Di Mattia Ferrarese
Da sempre ci si pone il problema e, al tempo stesso, di credere nell'assoluta verità dogmatica della comunità come chiave di volta per tramandare la scala valoriale di una determinata area politica o per confortare anche gli spiriti meno indomiti e proseguire in un percorso comune, definito dalla medesima destinazione.
Mai nessuno, ha preso in considerazione quanto debbano essere esame di studio i legami dettati da pensieri condivisi e militanza attiva: in sociologia Mark Granovetter tentò di definire e distinguere i legami più forti, saldi e stabili da quelli deboli, occasionali e con differenti piani di frequenza di contatto.
Mishima arriva ad un concetto simile, nell'epilogo del suo saggio “Sole e acciaio” definendo la condizione di appartenenza ad un gruppo come ardente e reciproca, fatto di indubitabili “noi” e, quasi trasalendo in un’epifania relazionale, venendo rapito dalla forza del gruppo a cui dedica - per la prima volta in vita sua - fiducia e fedeltà.
Scopre un ponte, un “ponte gettato verso qualcosa: una volta varcato, non consentiva più ritorno.”
Il ponte verso le stelle, quello imprescindibile per una realtà sociale e politica come la nostra: un’infrastruttura relazionale costruita su solide basi, a differenza di chi edifica castelli su colonne di sale e sabbia, quell’esperienza comune e condivisa del vivere la vita come militanza e mai, spasmodicamente, nella sua forma inversa ed interessata.
Per potersi permettere il lusso di condividere questo passaggio tra le stelle, servirà un’alta anima di valorizzazione personale ed un’ossea formazione socio-culturale individuale.
Ogni singolo pedone deve fare il proprio percorso prima di poter far muovere le retrovie.
Ogni singolo pedone con spirito di abnegazione, sacrificio e granitica forza di volontà, potrà crescere tanto da occupare quelle stesse retrovie.
Formarsi per crescere, innalzarsi per condividere e rinascere in una nuova realtà comunitaria, superiore.
Scoprire il senso del donarsi, inoltre, è uno strumento fondamentale per gettare nuove basi di invalicabili confini e cortine dal distopico mondo esterno, che incessantemente muta e raggiunge sempre nuovi e preoccupanti orizzonti di macerie.
Il concetto del ponte come passaggio, viene affrontato anche da Jünger ne “Il trattato del ribelle” ma meramente come singolo, come unico uomo concreto che agisce nel caso concreto.
Questo perché viene intesa la sua unicità, singolarità come inossidabile purezza distante dalle convenzioni e dall’istituzionalizzazione dei legami interpersonali.
L’uomo concreto si limita al bosco, la comunione tra più soggetti può e deve puntare agli astri.
Indispensabile però una catarsi dalle etichette e dai ruoli imposti. Il militante deve superare quel momento di accettazione sociale e travalicare il tempo e lo spazio, per rinascere - esattamente come una mitologica Fenice - in un rinnovato spirito comune.
Il valore del gruppo supera la somma del valore dei singoli e ribaltando contestualmente George Orwell, scopriamo che in questo caso 2 + 2 possa tramutarsi, quasi magicamente, in 5.
Come raggiungere, quindi, tale rapporto sincero, puro e sopra ogni ulteriore forma di pregiudizio?
La risposta risiede nell’umiltà della militanza e nella sapiente arte dello scambio umano: tutti possono insegnarci qualcosa ed un bagaglio si porta dietro la migliore delle ricchezze nella varietà dei suoi contenuti.
Sono le esperienze come Fenix a rappresentare per i giovani d’Italia una possibilità da non lasciarsi sfuggire: interagire con nuove realtà è il primo passo per ritrovarsi e ritrovare gli altri in differenti punti di contatto, magari precedentemente insperati.
Dal “libro verde” del Mu’ammar Gheddafi, con la sua teorica Jamāhīriyya socialista e tribale, fino ad un patriottico Adriano Olivetti, la comunità viene vissuta come una sfida nella sua gestione e nel suo concepimento: una primordiale e naturale misura d’insieme vive le evoluzioni dei tempi che cambiano, ma mai cambia nella sua natura più profonda.
Ai giovani, a tutti i giovani, voglio lasciare quindi delle parole colme di speranza e di suggestione: costruiteli i ponti, conoscetevi, militate.
Solo così potrete finalmente camminare tra le stelle e i pianeti.
Un discorso ricco e forbito che si addice più ad un epistolario filosofico che al coinvolgimento dei giovani. Complimenti per il bagaglio culturale ma, se ci si vuole approssimare ai giovani si deve osservare con i loro occhi, sperare con il loro ardore e combattere con la loro passione. Sono un vecchio simpatizzante di Almirante, non mi sono mai picchiato per strada, per me la destra sociale è essere di supporto ai cittadini, senza troppe menate. Un po’ lontano dall’odierno apparire nello spasmodico prostituirsi al dio dei like. Decisamente sono fuori del tempo, ma guardarsi allo specchio ed essere soddisfatti del proprio operato è … impagabile.
Giancarlo Francesco D’Angelo