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Solstitium

Di Giuseppe Ferrante


L’estate che comincia, il Sole che è più alto rispetto all’orizzonte e raggiunge la massima inclinazione sulla Terra, il trionfo della luce sulle tenebre, ma anche l’inizio della sua graduale caduta.


Tutto questo e tanto altro è racchiuso nel giorno del Solstizio d’Estate che per gli indoeuropei rappresentava la “porta degli uomini” in contrapposizione con la “porta degli dei” rappresentata dal Solstizio d’Inverno.

Nei giorni che anticipavano il 21 giugno, sia a Roma che nella Grecia antica c’era una successione di feste in onore, rispettivamente, di Giove e di Zeus, che avevano come elementi comuni il fuoco ed il fulmine che ricorrevano, tra le altre cose, in tutta la simbologia della tradizione indoeuropea ad affermare la potenza della luce che combatte i suoi nemici e vince le tenebre.

Nel mondo pagano, tutti i riti legati all’alternanza delle stagioni erano custodi di un significato particolare perché consentivano all’uomo di istituire un contatto diretto con la natura. Ed anche con l’avvento del Cattolicesimo, alcune importanti date del calendario stagionale, tra cui anche il Solstizio d’Estate, hanno conservato la loro singolare importanza.


Tant’è che uno dei giorni di festa del Solstizio d’Estate è diventato oggi quello di San Giovanni Battista, l’asceta che battezzò Gesù e che è “tra i nati di donna, il più grande”.

Era il 1933 quando il rettore dell’Università di Friburgo in Brisgovia, Martin Heidegger, scelse di celebrare il Solstizio d’estate con una poesia memorabile in cui si legge che quando “i giorni declinano, il nostro animo cresce” e cioè “l’animo di infrangere l’oscuro e di far fronte e resistere da uomini ai rigori che giungono” perché, se il “dovere delle fiamme è brillare”, quello dei “cuori è incendiarsi”. Aveva ragione il Padre dell’esistenzialismo: è quando il sole è morente – quando il momento si fa duro – che occorre fortificarsi, tener fede alle proprie coordinate polari e far brillare il fuoco più autentico della Civiltà europea.

Ma il vero significato del Solstizio d’Estate è che fiamme che brillano e cuori che si incendiano non sono né potranno mai essere un risultato individuale: solo la somma di spiriti e volontà può determinare l’affermazione del Sole. Ed è per questo che il trionfo del Sole è la vittoria di un’intera Comunità che affonda le sue radici profonde nelle gesta dei Padri e degli Eroi che ci hanno preceduto. Questa vittoria è, oggi come allora, il dovere sacro di una Comunità che porta il Sole nel cuore.

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