Di Ilaria Telesca
Un accordo firmato qualche giorno fa tra l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Commissione Europea ha reso ordinario ciò che avrebbe dovuto essere temporaneo ed emergenziale.
Nonostante il 5 maggio sia stata annunciata -dopo fin troppo tempo- la conclusione della pandemia, l’UE e l’OMS hanno stabilito che la certificazione digitale debba continuare ad essere parte integrante della nostra vita, dimostrando così che lo scopo principale di questo strumento non fosse quello di placare e fermare i contagi.
Risulta palese oggi, soprattutto dopo questa decisione, che il Green Pass facesse parte di un progetto molto più ampio e che fosse solo il primo esperimento sociale di un sistema di controllo capillare e integrato.
Abbiamo vissuto sulla nostra pelle le conseguenze sociali di un Green Pass che, quando la Nazione era pronta a risollevarsi dopo un periodo di blocco totale, ha obbligato chiunque non si piegasse a questo strumento ad essere emarginato ed escluso dalla vita lavorativa, da quella socio-culturale e da ogni tipo di partecipazione attiva, ritrovandosi così ghettizzato e con la paura concreta di non riuscire neanche a portare il piatto in tavola.
Una vera e propria limitazione della libertà, una forma di classismo che ha alimentato la crescita delle disuguaglianze, creando cittadini di serie A e di serie B, privilegiando chi tacitamente ha accettato la situazione e sfavorendo chi, invece, ha cercato di opporsi al sistema.
Oggi l’introduzione di un Green Pass mondiale verrebbe giustificata dalla tesi secondo cui questo sistema di certificazione “contribuirà a facilitare la mobilità globale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future”.
Tutto ciò, ovviamente, mistificando la realtà, non essendoci pubblicamente alcuna certezza di future pandemie e, soprattutto, definendo una misura liberticida come un’agevolazione e una protezione.
La preoccupazione più grande è che, nonostante stia accadendo tutto sotto la luce del sole, l’opinione pubblica rimanga in silenzio davanti a una società alienata che si sta abituando sempre più ad accettare passivamente ogni imposizione, che non lotta per i propri diritti fondamentali e che acconsente ad un controllo totale della vita.
Basti pensare che uno degli argomenti più in voga del momento sia il nuovo aggiornamento dell’iPhone che permetterà di inviare i propri dati ad un altro utente semplicemente avvicinando i propri telefoni, o l’Apple Vision Pro che ci catapulterà nel malato Metaverso.
Se fino a qualche anno fa guardare Black Mirror incuteva quasi terrore immaginando un futuro distopico come quello, oggi stiamo vivendo in prima persona gran parte delle sue puntate condividendo questi processi di trasformazione e distruzione della realtà.
Il Green Pass mondiale ci avvicina sempre più alla società orwelliana, rassegnata all’oppressione e al controllo di ogni azione e sensazione, alla mancanza di possibilità di scelta e di autonomia personale e comunitaria.
Si sta affrontando tutto questo con estrema leggerezza.
Manca una riflessione seria non solo su quanto sia mutato il mondo in cui viviamo ma, soprattutto, sulla trasformazione nichilista della razionalità umana: l’uomo non analizza più i processi e non cerca soluzioni a quelli che inequivocabilmente sono dei grandi problemi, aspetta la destabilizzazione della società per rassegnarsi ad una condizione irreversibile, subendola quasi positivamente perché se non si può tornare indietro non ci si deve neanche sforzare di provarci.
Ad oggi siamo ancora padroni del nostro destino; il futuro è nelle nostre mani e siamo ancora in tempo per ribaltare questo declino.
Ribelliamoci al Grande Fratello e a questo nuovo Green Pass.
Riprendiamo il controllo delle nostre vite.
Non priviamoci delle nostre libertà né delle nostre scelte.
2 + 2 = 4 , non 5.
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