Di Anastasia Leone
“La vera ragione per cui le persone sono conservatrici è che sono attaccate alle cose che amano e vogliono preservarle da abusi e decadimenti. Sono attaccati alla loro famiglia, ai loro amici, alla loro religione e al loro ambiente circostante. Hanno fatto una distinzione per tutta la vita tra le cose che nutrono e le cose che minacciano la loro sicurezza e tranquillità.“
– Roger Scruton.
A scrivere quest'articolo mi ha spinto nient’altro che un tipico scontro con un sostenitore delle forze dell’opposizione: non li ho visti gli occhi di quel ragazzo bolognese, ma è riuscito a colpirmi con un solo messaggio.
Come se fosse una freccia velenosa calata dritto nel cuore; non mi ha lasciato indifferente l’esistenza dell’opinione che “la Nazione non esiste, che sia un fenomeno capace, prima o poi, di sparire, così come è successo con la Roma e la Grecia antiche”. Ma io so che esiste e che le culture antiche non siano sparite. Che alla fine facciano parte delle culture contemporanee e che diano le nostre radici.
Ma che cos’è la Nazione? Perché esiste? Perché la dobbiamo difendere?
La Nazione è come un grande albero magnifico, forte e splendido all’esterno, ma che vive grazie alle sue radici ben consolidate sotto la terra.
La Nazione è un fenomeno che formato ormai da centinaia, migliaia di anni, creando un valore immenso, un insieme dei fatti storici, delle persone illustri, dei grandi passi avanti, delle invenzioni, dei cambiamenti e da enormi sacrifici.
La Nazione è il ricordo del nostro passato – dei primi popoli che sono arrivati in Italia più di 3000 anni fa, dell’unificazione delle due culture antiche che vivevano nello stesso territorio – giurista Roma e filosofica Grecia, della grandezza dell’Impero Romano, degli scienziati del Medioevo, che nonostante sapessero di poter essere bruciati dall’inquisizione nel nome della persecuzione degli eretici, facevano i loro grandi passi in avanti per scoprire le verità di questo mondo, dei nostri pittori, degli scultori, degli architetti del Rinascimento, delle camicie rosse, dei garibaldini, di tutti i giovani, du tutti gli italiani del Risorgimento che si sono sacrificati affinché l’Italia diventasse Italia, dei giovani del Novecento che morirono per liberare l’Italia dall’occupazione nazista tedesca.
La storia della Nazione accresce sempre con le azioni di ciascuno di noi, come politici, scienziati, astronauti a contadini, lavoratori, imprenditori, agricoltori, genitori. Essere conservatore non significa vivere nel passato, significa guardare nel futuro, ma con la consapevolezza di chi siamo e quante azioni, quanti sacrifici si sono fatti affinché potessimo avere ciò che abbiamo.
La Nazione è la nostra quotidianità. Sono le nostre tradizioni, le nostre consuetudini, i nostri capisaldi secolari.
E soprattutto la nostra lingua.
Una delle componenti principali dell'identità italiana, la lingua in cui parliamo, in cui pensiamo, che sin da bambini usufruiamo come metodo di comunicazione e che ci rappresenta.
L'italiano: meraviglioso, elegante, cantabile come se rappresentasse il nostro grande patrimonio artistico e culturale, ha anche la sua immensa ricchezza lessicale e grammaticale, che rappresenta il pensiero profondo, l'intelligenza e il patrimonio scientifico di questa Nazione.
La nostra lingua, nata dal latino e sviluppata insieme ai cambiamenti storici, contiene in sè le origini degli italiani.
È la lingua in cui scrivevano Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Francesco Petrarca, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Umberto Eco, Luigi Pirandello; la lingua in cui parlavano gli artisti più famosi del mondo per i propri capolavori, come Leonardo Da Vinci, Raffaele Sanzio, Antonio Vivaldi, Michelangelo Buonarotti.
Certo, la lingua evolve sempre, ma dobbiamo trovare il coraggio di non perderci, poiché tra sviluppo e degrado esistono dei confini.
Cercando di essere moderni, rischiamo di perdere noi stessi, la nostra identità nazionale e questo non potrà mai essere chiamato «progresso».
La lingua italiana è una parte integrante di noi, perciò va difesa e tutelata.
La Nazione Italiana è una ricchezza speciale. È una Nazione unita, ma ogni regione, provincia e a volte anche una singola città, ha le proprie peculiarità. Ma, come dimostra il terremoto di Messina, come dimostrano la Grande Guerra, le particolarità non ci dividono, ma creano una ricchezza culturale d’intenti straordinari: chi ama davvero l'Italia sa che queste differenze debbano essere conservate nel ricordare il passato, ma dobbiamo sentirci uniti, da italiani.
I conservatori non sono coloro che vivono nel passato, ma coloro che amano la propria Nazione, che sono consapevoli della propria identità nazionale. Quando non hai una Nazione che ami, quando vivi senza avere in mente la ricchezza culturale del territorio in cui vuoi trascorrere la tua vita, non sei libero. Sei semplicemente uno schiavo.
La libertà è il diritto di difendere ciò che ami, ed è certo che si debba avere qualcosa nel cuore, qualcosa che sia prezioso.
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