Di Piergiorgio Laguardia
Oggi, 42 anni fa moriva in carcere , alla tenera età di 27 anni, Bobby Sands.
Quella di Bobby Sands non è una storia qualunque: è quella di un ragazzo nato e cresciuto a Belfast negli anni in cui essere lavoratori cattolici -Bobby infatti fu spesso licenziato, intimidito e costretto spesso a trasferirsi in vari sobborghi sin dall’infanzia- ed avere proprie idee significava essere perseguitati e intimiditi con metodi delinquenziali dagli unionisti dell’Ulster, fedeli ad una Corona imperialistica oppressiva nei confronti di un popolo desideroso di indipendenza, sovranità e giustizia sociale.
Volendola porre in termini marxisti, si rifletteva una lotta di classe tra gli unionisti, rappresentanti degli interessi del grande capitale, e i cattolici, lavoratori e classi meno abbienti sfruttati dai predatori lealisti.
Infatti Bobby Sands ebbe a dire: “Anche se nell'Irlanda del Nord non ci fossero centomila disoccupati, la miseria delle paghe griderebbe vendetta per gli enormi profitti della classe dominante e capitalistica, che prospera con le ferite, il sudore e le fatiche del popolo.”
Fu quel clima fosco e da guerra civile a indurre Bobby a compiere la condannabilissima scelta terroristica e quasi a non lasciargli alternativa: fu infatti una scelta dettata dai continui soprusi e dalle minacce ricevute, quella di Bobby, di aderire alla Provisional “Irish Republican Army”, braccio armato del Sinn Fein.
Si caratterizzó presto per essere un coraggioso ed abile guerrigliero ma anche per avere a cuore quello che è stato il più grande sogno dei giorni della sua vita: la sovranità territoriale e politica del suo territorio e del suo popolo.
In quegli anni uno dei capi dell’Ira era Gerry Adams, che poi come leader del Sinn Fein contribuì in modo determinante agli accordi del venerdì santo del 1998 che segnarono una cesura rispetto alla lotta armata.
Bobby finì quindi dietro le sbarre, in condizioni disumane e condusse uno sciopero della fame, che portó il suo corpo allo stremo e lo accompagnò alla morte 42 anni fa.
Non sappiamo cosa avrebbe fatto Bobby Sands se fosse ancora vissuto, ma sappiamo che la sua figura poi ha in qualche modo contribuito a fare del Sinn Fein un partito forte e solido, che ha ottenuto un grande successo alle elezioni amministrative dello scorso anno.
Perché non ha perso le sue radici e i suoi valori, infatti ancora oggi combatte per il diritto alla casa, per i salari e per l’istruzione.
Ma si è evoluto con il passare del tempo: l’Irlanda ha bisogno di democrazia
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