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Mezzo Polo

Di Antonio Urbano


Da un lato "Un errore rompere, lo ha voluto Calenda";


Dall'altro "Non faremo il partito unico perché Renzi non lo vuole".


È fuoco incrociato tra i leader di Azione e Italia Viva, a seguito della rottura consumatasi nella scorsa settimana.

Le cause della faida interna al Terzo Polo -in realtà sesto o settimo secondo i sondaggi, ma non è una novità- sono variegate e neppure del tutto chiare, tra queste il malcontento di Calenda/Richetti per il nuovo incarico di Renzi da direttore de "Il Riformista", la presunta indisponibilità dei 2 leader, che si accusano a vicenda, a sciogliere i rispettivi partiti prima del 2024 per formare un partito unico, e volano stracci perfino in ambito finanziario, dato che a parere di Calenda, Renzi non sarebbe interessato a contribuire economicamente per il nuovo soggetto politico, ipotesi tra l’altro smentita dal tesoriere di IV, Francesco Bonifazi.


Aldilà delle ragioni di ognuno, il dado è tratto: il progetto politico del "grande centro" si è sciolto come neve al sole, alla faccia di chi, come Calenda, sentenziava il 28 settembre :"il governo Meloni durerà massimo 6 mesi perché è una coalizione super litigiosa[...]."

Per la verità, come dimostrato dai risultati delle recenti elezioni regionali, il Terzo Polo esiste più sui media che nei territori con percentuali misere: 2,8% in FVG, 4,9% nel Lazio e 4,2% in Lombardia, ed è l'ennesima dimostrazione della scarso interesse degli elettori, specialmente di centrodestra, nei confronti di chi dimostra di guardare solo a sinistra in termini di alleanze elettorali, come dimostrato nel Lazio e in numerosi comuni, come Udine.


Di fatto Renzi e Calenda, a mio parere, presentano una sola differenza sostanziale: il primo vuole propinare politiche di destra ad elettori di sinistra, mentre il secondo cerca di propinare politiche di sinistra ad elettori di destra.

Alla fine di questa commedia, probabilmente la notizia più divertente è che Azione e Italia Viva hanno intenzione di rimanere uniti in parlamento perché non hanno i numeri per formare dei gruppi autonomi.


Perciò ci si aspetta un'alternanza continua tra insulti che volano in TV e sui social, e interventi fianco a fianco in Parlamento, all'insegna della serietà, termine preferito di Calenda, ma che poco si addice a lui e alla sua banda.

Essendoci in gioco uffici e risorse pensavate che potessero reagire diversamente?


Alla fine della storia chi ne esce rafforzato è il centrodestra di Governo, che continua ad avere opposizioni scarse e/o spaccate su tutte le grandi materie e può continuare a governare senza troppe pressioni, e lavorando esclusivamente sulle tematiche care agli eletrori di centrodestra, come la riforma del Fisco, della Giustizia, sostegno alla natalità, e contrasto all'immigrazione illegale.

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