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Difendi la natura, ma con l’uomo dentro

Di Anastasia Leone


Questi giorni giungono sempre più notizie di diverso tipo – del maltempo nel Veneto e in Friuli Venezia-Giulia e dell’incendio in Sicilia, seguiti dalle provocazioni di Ultima Generazione e dalla multa per Greta Thunberg.

Ma da che parte dobbiamo sederci? Come possiamo salvare sia la natura che l’umanità?

Perché non si è affatto dalla parte giusta essendo ambientalisti e attivisti di sinistra?

Sì, quello che succede oggi è evidenziabile ormai come un disastro.

In poco più di due mesi abbiamo già avuto un’alluvione in Emilia-Romagna, un caldo fuori norma da 46 gradi in alcune regioni, fiumi in secca, incendi in Sicilia, un uragano a Milano e dei fortissimi problemi in tutto il Nord.


Certamente, i problemi derivanti dai cambiamenti climatici esistono, esistono eccome. E la destra non li ha mai negati. Spaventano tutti noi, perché quando avremo un clima insopportabile per la vita e per la salute a nessuno serviranno più le idee economiche, politiche, culturali e identitarie. Dovremo sopravvivere. Ma non vogliamo sopravvivere, vogliamo VIVERE. Nessuno li nega, questi problemi, perciò certe accuse ai conservatori sono insopportabili.

Chi se non un conservatore e nazionalista è il primo a difendere la propria terra?


Ma inventando sempre più restrizioni per l'Europa, come le inventano gli attivisti nostrani, non riusciremo a salvare niente. L'80% dello sversamento della plastica nel mare e dell'inquinamento in generale è colpa di Cina ed India.

La prima, estraendo nel territorio africano le materie prime, le usa poi per produrre i propri prodotti, grazie anche a numerose fabbriche di carbone.

La produzione cinese dipendente dal carbone, nelle sue enormi dimensioni, ammonta al 26% dell'inquinamento terrestre.


Perciò gli ambientalisti nostrani farebbero meglio a unirsi alla nostra battaglia contro la globalizzazione incontrollata, chiedendo di tassare le esportazioni dei prodotti la cui produzione non corrisponde alle normative europee in merito a difesa dell’aria e dell’ambiente.

Tra l'altro, la globalizzazione sfrenata e mal governata danneggia l'economia di molte Nazioni, tra cui l'Italia, nociva per il Made in Italy nella sua complessa concorrenza sleale.


Qualche mese fa abbiamo visto gli Emirati Arabi Uniti cercare di creare una pioggia artificiale. Avendo subìto la siccità e avendo ampi fondi da investire, gli arabi hanno praticato il cloud seeding -letteralmente l’inseminazione delle nuvole- ma qualcosa non ha funzionato e invece di una pioggia contenuta, il territorio ha subito impreviste alluvioni.

Osservando situazioni del genere, mi viene in mente la volontà di provare a spiegare a certi ambientalisti che non c'è il senso di imporre nuove leggi in Europa.

Ci serve un congresso mondiale, regole pari per tutti.


In conclusione, vorrei parlare di un altro concetto rilevante. Ossia che trattando temi a base ecologici non si debba dimenticare la cultura della società umana.

I monumenti storici sono una parte integrante della nostra civiltà. Perciò ritengo siano insopportabili le certe provicazioni dagli attivisti come Ultima Generazione. Per attirare l'attenzione sull'ecologia si può

fare una manifestazione pacifica, ma non un attentato al nostro patrimonio culturale. Anzi, quando si va a inquinare una fontana o a distruggere un quadro non si ottiene minimamente maggiore attenzione verso i problemi ambientali.


Non è possibile risolvere un problema creandone altri.

Sì, la natura va difesa, ma con l'uomo dentro. Cercando di sopravvivere, senza mai dimenticare di vivere.

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