di Greta Legato
Più di 200 uomini uccisi tra magistrati, politici, forze dell’ordine, pentiti, bambini. Un solo nome che ha macchiato di sangue la città di Palermo e che ha lasciato una macchina indelebile nella storia della nostra Italia: Salvatore Riina.
Il capo dei capi, il boss di Cosa Nostra, la belva che senza cuore fece uccidere i giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Cesare Terranova; l’uomo che non ebbe pietà del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, del carabiniere Emanuele Basile, dei commissari di polizia Giuseppe Montana, Ninni Cassarà e Boris Giuliano; l’uomo che non lasciò via di scampo al Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella e ai magistrati Antonino Scopelliti e Rocco Chinnici. Il 15 gennaio del 1993 Salvatore Riina venne arrestato e l’uomo che per anni dichiarò guerra allo Stato senza nessuna pietà, andò incontro al destino che fece trionfare tutti coloro che per anni fecero della lotta alla criminalità organizzata, la lotta della loro vita.
Perché ad essere uomini d’onore ci vuole coraggio e l’insegnamento più grande ce lo danno uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Quegli uomini che c’hanno insegnato ad assaporare il fresco profumo di libertà e ad opporci al puzzo del compromesso morale. Quegli uomini che continueranno a vivere per sempre nei cuori di coloro che conserveranno sempre i loro valori. Valori fondati sull’amore, sulla forza di volontà, sulla paura ma anche sul coraggio.
Perché come disse Paolo Borsellino “ è bello morire per ciò in cui si crede: chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.
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