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Giuseppe Terone

La Svolta di Pescara

Aggiornamento: 29 apr

Il discorso di oggi di Giorgia Meloni, la chiusura della conferenza programmatica di Pescara, è stato un discorso ibrido. Come spesso siamo abituati ad ascoltare da decenni di politica italiana dei partiti e purtroppo ormai dei leader, la Presidente del Consiglio è stata costretta a dedicare momenti del suo intervento conclusivo a picchi di pathos per farsi comprendere dal pessimo giornalismo italiano e da quegli elettori che non masticano politica dei temi da un po’. Qualche polemica sul comportamento degli avversari, qualche frecciatina ad accuse ricevute nelle ultime settimane.


Insomma, qualche titolo di giornale la Meloni l’ha fornito. Fortunatamente ci sono stati anche richiami alla base, allo zoccolo duro del partito, a coloro che da sempre sono stati seduti a riscaldarsi intorno a quella fiamma tricolore. Pronostico come, fra pochi giorni se non fra poche ore, gli avversari politici (o i giornali, quali che essi siano) estrapoleranno parti del discorso decontestualizzandole e usandole a favore o a sfavore della Presidente del Consiglio senza però impegnarsi a spiegare quali sono i temi che ha toccato e quale profondità abbiano avuto.



E che ci stiamo a fare noi su Magnete se non per questo? Chi sa leggere la politica intravisto segnali politici abbastanza rilevanti.


Innanzitutto inizia una storia di continuità politica a Destra: la sua leadership coalizionale è solo all’inizio. Probabilmente, se il Governo procedesse davvero fino alla fine del suo mandato costituzionale (sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica) il sistema dei partiti italiano potrebbe cambiare ed assestarsi su un bipolarismo frammentato simile a quello della Seconda Repubblica.

Da una parte la Destra guidata da Meloni, dall’altra un anti-Meloni cangiante a seconda del contesto elettorale. Sarà più difficile di prima: con un Movimento 5 Stelle contiano e polemizzante concordare su una leadership comune sarà più complesso. Oggi come mai si vede Giorgia Meloni come erede di Silvio Berlusconi, ma non come molti si aspettavano alla dipartita del Cavaliere: Forza Italia non si scioglierà in Fratelli d’Italia, ma la coalizione continuerà a riconoscere l’attuale Presidente del Consiglio come suo leader unificatore della coalizione, la sua federatrice è lei e non c’è nessuna figura che potrebbe minare a questo suo ruolo. La continuità che si sta installando a Destra sarà una garanzia per tutto il Paese, giacché volente o nolente sta risvegliando il benefico bipolarismo e sta dando finalmente un’opportunità all’alternanza e all’accountability che ne deriva.


Il secondo punto è che Giorgia Meloni sta puntando alla costruzione di un modello italiano coalizionale che possa diffondersi in Europa. Si tratta di una alleanza tra popolari e conservatori europei che possa realizzarsi nelle istituzioni dell’Unione e, soprattutto, nelle competizioni elettorali degli Stati Nazionali che l’Europa la compongono. Questo modello funziona in Italia e potrebbe funzionare anche altrove. Penso alla Spagna, dove il Partito Popolare potrebbe rinsavire e riconoscere in Vox il loro naturale alleato. E a chi dice che questo è impossibile, la Presidente del Consiglio non manca di ricordare che “Impossibile è la parola dei pavidi per non ammettere di non avere il coraggio di tentare”. Ha richiamato le comune radici dell’Europa radicate nelle tradizioni conservatrici del continente. Ha usato richiami a Charles De Gaulle, uomo della Destra francese, aspro critico delle sovrastrutture burocratiche europee e acerrimo nemico dei partiti divisivi. Ha richiamato gli ineccepibili Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, rimarcando le comuni radici filosofico-cristiane del Vecchio Continente. Non ha mancato neppure di citare Papa Francesco, che sarà presente al G7 grazie al Governo Italiano come il primo pontefice della storia a quel tavolo.


Allora qual è la svolta di cui si accenna nel titolo? Ciò che svolta non è Fratelli d’Italia, ma la Destra Italiana e con essa il sistema di partiti italiano. La rotta è la stabilità, la stabilità di tutto: da quella della coalizione di centrodestra attorno alla figura di Giorgia Meloni e un giorno -si spera- al partito di Fratelli d’Italia; passando per la stabilità del sistema di competizione italiano con la definizione bipolare tra Meloni e anti-Meloni, tra Destra e anti-Destra (non offenderei mai la Sinistra definendo tale quella che c’è oggi in Italia); fino a quella dell’assetto costituzionale con l’elezione diretta del Presidente del Consiglio.


Si svolta ragazzi, si svolta Italia: obiettivo stabilità, obiettivo modello italiano in Europa.




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