Di Ilaria Telesca
Agosto, 1918.
L’Italia dà prova del suo eroismo più puro, si erge concretamente a paladina della pace tra i popoli fratelli.
La Prima Guerra Mondiale è stata, purtroppo, un’atrocità avvenuta “in famiglia”, tra genti che condividevano la stessa Tradizione e la stessa cultura, tra popoli europei che si ritrovarono in un attimo gli uni contro gli altri in condizioni di estrema difficoltà, nelle fantomatiche trincee.
Ma il Vate d’Italia ha voluto dare una dimostrazione di coraggio, rappresentando una Nazione che con grande spirito di comunità si è proposta come collante e come Esempio.
Il 9 agosto 1918 volò sui cieli di Vienna con un aereo da bombardamento, modificato appositamente per lui che, per poter partecipare in prima persona all’impresa, si sedette sul serbatoio.
Potrebbe sembrare un dettaglio secondario, eppure è la rappresentazione pratica del “pensiero e azione”: D’Annunzio non si fermò ai proclami, non rimase comodo nei salotti delle città, non si tirò indietro ma, anzi, decise che l’impresa sarebbe avvenuta solo se anche lui ne avesse preso parte.
In quest’occasione, però, l’aereo non sganciò bombe ma volantini.
Il messaggio era chiaro: la libertà e la pace europea.
Quella guerra fratricida non poteva continuare; il Vecchio Continente non poteva più sopportare la morte di civili, di donne, bambini e anziani; i giovani europei non potevano continuare a vedere i propri fratelli soffrire e morire in trincea.
D’Annunzio lo sapeva e tutti avrebbero dovuto convenire.
Bisognava ritrovare lo spirito della Tradizione che unisce i popoli e non li divide.
Solo 27 anni dopo, lo stesso 9 agosto accadde un avvenimento che segnò l’inizio di un nuovo mondo.
Un mondo senza valori, senza rispetto, senza ritegno.
Quel giorno del 1945 su Nagasaki venne sganciata la seconda bomba nucleare (la prima distrusse Hiroshima solo tre giorni prima) da parte della nuova superpotenza che aveva preso parte al conflitto, diversamente dalla Prima Guerra Mondiale, e che di lì in poi imporrà al mondo intero i propri dettami.
Al contrario di D’Annunzio che con il suo gesto volle manifestare il legame tra le Nazioni, gli Stati Uniti dimostrarono l’oppressione e la supremazia, nel senso più spregevole del termine.
La Guerra era ormai finita, gli Alleati avevano vinto, eppure gli USA optarono per una prova di forza che subito si tramutò in una tragedia.
Il Giappone non fu costretto alla resa, fu direttamente raso al suolo.
Ma in fondo se non riesci a esportare democrazia con le buone, dovrai farlo con l’atomica.
Con i bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki, gli USA hanno distrutto un popolo che mai più si riprese da quel colpo.
Quei Samurai di cui ancor oggi leggiamo e che ci insegnano il valore del coraggio, dell’intraprendenza e della determinazione sparirono da un giorno all’altro.
L’imperatore, equiparabile a una divinità per i giapponesi, fu costretto a deporre la sua corona e a rinnegare la tradizione nipponica: un’apocalisse per il suo popolo.
Una decisiva sostituzione culturale stava iniziando e a subirla era proprio una delle popolazioni più fiere e ancorate alla propria identità.
Questo perché a spaventare gli Stati Uniti è proprio l’attaccamento dei popoli alla Patria e la loro vittoria non poteva fermarsi alla conclusione del conflitto né alla successiva spartizione dei territori: il loro intento era e sempre sarà l’egemonia culturale e il controllo politico-economico di tutti i Paesi.
Il Giappone divenne così uno Stato cuscinetto, una copia occidentale in cui le katane furono sostituite dai telefoni, i kimoni dai jeans e il sushi dal Mc Donald’s.
Fortunatamente siamo figli di Roma e il Pantheon ci ha insegnato che le culture di ogni popolo vanno rispettate, sempre.
Gli Americani, invece, con la loro breve storia di qualche secolo, credono che sia necessario radere al suolo una città per sconfiggere il nemico, ovvero l’identità, e per imporre la propria visione del mondo anche in contesti totalmente opposti.
Nagasaki fu la plateale dimostrazione di un sistema subdolo, capitalista ed egoista che tende ad estirpare ogni briciola di valore tradizionale per sostituirla con un vortice di imposizioni esterne, ignoranti e ultramoderne.
Nagasaki fu l’ultimo samurai che, nonostante la maschera, non è riuscito a nascondere il dolore.
Bomba atomica contro manifesti.
Guerra spietata contro inni di pace.
Ogni 9 agosto ricorderemo questi due avvenimenti per prendervi spunto.
Penseremo a D’Annunzio per imparare ad amare la Patria.
Penseremo ai bombardamenti americani per capire che questo mondo liberale, di cui gli USA sono i principali divulgatori, non ci apparterrà mai.
“Imparate a conoscere gli Italiani!
Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non ci lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.
Noi Italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne. Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d’odio e d’illusioni.”
Comments