di Ilaria Telesca
Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude.
Queste parole, che il 29 settembre vediamo su ogni bacheca accostate alla figura di San Michele, non sono una semplice preghiera.
Esse racchiudono perfettamente il ruolo che il Santo assume nella vita di ogni combattente.
San Michele è considerato il protettore dei guerrieri perché egli stesso fu per primo un soldato.
Le sue azioni esprimono l’importanza della lotta, in una visione spirituale della vita.
San Michele è l’Arcangelo che difese il Regno dei Cieli dalle orde di Satana; la sua spada e il suo scudo furono l’attacco e la difesa contro il nemico ma la sua Fede in Dio fu la vera arma del Bene che vinse il Male.
Non si fece tentare dalle aspirazioni del Diavolo, rimase fermo sulle sue convinzioni e riuscì a distinguere il giusto dallo sbagliato.
In un mondo controllato dal materialismo come quello in cui viviamo, avere un punto di riferimento come San Michele è essenziale.
Un qualsiasi uomo senza spiritualità è vuoto. La ricchezza terrena è futile, il dio denaro è la moderna seduzione demoniaca: solo l’animo spirituale è capace di affrontare le tentazioni, di sconfiggere gli eccessi e di scegliere la retta via.
In alcune rappresentazioni, San Michele ha nelle mani una bilancia: il suo compito, infatti, è anche quello di pesare e selezionare chi è degno di entrare nel Regno dei Cieli e chi, invece, non ne ha l’opportunità.
La sua saggezza è data dal saper distinguere ciò che è positivo da ciò che è negativo, riuscendo così a premiare i giusti e punire i peccatori.
Noi abbiamo il compito di seguire il suo Esempio, discernendo le azioni buone da quelle perverse.
Nella nostra battaglia quotidiana lo facciamo spesso inconsapevolmente, ribellandoci al pensiero unico e portando avanti i corretti valori: la Vita invece dell’aborto, la famiglia invece dell’ideologia gender, la genuinità invece dell’arrivismo, la Patria invece del pensiero no border, la conservazione dei nostri luoghi invece del finto attivismo ecologista.
Sullo scudo di San Michele è incisa una domanda ben precisa che pone a Satana nel momento del loro scontro: “Quis ut Deus?”
Da qui deriverebbe anche l’etimologia del suo nome ma, soprattutto, queste tre parole confermano l’essenza e la purezza del suo Credo.
Nessuno è come Dio e chi crede di esserlo è il Male.
In coloro che pensano di poter raggiungere la potenza del Signore certamente dimorano odio, caos e malvagità.
Lo scontro tra l’Arcangelo e il serpente dimostra che bisogna essere pronti a usare la forza prima che essa possa sfociare in crudeltà; quest’ultima però, con la giusta devozione, deve essere inflitta e annientata.
Codreanu diceva che “le vittorie dipendono non dalla preparazione materiale, dalle forze materiali dei combattenti, ma dalla loro capacità di assicurarsi il concorso delle potenze spirituali”.
Questa frase non è affatto banale; ci vuole un animo forte per capire quanto significative siano queste parole.
Dobbiamo fare, in terra, ciò che le milizie guidate da San Michele hanno fatto in cielo. Solo così avremo il loro appoggio e potremo affrontare le difficoltà del nostro mondo.
Dobbiamo certamente avere i muscoli temprati, ma saranno inutili se le nostre azioni non saranno animate dallo Spirito.
San Michele è la Tradizione che sconfigge l’ultraprogressismo;
è la Fede in Dio che annienta l’attaccamento al materialismo;
è l’animo che si rafforza con la Spiritualità contro il corpo che brama il Potere mondano.
Difendici nella battaglia e noi saremo sempre tuoi soldati.
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