ZEROCONFRONTO
- Redazione

- 6 dic
- Tempo di lettura: 3 min
di Ilaria Telesca
Ci risiamo.
È tornato a farci la morale uno dei radical chic più in voga nel mondo dei centri sociali italiani.
Il fumettista Zerocalcare diventa il nuovo protagonista della cronaca, perché ha deciso di rinunciare a qualsiasi tipo di confronto.
Senza neanche provare a combattere il suo nemico immaginario con le proprie idee, sceglie di scappare nella sua sfera di autogiustificazionismo.
Contestualizziamo l’accaduto.
Zerocalcare, insieme ad altri "illustri intellettuali" italiani, ha deciso di screditare “Più libri Più liberi”, una delle fiere dell’editoria più importanti d’Italia.
Il motivo? La presenza di una casa editrice che, nel suo catalogo, ha libri che non piacciono alla classe borghese della nostra Nazione: Passaggio al Bosco.
Dopo aver sottoscritto una lettera in cui 80 autori criticano la scelta dell’AIE di far partecipare al maxi evento un editore considerato (prettamente da loro) “neofascista”, Zerocalcare dà il meglio di sé affermando pubblicamente che “non si condividono gli spazi con i nazisti” e che, quindi, non partecipa alla fiera.
Riassumiamo: il fumettista non accetta che ci sia pluralismo di idee e di pensiero, non regge il dibattito con una cultura diversa da quella progressista, si appella a un’indiretta forma di censura, scappa se non ottiene quello che pretende.
Lo fa, ovviamente, ergendosi a paladino di democrazia, antifascismo, libertà e chi più ne ha più ne metta.
La verità è che la borghesia progressista vive in un cortocircuito da cui non è più capace di uscire.
Siamo ormai abituati al fatto che se qualcosa non è conforme al pensiero unico, allora è fascista. Se un editore pubblica la biografia di Roger Coudroy anziché quella di Michelle Obama, o se racconta la controrivoluzione vandeana anziché la rivoluzione napoleonica, o ancora se analizza l’ideologia del medesimo in un mondo che vuole cancellare ogni identità, allora è fascista.
Monopolizzare la cultura è un atto infimo, proprio di una fetta di società che vuole distruggere sul nascere qualsiasi spirito critico, che non stimola la crescita e che non trasmette la possibilità di credere in determinati valori.
È ovvio che sia così, perché quando le idee sono deboli, quando sono costruite su un sistema ibrido e senza fondamenta e quando, spesso, si appoggiano a correnti economiche più che culturali, risulta difficile vincere un confronto - politico, intellettuale, sociale - con l’avversario.
La soluzione ideale diventa, di conseguenza, non avere la controparte, escludere il nemico prima ancora che possa affrontarci, proprio perché consapevoli che la battaglia è persa in partenza.
Questa società tipicamente borghese - quella che trova una scusa anziché una strada, proprio come il nostro Zerocalcare - si nutre di automi, dell’indifferenza degli individui a cui sono propinate solo certe letture, certe notizie e certi concetti.
La borghesia ha paura della Comunità che approfondisce, che si dedica allo studio di diversi pensieri con il fine di costruire autonomamente le proprie idee, senza farsele inculcare da un sistema marcio e unidirezionale.
Passaggio al Bosco si confronta ogni giorno con un’editoria oligarchica e lo fa mantenendo saldi i suoi principi, rifiutando l’omologazione culturale nonostante la conseguente ghettizzazione che questa scelta di libertà comporta.
Mi dispiace che i paladini della democrazia debbano prendere atto del loro comportamento dittatoriale, ma censurare il pensiero è come bruciare i testi in piazza: un gesto tirannico.
Il concetto, almeno a noi, è ben chiaro: più libri, più liberi.









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