Vivere davvero
- Redazione

- 5 dic
- Tempo di lettura: 3 min
di Jacopo Tagliati
Tutto va per il verso giusto.
Le persone attorno a te sorridono, collaborano, si dicono tuoi “fratelli”. Il vento è in poppa e la nave non ha mai solcati i mari così forte prima d’ora.
Poi arriva quel dannato cigno nero. Quel maledetto episodio che crea un terremoto interiore, che squassa e fa vacillare tutte le tue certezze.
Poco importa se lavorative, sentimentali o familiari.
Arriva e basta e tu, volente o nolente, ti ritrovi immerso in quel turbinio che ti scaraventa al suolo dopo che con immani fatiche eri riuscito a salire piano piano.
E allora ti ritrovi a guardare nello specchio la tua immagine riflessa e a prendere una decisione.
Le strade sono due. Mollare o andare avanti.
Da una parte la vita comoda: sparire dai radar, mettere i remi in barca e pensare solo a se stessi. Dirsi che in fondo se è andata così una ragione ci sarà pur stata. Autoconvincersi che non faceva per te e che questa fine è giusta così.
Far vincere la dolce e morbida resa, quella che ti porterà a costruire una vita come tutti gli altri. La moglie, i figli, un cane e le domeniche seduti comodi sul divano con nessun pensiero...se non quel rimorso, quel senso di colpa per l’incompiuto.
Quello che ti lacererà fino alla tomba.
Dall’altra invece la vita scomoda.
Il guardare quell’immagine allo specchio e promettere a te stesso che, qualsiasi cosa accada, la resa non sarà mai un’opzione percorribile.
Per te, per gli altri e per il futuro. Sì, perchè quando scegli di lottare, per quanto ardua sia la battaglia, hai già piantato il seme per la futura vittoria. Essa può distare qualche mese, svariati anni o una vita intera. Ma arriverà.
E allora quel ragazzo decide di non darsi per vinto nonostante l’amarezza, il rimpianto e la delusione provocata agli altri prima ancora che a se stesso.
D’altronde se c’è una cosa che la società odierna non ci ha insegnato è apprezzare il valore del fallimento. Come dice David Goggins “non c’è dono più prezioso e meno apprezzato del fallimento. Esso ci indica ciò che sbagliamo e la retta via da intraprendere, per quanto dolorosa sia”. E allora se a dirtelo è un ultra-maratoneta e marine degli usa, forse, più di un fondo di verità c’è.
Il discorso è semplice. Scegliere in ogni ambito della vita di non darla vinta alle voci interiori che ti direbbero di mollare è la cosa più saggia da fare. Sicuramente non la più semplice, ma di gran lunga la migliore.
Questo comporterà quello che il nostro cervello biologicamente ripudia: la fatica. Siamo infatti “costruiti” per evitare il dolore in primis ed andare verso il piacere in secundis. Ed ecco che qui, proprio quando entrano in gioco quelle voci, tu devi essere in grado di fermarti, riconoscere il pattern ed andare convintamente verso la battaglia. Fisica, spirituale, lavorativa o sentimentale che sia. L’ambito non ha importanza, la risposta sì.
Tutto questo crea forza mentale, l’ingrediente segreto per uscire vincitori dalla vita. Creare quei “calli” nella tua mente che ti rendono via via più anti-fragile. Badate bene: anti-fragile, non resiliente.
La lotta come scelta di vita, come fine dell’esistenza. Quella lotta che ti fa crescere, incespicare, cadere, rialzarti e che ti dona la cosa più importante: sentirti maledettamente e incredibilmente vivo.
E’ tutto nelle tue, nelle mie e nelle nostre mani. Non resta che scegliere. Io una strada te l’ho indicata. Ora sta te, giovane guerriero.
“Non è la tempesta a distruggere l’uomo, ma la resa. Il mare ti piega, ti schianta, ma se rialzi la testa e torni al timone, sei più vivo di prima”.
Sconosciuto.









Commenti