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Non saremo il vomito della società

di Anastasia Leone


“Sei troppo grasso! Troppo basso! Troppo ridicolo!” - Il bullismo è uno dei problemi centrali della nostra generazione, crea traumi psicologici a moltissimi giovani. A volte si arriva, addirittura, a commettere dei crimini, perciò rimane per noi un tema significativo, un problema da risolvere il prima possibile. Il bullismo scolastico non è una cosa rara – già le statistiche ci mostrano che 10-20% dei ragazzi vengono bullizzati (e sappiamo

bene che moltissimi ragazzi non partecipano ai sondaggi e non dichiarano di essere maltrattati).


Tutti quei ragazzi corrono il pericolo di avere una vita distrutta, dato che sono pochi i giovani che riescono a ignorare gli insulti e andare avanti nonostante tutto – è difficile credere in se stessi quando non si viene accettati dalla società che ci circonda. Moltissimi ragazzi trattati male dai propri coetanei si vanno spesso a sottovalutare, rinunciando a volte a cercare di realizzare i propri sogni perché convinti di essere ridicoli e incapaci (nonostante non lo siano!). E il problema non è solo intimidire una persona, il bullismo a volte crea anche dei seri problemi psicologici, di cui sbarazzarsi si può

solo con uno psicologo. Il ragazzo si chiude in sé, si disprezza, crede di essere inferiore agli altri, per poi arrivare alla sociofobia, con problemi di comunicazione, di interazione con le persone, di integrazione nella società. Insomma, è chiaro che il bullismo non è di sicuro un problema da svalutare e deve essere risolto il prima possibile.


Il bullismo ha un danno raddoppiato, perché non rivolgendoci abbastanza attenzione non solo lasceremmo sole le vittime, ma avremmo dei problemi seri di sicurezza. Le leggi contro il bullismo non solo proteggono i bullizzati, ma servono anche per educare chi bullizza. I problemi di educazione e dell'atteggiamento verso gli altri , iniziati col dare dello stupido a un compagno di classe che ha delle visioni diverse o dare dal troppo grasso troppo basso, possono trasformarsi nel danneggiamento alla salute e a volte anche alla vita delle vittime. Mi pare che ogni scuola, purtroppo, abbia una storia drammatica di un alunno uscito col volto in sangue dopo un attacco.

Questa cosa non mi ha mai lasciata indifferente perché credo che la scuola debba garantire lo studio nella sicurezza, con zero per cento del rischio per la salute e la vita.


Sì, è doloroso ammetterlo ma si tratta anche della vita. La diseducazione di certi ragazzi nei casi più gravi ha portato proprio agli omicidi. Dopo l’assassinio crudele di Giovanbattista Cutolo il Consiglio dei Ministri ha approvato delle nuove norme contro la criminalità minorile, ma si deve cercare anche di educare i ragazzi sin da piccoli per prevenire il tentativo di procurare problemi di criminalità. Si deve educare a rispettare gli altri, a mettersi nei panni di un’altra persona, a non bullizzare nessuno, perché è proprio l’assenza della capacità di immaginarsi nel posto di un altro che ci porta a tutti i problemi di maltrattamento, dal bullismo ai crimini.


Qualche giorno fa il Parlamento ha approvato all'unanimità il testo che prevede l’estensione della legge 71, quella che prima si occupava solo di cyberbullismo, anche al bullismo, un codice interno ad ogni Istituto scolastico per la prevenzione, il contrasto e il permanente monitoraggio, servizi di sostegno psicologico agli studenti bullizzati, un riconoscimento al Dirigente scolastico di un ruolo più incisivo e strutturato per la gestione di episodi di bullismo degli studenti, segnalando i casi gravi alla Procura della Repubblica. È stata approvata anche la giornata di rispetto, che sarà proprio il 20 gennaio, il giorno in cui è nato Willy Monteiro Duarte, un eroe senza maschera, il ragazzo ucciso mentre difendeva il suo amico. Sì, si parla dell’emendamento del nostro vice-capogruppo alla Camera dei Deputati, On. Augusta Montaruli.


Con il Governo Meloni e la maggioranza di Centro-Destra lo Stato ha approvato molti

provvedimenti contro la criminalità minorile e contro ogni forma di bullismo e ci fa sentire ancora più fieri della nostra Nazione. Non dobbiamo però fermarci, perché questa lotta, come molte altre, non si vince con un decreto. Dobbiamo parlare di questi temi sempre di più, rivolgere l’attenzione a tutti i problemi di maltrattamento verso gli altri, educare le generazioni future. La lotta sarà dura, ma la vinceremo. Non per caso abbiamo imparato già da bambini, dalle favole, che il bene vince sempre il male.




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