Di Ilaria Telesca
Dovremmo parlare di quello che è successo nell’ultimo mese a Parigi.
Dovremmo parlarne perché la veicolata e selezionata informazione dei mass media occidentali ha deciso di dare poca importanza al caos e al disagio sociale che l’immigrazione incontrollata provoca nelle città europee.
In Francia il problema migranti non è più secondario da anni ormai; una situazione che spesso ha costretto anche l’ultraliberale Macron ad attuare delle strette sull’accoglienza.
Al contrario del nostro Paese, in cui le conseguenze dovute all’eccesso di clandestini ancora non sono palesi in egual misura, nella Nazione a noi confinante la situazione di disagio non permette in alcun modo di sottovalutare il problema.
Alla fine di giugno, però, nella Capitale francese è scoppiata una rivolta particolarmente cruda, a seguito della morte di un diciassettenne arabo, Nahel, ucciso da un proiettile sparato da un poliziotto.
È certamente da sottolineare il fatto che le forze dell’ordine francesi non abbiano mezze misure: ma è ovvio che, in un Paese in cui si professa una politica accogliente e multiculturalista ignorando totalmente le conseguenze sociali di tali scelte, il Potere debba sfruttare l’autorità più dura (e legittimata) che più facilmente può essere colpevolizzata al fine di cambiare agevolmente le carte in tavola.
Nel caso in cui un individuo, immigrazionista, avesse anche un minimo dubbio sulla gestione migranti, perché dovrebbe alimentare tale perplessità vedendo il metodo con cui la polizia cerca, o finge, di arginare il fenomeno?
Perché dovrebbe mai pensare che ci sia qualche problema se l’unico disagio palesemente manifestato sembra essere quello della violenza nei confronti dei non-francesi?
Ed ecco che subito le ONG di turno trovano facile motivazione per continuare la loro “lotta per i diritti umani” e per promuovere il fenomeno migratorio.
Eppure a Parigi la gente ha fame, protesta per i salari, combatte per i diritti sociali, si ribella ad una struttura liberale che ha fallito anche nei grandi centri.
Ma tutto questo non basta, ci si ritrova a dover contrastare anche un nemico più difficile da arginare, più intrinseco in un sistema che non ha intenzione di affrontarlo né la minima volontà di risolverlo, perché è quello stesso sistema ad alimentarlo e a renderlo sempre più pericoloso.
Le ultime rivolte di Parigi non sono state una lotta allo Stato e ai suoi metodi di controllo ma un vero e proprio scontro etnico; Eppure, ragionandoci, è quasi scontato che sia così e no, non si parla di “teoria del Complotto”.
La verità è che la pratica di integrazione non potrà mai funzionare davanti a un’eccessiva immigrazione, a un’accoglienza senza freni, a una strategia di ospitalità che per nulla si rifà a quella greca e romana ma, checchè se ne dica, ha come obiettivo primario quello di cancellare qualsiasi forma di identità e di omologare le culture mondiali, per renderle indistinguibili e più facilmente indirizzabili.
Nell’antica Grecia, poi nell’antica Roma, l’ospitalità era un dovere del cittadino che diventava conseguentemente anche un piacere: le norme che la xenia greca imponeva erano chiare e reciproche, non vi era alcuno svantaggio per l’abitante del posto che, anzi, otteneva rispetto e stima da chi prima riceveva accoglienza temporanea e poi, al momento del congedo, un dono da parte dell’ospitante.
Il dono, altro concetto fondamentale che la crisi spirituale dei tempi moderni ha cancellato.
Oggi l’ospite pretende di avere senza dare, di essere accolto senza integrarsi, di stanziarsi definitivamente senza alcuna riconoscenza.
L’Europa accoglie migliaia di migranti tutti i giorni senza pretendere alcun dono in cambio: non pretende legalità, non pretende rispetto, non pretende dignità.
Siamo all’assurdo e ancora non ce ne rendiamo conto.
Parigi ci ha dimostrato il fallimento dello IUS SOLI e del sistema immigrazionista che colpisce l’Europa, distruggendola spiritualmente ed economicamente, e ferisce ogni giorno di più il popolo europeo.
Non ci sono scuse, non ci sono giustificazioni.
L’immigrazione incontrollata va bloccata, le grandi Potenze mondiali non possono più comportarsi da imperi colonialisti, i Paesi meno sviluppati vanno aiutati e sostenuti, l’Europa va preservata e agli europei va assicurato un futuro.
Non si deve essere contro l’immigrazione in senso generale, ma si ha il dovere di contrastare quella irregolare, quella eccessiva, quella disordinata.
Perché l’Europa è stata e dovrà sempre essere l’ordine contro il caos.
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