di Riccardo Ponzio
Oggi Instagram ha sospeso per la seconda volta l'account di Azione Studentesca, il movimento al quale ho dedicato buona parte della mia vita e di cui ho l'onore di essere il responsabile nazionale. In quella che è ormai la civiltà dell'apparenza, in cui perfino la politica si è trasferita dalle piazze agli schermi, dove ogni adolescenza passa ore ed ore attaccato ad uno smartphone, un algoritmo - neanche a dire un oscuro censore in carne ed ossa - ha deciso che il nostro movimento non dovrebbe avere - non sappiamo o meno se in via permanente - alcuno spazio.
Non è la prima volta: in passato partiti e movimenti sono stati silenziati, addirittura un ex presidente degli Stati Uniti. Nei casi migliori compaiono banner per "spiegare al pubblico ignorante" che quelli opinioni sono sbagliate, delle fake news alle quali non bisogna credere; un atto di clemenza non c'è che dire. È normale, quando appalti la gestione della discussione ad una multinazionale con un giro d'affari miliardario, quando l'arbitro che decide i confini della democrazia è un privato sfacciatamente schierato.
È necessario che il parlamento ponga delle regole ferme, così da impedire qualsiasi arbitrio da parte di soggetti di parte che si arrogano il diritto di decidere sulla libertà di espressione di ognuno, che - di punto in bianco - decidono se puoi o meno avere uno spazio e parlare.
Venendo a noi, per Meta rappresentiamo una "associazione pericolosa". Ma cosa intende Meta quando sostiene che i giovani che si riconoscono sotto la croce bretone siano pericolosi? Forse per qualcuno o per qualcosa? Me lo sono chiesto e credo che Zuckerberg abbia ragione.
Le migliaia di ragazzi che oggi appartengono ad Azione Studentesca rappresentano un pericolo. Sono pericolosi, perché sono giovani che rifiutano la narrazione che vedrebbe tutti gli adolescenti come svogliati e viziati, essendo invece capaci di un impegno militante e politico totalizzante. Sono pericolosi, perché smentiscono quegli stereotipi dei giovani di destra stupidi e beceri, facendo formazione, leggendo libri su libri, discutendo dei grandi temi del mondo. Sono pericolosi questi ragazzi di Azione Studentesca, perché in un mondo che vorrebbe tutti uguali, senza identità e cittadini del mondo, urlano a gran voce un'appartenenza, vogliono essere diversi, sognatori e ribelli. Sono pericolosi, perché rifiutano una vita sempre connessa con la tecnologia e i social, riscoprono la bellezza della natura, di una scalata o di edificare con le proprie mani una sezione. Sono pericolosi questi ragazzi di Azione Studentesca perché alla carriera, ai bei voti, ad occasioni di lavoro hanno preferito donarsi completamente per la propria città, per l'Italia, per l'Europa, come quando erano in prima linea durante l'alluvione dell'Emilia - Romagna.
Potranno anche levarci tutti i social, ci troveranno sempre al nostro posto, pronti a difendere le nostre Idee ed impegnarci per la nostra Comunità.
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