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Lapo Gigli

Cinquantun anni dal Rogo di Primavalle

La mia forte allergia di questo periodo di primavera non mi ostacola a ricordare - insieme a voi - una storia importante.


Nel cuore della notte del sedicesimo giorno di aprile del '73 avvenne una delle stragi degli anni di piombo che lasciarono una profonda cicatrice nella storia della politica italiana e non solo. In quella notte, un commando del Potere Operaio versò alcuni litri di benzina sotto la porta di un appartamento, appiccandovi fuoco; in un attimo, venne fuori l'inferno.


Il casus belli? Tutto ciò era diretto contro Mario Mattei - allora - segretario del MSI del quartiere popolare di Primavalle, ove avvenne la strage. A perderci la vita - purtroppo - furono i figli Stefano e Virgilio, rispettivamente di otto e ventidue anni.


Questo capitolo - che è una minuscola parte di un periodo tetro e carco di rubre ipocrisie - rappresenta perfettamente ancora volta la vigliaccheria, l'infamia e la rabbia dell'antifascismo. Ovviamente non c'è solo l'odio ideologico che da sempre riempie i corpi pieni - o completamente vuoti - d'animo, vi è un altro fatto: per loro, finti proletari, è veramente ardua l'accettazione che un proletario vero può serenamente rappresentare la classe subalterna e le sue dinamiche attraverso la destra.

Sì esatto cari lettori, dopo cinquant'anni c'è ancora qualcuno che ricorda con dolori questi eventi vergognosi.


Siamo ancora qui: per ricordare, siamo qui per trasmettere quella parte di storia; quei dolori; quella parte di storia militante.

Che nessuna storia di quei ragazzi di quegli anni duri venga dimenticato.




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