Di Piergiorgio Laguardia
Oggi 1º Maggio si celebra la festa del lavoro, una festa di democrazia in una nazione che negli anni '50-'60-'70 si è caratterizzata per essere la più innovativa sul piano del diritto dei lavoratori e dell'equità economica: dalla contrattazione Di Vittorio allo Statuto Giugni del 1970 passando per i punti di contingenza della scala mobile targati Luciano Lama-avvocato Agnelli.
Il quadro è cambiato però già con l’approvazione della legge Biagi, a cui An capeggiata dal tridente Alemanno-Cirielli-Storace provó ad opporsi, non considerandola una legge di destra sociale e con Jobs Act e Riforma Fornero, che hanno cancellato l’art 18 dello Statuto Dei lavoratori, flessibilizzato il mercato e aver posto dei limiti al reintegro in caso di licenziamento insussistente.
Oggi infatti tante categorie sono rimaste scoperte dai Contratti Nazionali, nonostante ci siano più di 900 ccnl, con relativa ipertrofia normativa, la disoccupazione tocca l’8%, i salari sono stagnanti da 30 anni e la forbice tra ricchi e poveri si allarga in modo sempre più consistente.
Il decreto tra poco al vaglio del Consiglio dei Ministri affronta in parte questi problemi e non ne affronta altri urgenti e in parte previsti nel programma stesso: partendo dalla riduzione del cuneo fiscale, dopo una grande timidezza in sede di legge di bilancio, si registra un aumento da tre a sette punti per i redditi da lavoro dipendenti fino a 25.000 €, invece da due a sei per i redditi fino a 35.000 €.
Una misura che sicuramente soddisfa tutti e su cui c’è grande convergenza, basti pensare infatti che su questo punto Fdi, Pd e il ministro Giorgetti hanno pragmaticamente e giustamente le stesse idee ed un approccio simile; aumenterà infatti all’incirca di €50 al mese la componente netta delle buste paga.
Altro segnale positivo viene dalla detassazione dei fringe benefit fino a €3000: un incentivo agli imprenditori a praticare forme di altruismo e di vicinanza ai loro dipendenti, non solo per fidelizzarli ma anche per rafforzare lo spirito di comunità che ci deve essere all’interno di un’azienda.
Lezione quest’ultima di Adriano Olivetti.
Sui contratti a termine invece pare essere stata messa una piccola pezza all’errore: la definizione delle causali per i contratti a termine -per fortuna non si potrà andare oltre i 24 mesi- passa dalla contrattazione individuale, che sarebbe piaciuta solo a Friedman ed alla Tatcher, alla contrattazione collettiva.
Sulla riforma del Reddito di cittadinanza, su cui certamente vanno intensificati i controlli, invece purtroppo non si è deciso nè di aumentarne l’importo, nè di legarlo alle politiche attive sul lavoro attraverso assunzioni -a tempo indeterminato, altro che i navigators riconducibili ad una mancia capace solo di creare ulteriore precariato- e dotazioni tecnologiche ai centri per l’impiego: ci si è limitati ad una stretta fino ad €300 per 12 mesi max non rinnovabili e all’organizzazione di corsi di formazione, mentre per i non occupabili vi sará una nuova attenzione con €500 al mese per 18 mesi, rinnovabili di altri 12.
Allo stesso modo non si è deciso già da ora di estendere i Ccnl alle categorie scoperte e di rinnovare con miglioramenti ed aumenti salariali quelli in scadenza : misura chiave del programma elettorale e sicuramente più efficace del tanto propagandato salario minimo che, messo lì così, si va a scontrare con la contrattazione di Vittorio.
Inoltre è stata circoscritta l’applicazione dei voucher per prestazioni occasionali di lavoro, da 10 a 15 mila € al settore delle fiere, degli stabilimenti termali, dei congressi ecc.
Uscendo dalla retorica credo che, se applicati parzialmente al settore della ristorazione, agricolo ed alberghiero possano andare bene, ovviamente però bilanciando diritti e libertà delle parti in gioco, principio del nostro codice civile nella parte relativa ai rapporti di lavoro.
Concludendo invece sul coinvolgimento dei sindacati, in parte andavano coinvolti maggiormente già da prima, senza dare seguito a polemiche strumentali.
Il Presidente del Consiglio Meloni ha giustamente detto che il confronto tra le parti sociali è fondamentale: infatti forse è da attribuire anche a questo la correzione di marcia sulla sede contrattuale opportuna per definire le causali.
Tuttavia occorre in futuro maggiore determinazione, disponibilità e volontà politica: occorre entrare nell’ottica che più pace sociale c’è più l’economia ed i salari possono correre.
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