Di Roberta Salerno
Sono passati 43 anni da quel 2 agosto 1980.
A Bologna il tempo si è fermato alle ore 10.25, quando quel botto alla stazione ha pietrificato l'intero Paese.
85 i morti, 200 i feriti: la più grande e terribile strage avvenuta in Italia dal dopoguerra.
Si parla di strategia della tensione.
Sono gli anni di piombo, e secondo le istituzioni, l'attentato non può essere che opera dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari).
Il 28 agosto 1980, la Procura di Bologna emette 28 ordini di cattura per altrettanti militanti di estrema destra.
Vengono identificati come responsabili dell'attentato terroristico Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, e in un secondo momento viene condannato anche Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca dei fatti.
«Siete stati depistati. Noi condannati sull’altare della necessità storica.» - questo quanto sempre sostenuto dai condannati.
Ma sulla strage di Bologna, nonostante le condanne, ci sono ancora innumerevoli dubbi. È notizia di circa 40 giorni fa quella del ritrovamento del possibile interruttore di sicurezza dell'ordigno.
Si tratta di un interruttore automobilistico, che riapre la cosiddetta "pista palestinese", ipotesi alternativa a quella scelta dalle sentenze passate in giudicato. Lo stesso dispositivo era infatti presente nell'ordigno trasportato da Margot Christa Fröhlich, terrorista tedesca di estrema sinistra, anch'essa indagata inizialmente per la stage, insieme a Thomas Kram.
È questo il motivo per il quale i parlamentari di Fratelli d'Italia Frassinetti e Mollicone hanno chiesto di costituire una Commissione bicamerale che faccia luce sui fatti, ma soprattutto sugli artefici dei depistaggi che secondo troppa gente sono avvenuti.
È strano, infatti, che l'ipotesi della "pista palestinese" sia stata archiviata nonostante sia stata accertata la presenza quel giorno, a Bologna, di Thomas Kram e di Vincenzo Morra, brigatista rosso.
È strano che siano state condannate delle persone senza prove reali, con sentenze basate su testimonianze di pentiti poco attendibili.
È molto strano che a quasi quarant'anni di distanza ancora non sia stata fatta chiarezza.
Giustizia non è mai stata fatta.
Né per le vittime, per quelle 85 persone che hanno perso la vita quel terribile 2 di agosto, né per i loro familiari.
Né per le persone presenti alla stazione centrale, quel giorno, molte delle quali mutilate, alle quali quell'attentato ha segnato per sempre la vita.
Né per chi è stato condannato per un crimine atroce, mai commesso, accusati per "ragion di Stato".
Tutte queste persone meritano di conoscere la verità. Gli Italiani meritano di sapere la verità.
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