di Giuseppe Petralia
Basta compromessi e inciuci all’italiana. Giorgia Meloni ha le idee chiare per migliorare la forma di governo della nostra Nazione. In questo contesto internazionale, sempre più tormentato da crisi e tensioni, l’Italia deve essere forte e coraggiosa: il premierato è la migliore soluzione per una visione a lungo raggio, decisa e che guarda al futuro.
“La madre di tutte le riforme”, così la nostra premier intitola il ddl approvato dal Consiglio dei Ministri che modificherà la Costituzione e che donerà all’Italia un governo votato, stabile e politico.
La nostra Repubblica visto il suo assetto costituzionale è stata decisamente caratterizzata da un numero di governi spropositato, frutto degli accordi tra le varie componenti partitiche. Gli italiani si sono contraddistinti nel mondo come fautori di pasticci, macedonie e insalatone miste (politicamente parlando!). Tra appoggi esterni, governi di minoranza, sfiducie monocamerali, tecnici a Chigi e quasi un governo all’anno, nel corso della storia ne abbiamo viste di cotte e di crude.
Il senso dei padri costituenti era quello di evitare la riesumazione del governo dittatoriale, per cui bisognava dotare la Repubblica di una forma di governo parlamentare con stretta natura consensuale. Il popolo eleggeva i parlamentari con leggi proporzionali, per dare ampio respiro alle Camere, da cui poi plasmare il Governo “fiduciato” da una maggioranza che si formava nei palazzi.
Il potere esecutivo viene svolto a gestione consigliare, con un presidente che racchiude le diverse anime politiche a Governo. Le sensibilità ideologiche si sono sempre più moltiplicate che si arrivò al passaggio da governi monocolore a governi pentapartitici. Riuscire ad ottenere una poltrona di potere era lo scopo, e con le intenzioni più machiavelliche, l’incoerenza, l’avidità e l’incuranza degli interessi nazionali governarono sovrani. Misure miopi, sprechi finanziari per mance elettorali, nomine dirigenziali di favore, l’Italia ha subito un freno alla sua vivacità economica e culturale.
Il presidente del Consiglio sarà eletto dal popolo contestualmente alle elezioni di rinnovamento del Parlamento. Ciò permetterà di garantire il rispetto del mandato assegnato per mezzo del voto dei cittadini per 5 anni. Un presidente eletto è un presidente legittimato dal popolo, con il quale sottoscrive un vero e proprio patto coi cittadini nel rispetto del programma che ha prospettato. Infatti, qualora il premier eletto vienisse sfiduciato dal Parlamento, a questo sarà rinnovato l’incarico dal Capo dello Stato per rimodulare la maggioranza, e se fallisse, verrà invitato un altro parlamentare a formare il governo, seguendo il programma del leader precedentemente eletto.
Finalmente basta ai governi tecnici, poiché solo parlamentari eletti saranno i soggetti che prenderanno incarico di presidente a Palazzo Chigi.
Si pone anche fine alle nomine dei senatori a vita durante il settennato del Presidente della Repubblica. Lo saranno solo gli ex capi dello Stato dimissionari o a fine mandato. Inoltre, lo scioglimento della singola Camera non sarà più una prerogativa presidenziale, ma sarà bicamerale contestualmente all’esaurimento dei tentativi di formazione del Governo.
La questione si intreccia con la legge elettorale, la quale consente la creazione di maggioranze parlamentari. Si prevede di garantire un premio alla coalizione del presidente vincente. Si stima il 55% dei seggi di maggioranza, così da consentire una continuità governativa per l’intera legislatura, inoltre dotando di maggiore sicurezza l’azione di Governo.
Essendo un disegno di legge costituzionale, vista la rigidità nella modificazione della Carta, l’iter prevede una approvazione rafforzata con due consultazioni. La prima sarà una maggioranza semplice che dovrà poi essere validata da una seconda, ad una distanza di almeno 3 mesi, con una maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti delle Camere, per dare immediata riforma alla Costituzione. Attualmente il centrodestra non gode di questi numeri, anche perché la suddetta riforma è invisa dalle forze politiche di opposizione (in quanto non conviene!), per cui se si ottiene la maggioranza assoluta alla seconda deliberazione, si passerà al SI o NO del referendum popolare.
Gli italiani sapranno ben scegliere per la propria Nazione.
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