Mentre mi interrogavo sulle strane tempistiche dello scandalo che ha investito la Regione Liguria, ho notato quanto l'opinione pubblica abbia già accantonato un altro scandalo, quello della Regione Puglia, ancora governata da quel signore che di giustizia se ne intende. Pare che i compagni baresi siano già tutti tranquilli: banale errore di comunicazione, come quello della Ferragni.
Purtroppo mi sembra di rivedere sempre lo stesso film: quando la sinistra viene "accarezzata" da inchieste più o meno pesanti, ecco che spunta il polverone giudiziario contro l'avversario di turno, specialmente in vista di importanti appuntamenti elettorali. Vale lo stesso per l'altrettanto accantonato scandalo dei dossieraggi, questione che di certo non fa appassionare le redazioni di certi giornaletti chic.
La sinistra italiana, oltre a presentarsi a queste elezioni europee con un caso scottante di corruzione in corso, può "vantare" di aver già catapultato a Bruxelles qualche losco personaggio con le mani non proprio pulite.
Mi riferisco chiaramente al "Qatargate", caso che ha messo in luce pratiche corruttive in grado di condizionare occultamente (nonostante le avvisaglie) l'agenda politica dell'Unione Europea. Il Qatar, noto per le sue risorse petrolifere e per le sue politiche interne piuttosto ambigue, ha dimostrato di poter esercitare una clamorosa influenza, in particolare sul gruppo dei Socialisti Europei, minando di fatto la sovranità e la credibilità del nostro continente.
La realtà è scomoda, e la macchina mediatica progressista (ora più che mai) vorrebbe farci dimenticare le valigie colme di banconote e le mazzette distribuite ai vari faccendieri sinistri di Bruxelles, tramite le quali si è incentivata l'attuazione di politiche che hanno favorito gli interessi del Qatar a discapito di quelli dell'Unione Europea. Questa vicenda, almeno all'inizio, ha suscitato un leggero scalpore, perciò i compagni si sono prontamente attivati per minimizzare le polemiche e la gravità delle accuse contro i loro valorosi rappresentanti in Europa.
Tra i furbacchioni beccati con le mani nella marmellata spicca Antonio Panzeri, ex eurodeputato italiano, vecchia volpe ex PD, nonché presidente dell'Ong "Fight Impunity". Dentro la sua tana gli inquirenti hanno trovato una notevole quantità di denaro, pari a 600.000 euro in contanti, mentre venivano perquisiti gli uffici dell'Ong internazionale Fight Impunity, organizzazione che in teoria si sarebbe dovuta occupare di salvaguardia dei diritti umani, divenuta invece il quartier generale di una vera e propria banda di affaristi senza scrupoli. Emma Bonino, consigliera di quest'ultima, si dimise subito dopo l'arresto di Panzeri, dichiaratosi colpevole patteggiando un misero anno di reclusione con la Procura federale belga. Essendo la corruzione un affare di famiglia, contemporaneamente sono state arrestate Maria Colleoni, moglie di Panzeri, e sua figlia, Silvia Panzeri.
"Degno" di essere citato anche il buon Luca Visentini, segretario generale della Confederazione Sindacale Internazionale: Visentini ha confessato di aver incassato dalla Fight Impunity due pagamenti di 50.000 euro e 60.000 euro. Finalità? Non giriamoci attorno: il Qatar doveva ripulire la sua immagine a seguito delle polemiche scaturite durante l'organizzazione dei mondiali di calcio, che ha visto un susseguirsi forsennato di cantieri nei quali i diritti dei lavoratori non venivano di certo rispettati. E chi se non un sindacalista di sinistra con le tasche piene di contanti poteva contribuire all'insabbiamento di questo scandalo. Ricordiamoci che le prime vittime di questo sistema sono proprio i lavoratori. Diciamo che da "zoccolo duro" a "tallone d'Achille" il passo è davvero breve.
Un'influenza così pervasiva e dannosa del Qatar su Bruxelles rappresenta un segnale allarmante. È chiaro che le ricchezze del Qatar lo rendono un potente attore globale, capace di comprare consensi e condizionare decisioni politiche rilevanti per il nostro continente. Si tratta a tutti gli effetti di uno stato canaglia che ha avuto pure la faccia tosta di denunciare le accuse di corruzione e le conseguenti misure intraprese dall'Unione Europea, perché queste avrebbero danneggiato gli affari sulle esportazioni di gas verso l'Europa; ma a tal proposito immaginate quanto una superpotenza come la Cina possa effettivamente affascinare certi esponenti politici, anche italiani, fieri nemici dell'Occidente e con le tasche non sufficentemente piene.
Ma non solo il Qatar ha scoperto di poter esercitare un'influenza sostanziale sulla politica europea. Anche il Marocco, per esempio, è stato capace di corrompere gli eletti al Parlamento Europeo, in cambio del silenzio sul mancato rispetto dei diritti umani e sulle intenzioni espansionistiche marocchine sul territorio colonizzato del Sahara occidentale. Da non dimenticare infatti l'europarlamentare Andrea Cozzolino, presidente della delegazione per i rapporti con il Maghreb e le commissioni parlamentari Ue-Marocco dell'eurocamera, il quale avrebbe ricevuto cospicue donazioni dall'ambasciatore del Marocco in Polonia in cambio di iniziative politiche favorevoli all'area d'influenza marocchina. Secondo il giornale tedesco Der Spiegel, la DGED (intelligence marocchina) instaurò contatti già nel 2019 con l'allora ex deputato italiano Panzeri, il suo fedele assistente Francesco Giorgi (colpevole di essere stato corrotto da dei funzionari qatarioti e di aver ricevuto somme di denaro illecite dal governo marocchino) e Andrea Cozzolino.
In vista delle imminenti elezioni europee la prudenza è d'obbligo. Ci sarà da chiedersi quanto Qatar e Marocco siano interessati all'evolversi di questa campagna elettorale e ai suoi risultati. Vorranno ancora apparire come paladini dei diritti umani? Vorranno rivendicare un ruolo nella transizione green già appaltata alla Cina? Le forze politiche progressiste saranno disposte a difendere la democrazia europea da interferenze geopoliticamente scellerate? O bisognerà semplicemente capire come la sinistra europea tradirà nuovamente quella fantomatica "questione morale"?
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