Di Jacopo Tagliati
Viene dall’America, va follemente di moda e fa fare tanti soldi alle aziende europee e non solo.
No, non sto parlando di un nuovo gusto di gelato o di una nuova marca di blue jeans ma del “pride month”.
Magari molti di voi non lo conosceranno, ma quasi sicuramente ne avrete notato la sua subdola presenza nel mese di Giugno.
Questo “mese dell’orgoglio” consiste nel celebrare per 30 giorni la “comunità” degli omosessuali, delle lesbiche, dei bisessuali e dei transessuali: quella che viene comunemente denominata LGBT.
Tali celebrazioni si svolgono nelle forme più svariate da parte delle grandi imprese: cambio del logo con l’arcobaleno come sfondo, pubblicità con testimonial transessuali -si veda il brand North Face- slogan cambiati ad hoc e chi più ne ha più ne metta.
Tutto questo per sembrare più “inclusivi”, “tolleranti”, “vicini al mondo LGBT” e “sensibili” nei confronti delle loro problematiche. All’apparenza tutto bello e giusto, non fosse che, finiti i 30 giorni di giugno, tutto torna come prima e dell’arcobaleno non frega più niente a nessuno.
Di fronte alla palese ipocrisia di questa trovata puramente pubblicitaria mi sorgono spontanee un paio di domande che fanno crollare il castello di carte: anzitutto, se un marchio è realmente “inclusivo” lo dovrebbe sempre essere e, dunque, perché si sente in bisogno di dimostrarlo solo per un breve periodo di tempo ogni anno? Secondo, perché un marchio non dovrebbe essere “inclusivo”? Perché non dovrebbe voler vendere i suoi prodotti agli omosessuali e perdere fatturato?
Viene da sé che questa dimostrazione di attenzione verso questi soggetti è fine a sé stessa e del tutto fasulla poiché solamente creata in vista di un ritorno economico.
A dimostrazione di ciò vi è il fatto che grandi marchi quali Sony, BMW e Mercedes (l’elenco sarebbe ben più lungo), i quali allo scoccare della prima ora di giugno vengono inondati dalla cascata arcobaleno, nelle loro pagine sociale “middle east”, cioè per il mercato medio-orientale, non battono ciglio e rimangono così come sono per tutto il medesimo mese di Giugno. Chiaramente il loro (non) agire è giustificato dal fatto che se si comportassero come in occidente perderebbero uno tra i mercati più ricchi per le loro tasche. Perché? Bè, non so voi, ma io non ce lo vedo uno sceicco dell’Arabia Saudita che si reca in un concessionario con le bandierine arcobaleno a comprare l’ultimo modello di fuoristrada della Mercedes…
Insomma, non ci sono santi che tengano, questo mese dell’orgoglio sembra più un mese della vergogna e del mero profitto creato per pulirsi la coscienza e sponsorizzare una comunità che sta diventando sempre più pericolosa (non solo in America) poiché propensa ad inculcare le sue idee a tutta la società partendo, spesso e volentieri, dai più piccoli.
Chi ha orecchie per intendere, intenda!
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