Di Ilaria Telesca
Ah, che bella l’incoerenza.
In occasione della cena annuale dei corrispondenti della Casa Bianca, il Presidente Biden ha dichiarato di lottare con tutte le sue forze affinché Evan Gershkovich venga liberato.
Evan è un reporter statunitense del Wall Street Journal, detenuto da qualche giorno in Russia con l’accusa di spionaggio o meglio, a detta di Biden, per aver cercato di “fare luce sull’oscurità” del Paese.
Rivolgendosi ai genitori di Gershkovich presenti in sala, il Presidente americano ha assicurato che gli USA avrebbero lavorato senza sosta per riportare il giornalista a casa e ha rivolto il suo appello a Mosca per la sua liberazione.
Alcuni dei partecipanti all’evento indossavano una maglietta con su scritto “Free Evan”.
Queste due parole ricordano facilmente il grido di aiuto e speranza che ormai da anni riecheggia in tutto il mondo: “Free Assange”.
Ecco spiegato il motivo della prima frase sull’incoerenza perché sì, Biden sostiene che la libertà di stampa sia principio fondamentale nella più grande “democrazia” del mondo che è quella americana, eppure sono stati proprio gli USA a condannare un giornalista indipendente che, nel pieno possesso delle sue facoltà, ha deciso di condannare tutti i crimini che quella stessa democrazia aveva commesso e stava commettendo.
Julian Assange è il fondatore di WikiLeaks, un’organizzazione senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo e pubblica documenti coperti da segreto di Stato, con lo scopo di rendere noto al grande pubblico le informazioni occultate dalle potenze mondiali nello scenario della geopolitica moderna.
Uno straordinario e fondamentale canale di contro-informazione, senza alcun interesse o fine politico; tra le notizie più importanti rese note ci sono i bombardamenti in Yemen, lo scandalo petrolifero in Perù, la rivolta tibetana in Cina.
Dal 2019, però, Assange si trova nella prigione londinese di Belmarsh e rischia l’estradizione negli Stati Uniti dove potrebbe scontare una pena di 175 anni di carcere.
Le accuse risalgono alla pubblicazione da parte di WikiLeaks di diversi documenti che descrivono i crimini di guerra compiuti dagli USA in Iraq e in Afghanistan, uno degli scandali più imponenti degli ultimi decenni.
Da parte del Paese a stelle e strisce, Assange è tutt’oggi considerato un vero e proprio criminale mentre Evan Gershkovich, in occasione di quella cena, è stato elogiato per il suo “coraggio assoluto”.
Qualcosa non torna.
La libertà di stampa esiste o è solo una delle più grandi invenzione mediatiche di Stati che si autoconsiderano democratici e liberali?
Non esiste un posto nel mondo in cui il giornalismo sia praticato senza la supervisione (e poi la censura) dei governi e dei servizi, ma l’incoerenza dell’Occidente sta nell’affermare il contrario.
La guerra tra Russia e Ucraina avrebbe dovuto farci aprire gli occhi su tale questione: basti pensare a cosa abbiamo assistito un anno fa, quando l’UE decise di bannare le testate Russia Today e Sputnik, così come le loro affiliate, descrivendo come “tossica” la loro informazione; secondo Ursula von der Leyen, in tal modo non avrebbero potuto più “diffondere le loro bugie per giustificare la guerra di Putin”.
Mi viene in mente, però, una censura ancor più eclatante.
Agli inizi di aprile 2022 si decise che una delle stragi più feroci degli ultimi tempi, quella di Odessa, dovesse diventare un rogo senza colpevoli e dovesse, quindi, essere totalmente riscritta su Wikipedia.
Nello specifico, la pagina “Strage di Odessa” prima delle modifiche, ovvero in una versione consultata il 26 marzo 2022, citava:
‹‹La Strage di Odessa è un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa presso la Casa dei Sindacati, in Ucraina, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti filo occidentali ucraini ai danni dei manifestanti sostenitori del precedente governo filo russo, che si opponevano al nuovo governo instauratosi nel Paese in seguito alle rivolte di piazza di Euromaidan di fine 2013, che il 22 febbraio 2014 portarono il parlamento ucraino a votare, con 328 voti favorevoli e 0 contrari, l’impeachment di Janukovyc e indire nuove elezioni presidenziali previste per il 25 maggio. Nel rogo, preceduto e seguito da linciaggi e violenze nei confronti degli aggrediti, trovarono la morte almeno 48 persone tra impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti contrari al nuovo governo, o favorevoli al separatismo, simpatizzanti filo-russi e membri di partiti di estrema sinistra.››
La pagina sul “Rogo di Odessa” dopo la modifica, consultata il primo aprile 2022, citava invece:
‹‹Il rogo di Odessa è stato un incendio verificatosi il 2 maggio 2014 presso la Casa dei Sindacati di Odessa, in Ucraina, a seguito di violenti scontri armati tra fazioni di militanti filo-russi e di sostenitori del nuovo corso politico ucraino determinatosi nel Paese dopo le proteste di Euromaidan. Il rogo ha portato alla morte di 42 persone.››
Quest’ultima definizione è presente anche adesso, con l’unica differenza che la pagina di Wikipedia in questione ha cambiato ulteriormente nome in “Incendio della Casa dei Sindacati di Odessa”.
Credo che questa sia la dimostrazione più evidente di quanto si cerchi di nascondere la verità, giorno dopo giorno, soprattutto da parte di chi si autoproclama paladino dei diritti, di quegli stessi che dovrebbero teoricamente lottare per la libertà e contro l’oppressione.
L’oppresso, invece, è proprio chi cerca di smascherare questa falsa realtà e di denunciare chi cancella la storia vera ed effettiva.
La Storia, proprio quella che dovrebbe guidarci ogni giorno ma che per troppo tempo è stata gestita a piacimento dai vincitori e dai più forti, in qualsiasi contesto e situazione.
Per questo il nostro grido si unisce a chi lotta per la libertà e per l’autenticità dei fatti, urlando a gran voce FREE ASSANGE!
Comments