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Giusti senza padroni

Di Piergiorgio Laguardia


Si sente tanto oggi parlare di negazionismi ma in questi ultimi mesi ce n’è un altro altrettanto importante: quello per cui non esistono carenze di pianta organica in magistratura e nella pubblica amministrazione, quello per cui i giudici sono il demonio ed i dipendenti pubblici inutili e fannulloni.

Snoccioliamo qualche dato per smentire queste falsità colossali: l’ispettorato del lavoro è sotto organico di 8000 unità, i nostri dipendenti pubblici ogni 100 abitanti sono la metà di quelli della Svezia, in magistratura mancano 1600 magistrati stando ai dati riportati dal procuratore Gratteri ( e il triplo dei cancellieri) ed in alcuni comuni, come il mio di Potenza, la pianta organica è sotto di 600 unità.

Questi numeri ci dimostrano limpidamente come la crescita del Pil sia bloccata alla radice da un vuoto di capitale umano, il perché tanti procedimenti penali e civili si estinguano per intervenuta prescrizione e/o durino un fottio di tempo.

A questo riguardo va anche aggiunto che il ministro Nordio, pur condivisibile nel voler ampliare il collegio giudicante per l’arresto da un giudice monocratico a tre magistrati, prevedendo l’assunzione di soli 267 magistrati, adesso bocciati per mancata copertura finanziaria dal Mef, non riuscirebbe nemmeno a completare questi collegi, aggravando quindi il gap di organico.

Parallelamente invece al Pnrr, gira e rigira il problema è sempre lo stesso: non c’è personale e formato affinché i fondi del Pnrr possano essere impiegati, oltre ovviamente alla nota burocrazia amministrativa.

Infatti il ministro Fitto, comprendendo la questione, aveva iniziato a prevedere delle assunzioni: tuttavia oggi mancano ancora numeri precisi di unità che verranno assunte ( anche in riferimento al decreto enti locali), non si sta sufficientemente ricalcando la questione ed occorre maggiore determinazione nell’affrontare il problema.

Ma è già stato compiuto un importante passo in avanti dal ministro Fitto rispetto al ministro Brunetta che aveva ipotizzato improbabili prestiti di personale a tempo determinato con concorsi particolarmente discutibili.

Il primo punto quindi per riformare la giustizia e la P.A è proprio questo: il personale.

Per quanto riguarda invece il legame tra giustizia e P.A, soprattutto i reati contro la pubblica amministrazione occorre un approccio pragmatico: chi commette questi reati disonora lo Stato e gli infligge un danno d’immagine e pecuniario che a sua volta paralizza la macchina amministrativa.

Perciò è importantissimo, come ribadito anche dal sottosegretario Delmastro, mantenere l’utilizzo delle intercettazioni come strumenti di ricerca della prova per i reati contro la pubblica amministrazione per scovare i colletti bianchi ed allo stesso tempo era importante non cedere sulla linea Forza Italia-Nordio di abrogazione totale dell’abuso d’ufficio ma intervenire solamente sulla paura della firma, come poi sostenevano due affermati avvocati penalisti come Andrea Delmastro e Giulia Bongiorno.

Perché un amministratore non può vivere perennemente con la paura di firmare un atto per non ritrovarsi notificati avvisi di garanzia. Anche questo paralizza la macchina amministrativa.

Sui colletti bianchi infatti deve essere ambivalente la pena: detentiva e pecuniaria.

Dall’interdizione perpetua dai pubblici uffici a ripagare il danno cagionato. E assegnare maggiori poteri alla Gdf e consentirle controlli e perquisizioni, questi ultimi se su validi elementi a disposizione, a campione consente sicuramente una monitorazione più efficace dell’andamento della macchina amministrativa.

Tornando alla giustizia invece ed alla sua articolazione, per decongestionare l’afflusso di faldoni negli scaffali di un solo tribunale, occorre procedere, come mesi fa annunciato lo stesso segretario Delmastro, ad una revisione della riforma Renziana sulla geografia giudiziaria che ha tagliato presidi di legalità sul territorio e reso più difficile l’espletamento delle funzioni annesse.

Così come non si possono sopprimere i famosi ‘piccoli’ tribunali allo stesso discorso vale per le strutture della pubblica amministrazione, articolazioni fondamentali nella vita del cittadino, che in alcune aree meno abitate sono state soppresse creando disagi e disfunzionalità al cittadino, altro che il principio di efficienza.

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