Di Giosuè Labriola
Uscire allo scoperto, svelare la propria natura, che spesso si cela per paura dei giudizi altrui, temendo la massa e il pensiero comune, di quelle pecore che in gregge seguono il pastore, senza avere il coraggio di palesare la loro identità, il loro credo e le proprie idee, sicuramente non è facile.
Nel secolo del conformismo per antonomasia ove le masse “democratiche” sono divenute dispotiche, poiché il démos ha una potenza irresistibile come temeva Tocqueville nella sua opera “la democrazia in america”.
L’estrema libertà ha portato una forte tendenza all’omologazione dell’opinione pubblica causando il dispotismo della “ maggioranza”.
Il pensiero unico trionfa , viviamo in una dittatura ideologica anche se non vi è nessun despota.
E come in ogni dittatura non si può esprimere liberamente il proprio pensiero, o meglio, non si può esprimere un pensiero diverso da quello del sovrano assoluto, il Tiranno 2.0 (il primo tiranno che non muove le masse, ma è la massa).
Numerosi autori in questi anni hanno scritto libri dove hanno attaccato l’idea di famiglia, di Patria e di merito che nessuno ha mai pensato, giustamente, di censurare.
Il Generale Vannacci invece viene messo alla ghigliottina, proprio perché ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto, di esprimere liberamente il proprio pensiero.
Ora non sarà facile per il Generale dell’Esercito italiano uscire da questo vortice;
un vortice dove vi sono tutti coloro che provano ad allontanarsi dal gregge ma hanno difficoltà a palesarsi, ad uscire allo scoperto, a fare banalmente un coming out ideologico, solo perché i presunti paladini degli oppressi giorno dopo giorno prendono sempre più le somiglianze degli “oppressori”.
Sarebbe tra l’altro curioso capire se costoro sono la maggioranza o banalmente sono più chiassosi, visto l’exploit di vendite del libro e i continui insuccessi elettorali di coloro che provano ad essere i paladini politici, del pensiero “unico”, ovvero quel pensiero che non accetta ma teme il confronto.
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