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Javier Milei, dalla bipenne alla motosega


Due volti e una crisi di identità



Scanzonato, ribelle e antisistema, Javier Milei parrebbe essere un perfetto guru per una destra sempre più pop e attrattiva, mai omologata, ma in cerca di legittimazione culturale, dopo i fasti elettorali degli ultimi anni.

Similmente anche al caso di Elon Musk, che dall'alto dei suoi 500 milioni di followers e della sua posizione economica e, perché no, politica, ci aveva gasati nel 2021 plaudendo al noto capolavoro di Erns Jünger "Nelle tempeste d'acciaio" in un post twitter, e poi ancora acquistando quest'ultimo colosso social, mandando al macero i fegati dell'intellighenzia politicamente corretta.


Per quanto questi personaggi possano ispirare simpatia ed essere "alternativi" alle maschere del progressismo mondiale, è necessario fare un lavoro di approfondimento e riflessione. Cosa vuole fare Javier Milei del Paese di Evita Perón? Lungi da me realizzare un processo alle intenzioni del ''presidente con la motosega", che ha ancora tutto da dimostrare, ma il suo programma parla chiaro: tagli e shock, liberalizzazioni esasperate, stato sociale ridotto ai minimi termini e indiscusso allineamento a Mamma America. Elon Musk, ospite gradito al nostro ultimo Atreju invece, ci sta mostrando le amenità dei suoi prossimi progetti, tra microchip da impiantare nei cervelli e intelligenze artificiali, senza contare la discutibile gestione delle sue aziende e dei propri dipendenti, bistrattati e licenziati ad ogni piè sospinto, come ingranaggi di un macchinario, da sostituire al primo segno di usura. Basta così poco per farci appiattire al primo paperone che fa la voce grossa?


Siamo probabilmente l'unica destra europea di governo ad aver conservato una vocazione sociale e popolare, non siamo mai stati appassionati di tecnopoli e consorzi bancari, vinciamo ancora oggi nei sobborghi, tra le classi operaie e tra le nuove classi subalterne.

Siamo l'unica destra sindacalista, con la CISNAL prima e UGL oggi, unica voce dissidente ai tavoli di confronto sindacale italiani.


Macchiette e giullari possono essere fonte di satira e scanzonatezza, ma non possiamo rischiare derive turboliberiste o pensare di poter cavalcare gli indomiti cavalli del capitale senza conseguenze, senza perdere il valore delle nostre idee, la verginità di chi tra gli ultimi, per strada, ci sta tutti i giorni, di chi non teme il confronto con le realtà più dure delle proprie città, di chi crede fortemente nell'uomo e nell'umano, in relazione ad una dimensione verticale e comunitaria indispensabile.

Torniamo allo sforzo e al sudore del maneggiare un'ascia e lasciamo ad altri automi e motoseghe.




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