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Ribelli contro. Ma contro cosa?

di Mattia Gallotta


È passato ormai poco più di un mese da quando Giorgia Meloni ha giurato sulla Costituzione ed è diventata a tutti gli effetti il primo Presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica Italiana. Un percorso tutt’altro che semplice, se consideriamo la campagna mediatica che le si è scatenata contro nei mesi precedenti. Intere comunità di Instagram si sono infatti scagliate contro Fratelli d’Italia, invitando i giovani che le seguivano a votare la sinistra per difendere i diritti e il progressismo, anche se tutt’ora non si è ben capito dove si trovassero quando i governi di sinistra, con la maggioranza in Parlamento, non si curavano particolarmente di portare avanti le loro battaglie sociali.


Sarebbe fin troppo facile però se la campagna di odio verso la destra si fosse fermata al solo mondo di Internet. Numerose sono state infatti le manifestazioni di dissenso, pacifiche e non, in tutta Italia. Noi stessi militanti di Gioventù Nazionale Lecce, quando il 20 e 22 settembre 2022 abbiamo fatto volantinaggio in giro per la città, siamo stati più volte fermati, anche con minacce fisiche, da persone che non tolleravano i nostri ideali e che trovavano assurdo che dei giovani potessero identificarsi in un partito conservatore. La gioventù non può che essere progressista, a detta loro (nonostante Fratelli d’Italia sia stato il primo partito nella fascia dai 18 ai 34 anni).

Tutto questo è però nulla se consideriamo la sorte che è toccata a militanti e attivisti di destra dopo l’instaurazione del governo. Ricorderemo tutti il 25 ottobre 2022, quando vari gruppi organizzati di studenti di sinistra ed estrema sinistra insorgono all’Università della Sapienza contro i “fascisti” di Azione Universitaria, degli inequivocabili criminali estremisti che si erano addirittura permessi di invitare in ateneo Fabio Roscani e Daniele Capezzone per parlare di economia. Quando poi provano ad avvicinarsi ai cancelli di ingresso all’edificio, vengono interrotti da un cordone di agenti della Celere, altrettanto fascisti, che rispettando gli iter e i protocolli sono costretti a iniziare a manganellare per disperdere la folla che spinge insistentemente per aprirsi dei varchi. A Lecce, le liste universitarie Unione degli Universitari e Link si schierano dalla parte degli studenti, perché l’Università “non deve diventare una passerella politica”…per poi invitare un ex ministro del governo Craxi a parlare della storia della sinistra italiana.


Ma a Roma le tensioni non finiscono qui. il 2 novembre del 2022 cinque militanti di Gioventù Nazionale Roma vengono accerchiati e malmenati da sessanta militanti del gruppo anarco-comunista legato alla P38, perché macchiatisi della terribile e inassolvibile colpa di aver voluto ripulire i muri dai beceri graffiti dei veri squadristi odierni: quelli rossi. Due ragazzi minorenni finiscono in ospedale. E se ciò non dovesse bastare, i ragazzi di Azione Universitaria Sapienza si sono poi trovati costretti a chiudere la campagna elettorale un giorno prima del previsto perché minacciati in ateneo da studenti antifascisti (e antidemocratici) che si sono avvicinati con zaini colmi di armi dicendo: “Sei di Fratelli d’Italia? Dovrei accoltellarti”.


Non possiamo poi certamente scordarci di Bologna, dove l’11 novembre 2022 un manichino del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni viene appeso a testa in giù, come a ricordare che, dato che “ancora fischia il vento”, farà la stessa fine di Mussolini.


Alla fine, però, ad essere chiamati “fascisti” siamo noi. Noi che in campagna elettorale non ci siamo mai permessi di aggredire un singolo gazebo di partiti di sinistra, noi che abbiamo sempre manifestato nel pieno rispetto della legge e noi che non ci siamo mai permessi di aggredire né fisicamente né verbalmente le forze dell’ordine per provare a intimidire con la violenza altre espressioni politiche.

Inutile dire che le loro minacce e le loro deprecabili azioni non ci fermeranno, anzi ci ricorderanno sempre di più per cosa stiamo combattendo: per un’Italia libera, che non si dimentica dei lavoratori e che ha bene a mente che la consapevolezza dei propri ideali deve portare innanzitutto al rispetto di quelli altrui.


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