità è una forza che in politica spesso si rivela determinante e non sono tanti quelli che ci possono contare>>.
Emilio, però, ha le idee ben chiare anche su quello che dovrebbe essere il ruolo di Gioventù Nazionale per il partito, ma soprattutto quello che il partito deve ancora dare e fare per Gioventù Nazionale: <<Gioventù Nazionale all'interno del partito deve giocare un ruolo fondamentale, rappresentando una forza propulsiva e innovativa, che deve portare avanti delle battaglie che spesso noi stessi dimentichiamo. Per fare questo, è imprescindibile partire dal nostro principale punto di forza, la cultura della comunità che ci porta poi a candidarci nei comuni e negli enti locali per rappresentare la nostra gente, la stessa cultura che, prima di tutto, ci ha portato a fare una scelta di vita. È fondamentale, però, comprendere anche il contrario: qual è il ruolo che il partito deve giocare affinché Gioventù Nazionale possa svolgere il suo compito? Sicuramente il partito deve spendersi maggiormente per creare occasioni di confronto e di formazione, altrimenti diviene quasi impossibile, per GN, sfornare una classe dirigente pronta, adeguata. Il partito dovrebbe dare particolare attenzione a questi aspetti che non sono secondari e che saranno determinanti per il prossimo futuro.>>
La cosa migliore di Emilio, però, è l’animo ironico e festoso che sempre lo contraddistingue, con un sorriso sempre stampato in volto: <<In questa campagna elettorale in tanti, soprattutto tra gli avversari, mi hanno criticato dicendo che non sarei stato adeguato a ricoprire il ruolo di sindaco perché mi godo i miei anni, perché mi piace divertirmi e fare festa, perché magari la sera con gli amici bevo una birretta. In realtà noi non dobbiamo mai perdere la parte più bella della nostra gioventù, la parte più goliardica, più scanzonata. Questo non vuole assolutamente dire che non dobbiamo prendere a cuore il nostro futuro e le nostre comunità, anzi il messaggio da far passare è quello opposto. Dobbiamo iniziare a prenderci cura delle nostre comunità a partire dalle piccole cose. Il bene aiuta a fare del bene e, se è vero che ciascuno di noi ha quel che ha donato, chi sarà in grado di donarsi agli altri sicuramente verrà ricompensato.>>
CARLO ALBERTO CORREALE – IL NUMERO 7, L’ALA TECNICA
Non siamo il Manchester United, ma in quanto a numeri 7 ci trattiamo abbastanza bene anche noi. Sulla nostra fascia destra gli scatti, i dribbling e le giocate da far impazzire gli spalti toccano a Carlo Alberto Correale, classe 1995, consigliere comunale di Treviso, membro dell’Esecutivo Nazionale di GN e soprattutto presidente del Nuova 124 Spider Club Italia, giusto per far capire il livello delle nostre sgroppate sull’esterno del campo. Dottore in legge, svolge anche la pratica notarile.
La prima spinta a fare politica, già da bambino, ce l’ha avuta dagli insegnamenti dei suoi genitori: <<mi hanno insegnato che azione significa non lasciarsi vivere, vuol dire cambiare le cose o, quantomeno, tentare di farlo. La vera molla che mi ha spinto a fare politica in prima persona, però, è scattata quando il governo della mia città, Treviso, storicamente di centro-destra, è passato al centro-sinistra. In quel momento ho capito fosse il caso di metterci del proprio e l’ho fatto sempre avendo l’importanza della militanza come primo valore: militanza come servizio verso la comunità, come continuo servizio verso il prossimo>>. E anche oggi la ricetta per coinvolgere i giovani, secondo lui, non cambia: <<L’unica chiave utile per stimolare la partecipazione giovanile alla politica è stimolare entusiasmo, così come è stato fatto con me e con tanti altri di noi. Solitamente chi vuole fare politica e si avvicina a questo mondo, è ricco di idee e nuove proposte, ma spesso ha paura di sbagliare o di esporsi. Sta a noi il compito di incanalare al meglio questo entusiasmo con attività, iniziative e manifestazioni, con l’obiettivo di vedere sempre più ragazzi e più ragazze in politica. È la voglia di migliorare la situazione in cui ci troviamo a vivere a spingerci inizialmente a fare politica, ma anche l’altruismo di voler mettere a disposizione degli altri le proprie competenze per fare del bene. È quello che ho deciso di fare anch’io e si ritrova nell’obiettivo che ho deciso di darmi per i prossimi cinque anni da consigliere comunale: non accumulare neanche una assenza nei vari consigli comunali, per chiudere in quinquennio con il 100% di presenze. Anche questo me lo ha insegnato la militanza: lo spirito di sacrificio>>.
Uno stacanovista, dunque, per la nostra fascia destra, certi che ci saprà far divertire.
MICHELE SCHIAVI – IL NUMERO 10, IL GOLDEN BOY
Sulla trequarti, con la numero 10, non può che giocare Schiavi. Ventiquattro anni, già sindaco di Onore, un piccolo comune in provincia di Bergamo, oggi consigliere regionale di Regione Lombardia, eletto con oltre cinquemila preferenze personali. Il golden boy della nostra formazione, il fantasista che, purtroppo, per sua stessa ammissione, ci conviene far giocare solo sulla carta: <<Una delle motivazioni che mi ha portato a fare politica fin da giovanissimo è certamente stata l’essere scarso in qualunque sport e quindi avere tanto tempo libero! In realtà, mi sono avvicinato alla politica ormai dieci anni fa. Avevo quattordici anni quando mi sono avvicinato per la prima volta a Fratelli d’Italia. Fin da piccolo, sono sempre stato una persona che non lesina critiche, quando necessarie. In famiglia e a scuola però mi hanno sempre spiegato che oltre alla critica deve esserci anche una proposta. E da qui è nata la mia passione per la politica. L’esperienza da Sindaco, poi, è stata fondamentale e rimarrà certamente una delle più importanti della mia vita. Ritrovarsi a vent’anni con la responsabilità di guidare la propria comunità ti riporta immediatamente con i piedi per terra a scegliere attentamente le proprie priorità. Per me non esiste più politica senza territorio: l’impegno e il lavoro sul territorio, a partire dal piccolo problema della buca o dell’erba da tagliare, penso siano essenziali per chiunque faccia politica. Nei miei anni da Sindaco ho imparato a rapportarmi con le persone, a capire che non esistono sempre il bianco o il nero e soprattutto ad ascoltare tutti. Tutte le esigenze e tutti gli interessi, ma poi a prendere una decisione che vada, si spera, verso l’interesse di tutta la comunità.>>
Anche la ricetta di Schiavi per riavvicinare i giovani alla politica è differente da quella dei compagni di squadra: << Nessuno deve sentirsi obbligato a fare o a interessarsi della politica, ma tutti devono essere consapevoli che la politica continuerà in ogni caso ad occuparsi di loro. Secondo me, non c’è cosa più bella di provare ad incidere sul proprio futuro e su quello della propria comunità. Alcuni politici possono sbagliare e indurre i giovani ad allontanarsi da questo bellissimo mondo, ma l’invito che io faccio è quello di buttarsi e provare, soprattutto se si ritiene di avere qualcosa da dire. Valori imprescindibili da passare alle nuove generazioni e alle nuove leve, però, esistono: l’amore per la Patria, il senso di rispetto nei confronti delle istituzioni e la “fame di fare” e di incidere sul proprio futuro sono sicuramente fondamentali.
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