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Rogo di Primavalle - La notte brucia ancora

Di Salvatore Tuzio


Qual è il confine che definisce l’Eroe dal folle?

Una domanda che attanaglia la Storia della civiltà occidentale, dalle epopee classiche fino ai giorni nostri.

La storia dell’incendio di Primavalle ha sicuramente un Eroe, ma ha nel suo intreccio tanti folli e tante follie.

Ci troviamo a Roma, corre l’anno 1973, in una sub-borgata ai margini della civiltà si consuma un efferato omicidio contro una famiglia la cui colpa è solo quella di credere nella politica delle idee.

La notte tra il 15 ed il 16 Aprile tre uomini, dopo mesi di appostamenti e raccolta di informazioni, decidono di dare sfogo alla propria follia: calando della benzina dalla serratura della porta di casa, danno fuoco all’appartamento della famiglia Mattei.


Atto intimidatorio oppure omicidio preventivato? A farne le spese non sarà solo l’arredamento anni ‘50, ma due persone arse vive nell’incendio.

Intorno alle 3 della notte le fiamme iniziano a divampare: Mario, il capo famiglia, insieme alla figlia più grande, trova salvezza calandosi dal balcone del terzo piano, Anna Maria e i due figli più piccoli riescono ad uscire illesi dalle fiamme della porta ormai completamente carbonizzata.


Per Stefano e Virgilio l’agonia sarà straziante, arsi vivi dalle fiamme nella loro stanza, con Virgilio a fare da scudo umano al fratellino di soli sette anni.

I colpevoli vengono da subito indentificati, Achille Lollo, Mario Clavo e Manlio Grillo, appartenenti alla Brigata “TANAS” e riconducibili a Potere Operaio, movimento extraparlamentare di sinistra.

L’attentato non fu rivendicato da nessuna sigla, l’unica rivendicazione lasciata fu la scritta sul selciato, la notte stessa dell’aggressione: “Brigata Tanas – guerra di classe – Morte ai fascisti – la sede del MSI – Mattei e Schiavoncino colpiti dalla giustizia proletaria”.

Gli Eroi e i folli appunto, Virgilio contro tre giovani ricchi Borghesi che per diletto incendiano i portoni degli appartamenti. Eppure nella platea degli spettatori di questa cruda vicenda degli anni di piombo, i sentimenti successivi alla strage saranno molteplici; se in nessun altra Storia di chi cadde in quel decennio per mano di un’idea politica, si arrivò ad incriminare i carnefici, allo stesso tempo per la prima volta in quel decennio si realizzò l’impensabile allo scibile umano.

Tutta la sinistra extraparlamentare si cinse attorno all’innocenza dei carnefici arrivando a scrivere un pamphlet difensivo dal titolo “PRIMAVALLE INCENDIO A PORTE CHIUSE” che incriminava altri Militanti Missini della Sezione Giraboub di cui Mario Mattei era responsabile: la faida interna! A dare fuoco a casa dei Mattei sarebbero quindi stati alcuni Militanti che non avrebbero voluto Mattei come responsabile.


La follia divampa come l’incendio.

La follia porta al paradosso: ora non ci sono più Eroi, ma Vittime -gli “innocenti” e borghesi ragazzi della Tanas- e un mondo di folli che li vorrebbe punire ingiustamente.


Nonostante le indagini preliminari avessero consegnato i tre nomi e l’arresto di Lollo, il processo in primo grado si concluderà con l’assoluzione dei giudicati per insufficienza di prove, Lollo che scomparirà nel grigio della Storia d’Italia aiutato dal tutta una schiera di intellettuali (come Dario Fo, Franca Rame, Umberto Terracini, Riccardo Lombardi e Alberto Moravia) per poi ricomparire in Venezuela negli anni novanta, e un altro morto lasciato sul selciato, Mikis Mantakas, il giorno dell’udienza ad un anno esatto dalla strage.  

Ci vorranno altri tre processi di cui una pronuncia della Cassazione per riconsegnare la verità giuridica alla Storia e delineare gli Eroi e i Folli.


Oggi a cinquant’anni di distanza il testimone giunge nelle nostre mani: a noi il dovere di conservare e ricordare chi si sacrificò per un bene più grande, con la consapevolezza che il nostro tempo sia ormai giunto dove la ghettizzazione, che portò anche il “soccorso rosso” a giustificare e difendere la follia umana, sia solo un lontano ricordo capace di renderci consapevoli che questa vicenda, come tante altre, non siano leggende o mistificazioni ma carne e sangue e come tali debbano essere custodite.


A noi l’arduo compito di gettare sempre il cuore oltre l’ostacolo affinché il loro esempio sia strada su cui dirigere i nostri passi e, tramite il ricordo, non permettere più che la follia possa tornare a colpire per poi essere giustificata.


Perché la Verità non può né deve essere celata, perché la Storia ha determinato in maniera inequivocabile protagonisti e ruoli, definendo strage la trama e riportando come titolo “PRIMAVALLE INCENDIO A PORTE APERTE”.

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