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Gioventù europea


Di Ilaria Telesca

Due parole semplici che, l’una accanto all’altra, rappresentano un mondo che in pochi conoscono davvero.

La nostra generazione è nata in un’epoca in cui il processo di degenerazione culturale e sociale era già stato ampiamente avviato.

La globalizzazione riesce giorno dopo giorno ad oscurare ogni piccola briciola di identità rimasta.

Il capitalismo è così sfrenato da riuscire a cancellare la giustizia sociale e la solidarietà.

Il relativismo ha permesso di scegliere cosa fosse giusto o sbagliato a seconda dei trend del momento.

L’individualismo ha scavalcato l’idea astratta e la forma concreta di ciò che dovrebbe essere la base di ogni società: la comunità, intesa come polis greca, come organizzazione sociale e politica in cui ci si sente membri di un qualcosa che supera la singolarità della propria vita, ma che ingloba quest’ultima in un contesto fatto di più menti e più corpi, uniti insieme dalle stesse Tradizioni.

Siamo nati e cresciuti con l’informazione distorta dei mass media, con la comunicazione digitale, con l’opportunità di mangiare lo stesso cibo in ogni parte del mondo, con le esigenze liberali che ci spingono a pensare che tutto è permesso e tutto è lecito.

Nonostante questa catastrofe in corso, c’è qualcuno che oppone resistenza alla sconfitta.

Ci sono uomini e donne, ragazzi e ragazze, che hanno passato e passano la propria gioventù chiusi in piccole sezioni a parlare di geopolitica, a scrivere manifesti, a studiare il passato e a capire come costruire il futuro.

C’è una vocazione in questa gente, una passione che arde come il fuoco di Vesta, incessantemente acceso e custodito.

Portiamo avanti un ideale eterno.

La nostra rivoluzione non si erge su proteste monetizzabili, ma sul recupero della nostra identità.

All’ambientalismo da salotto contrapponiamo l’amore per la nostra Patria e la nostra Terra;

all’ideologia gender e alla maternità surrogata anteponiamo la sacralità della famiglia;

all’europa delle banche ci opponiamo con l’Europa dei popoli.

Quell’Europa che non ha bisogno di essere vassallo di Paesi stranieri, occidentali o orientali che siano; l’Europa indipendente, che ha un proprio esercito, libera da qualsiasi base NATO; l’Europa sovrana, che scegli autonomamente con chi schierarsi e che, soprattutto, unisce i popoli anziché spingerli in guerra.

In passato Roma era il centro del mondo, militarmente e culturalmente.

Ad oggi possiamo affermare, purtroppo con la certezza di non essere smentiti, che l’Europa è solo una pedina di altre superpotenze, pronta ad obbedire e a vendersi senza ritegno.

Ma noi non ci siamo mai arresi.

La nostra Fedeltà è un dono da dover sfruttare.

La minaccia del Metaverso è alle porte e noi ci faremo trovare lì fermi, “col sorriso e la spada” a difendere il mondo reale, la comunità e la Tradizione.

La militanza ha uno scopo ben preciso, che non è solo quello di tramandare la nostra cultura, ma è anche quello di formare una classe dirigente che sia degna di questo compito fondamentale, che sia in grado di comprendere e di guidare, che si distingua dalle sterili chiacchiere del passato seguendo una strada ben precisa, che è quella delle idee che diventano azione.

Allora osiamo, lanciamoci in questa sfida, dedichiamoci al bene comune, camminiamo con la testa di Medusa in mano e con il vecchio Anchise sulle spalle.

Non siamo uomini d’oggi, siamo uomini di ieri proiettati nel domani; siamo la gioventù europea che combatte per i propri ideali e che non si lascia sconfiggere dal Dio denaro, dal Dio ego o dal Dio USA.

Siamo l’Europa delle Patrie, delle culture millenarie, dell’etica e del mos maiorum.

Ci trovate sempre qui, vivi, dinamici, con lo sguardo volto verso il sole e con una bufera nel cuore.

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