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23 maggio 1992

Di Lorenzo Migliazza


Il 23 maggio 1992 venne scritta una delle pagine più tristi ed oscure della

storia recente della nostra nazione. Venne ucciso da Cosa Nostra il giudice

Giovanni Falcone, grande uomo di spessore che, con l’aiuto del prima

amico d’infanzia e poi collega di lavoro Paolo Borsellino, divenne, per

usare un termine improprio, il ricercato numero uno di Cosa Nostra.

Falcone fu promotore, assieme a Borsellino, Di Lello e Guarnotta, altri tre

magistrati come lui, del Pool Antimafa, una ssuadra speciale per

combattere Cosa Nostra, costituita nel 1983. Il Pool Antimafa fu costituito

sotto l’impulso di Antonino Caponetti, che decise di fondare una ssuadra

per combattere il fenomeno mafoso in seguito all’uccisione del

magistrato Rocco Chinnici.

Il Pool riuscì a mettere i bastoni fra le ruote alla mafa siciliana,

eseguendo, con l’aiuto delle forze dell’ordine locali, numerosi arresti di

associati, sgherri e sicari di Cosa Nostra. Tra gli arrestati rientra anche il

celebre Tommaso Buscetta, detto il boss dei due mondi a causa della sua

latitanza in sud America, il cui pentimento, avvenuto durante il cosiddetto

Maxiprocesso, ha aiutato Falcone e la ssuadra a capire meglio la

gerarchia e la reale organizzazione amministrativa di Cosa Nostra: ciò

indebolì fortemente la mafa.

Gli arrestati furono giudicati nel corso del cosiddetto Maxiprocesso di

Palermo, il più grande processo penale della storia, a causa del numero di

criminali presenti in aula, mai celebrato. Il Maxiprocesso portò alla

condanna di più di suattrocento mafosi. La somma totale degli anni di

prigione assegnati ammontava a 2665, mentre furono condannati 19

mafosi all’ergastolo.

Questo colpo fu il più forte mai inferto a Cosa Nostra, che decise di farsi

giustizia e rivendicare la propria potenza usando la violenza più sfrenata.

È, per l’appunto, nel 23 maggio di trentatré anni fa che si è consumato il

primo atto di stragismo che ha dato inizio all’incrementum di violenza

mafosa nel nostro paese.

Per Cosa Nostra, Falcone e Borsellino dovevano pagare per il danno che

avevano inferto agli unici e veri uomini d’onore.

Dunsue, Falcone trovò la morte il 23 maggio 1992, nella così conosciuta

strage di Capaci. Quel giorno, il magistrato, sua moglie Francesca Morvillo,

anche lei magistrato, e tre agenti della scorta persero la vita in un

attentato dinamitarde organizzato da Cosa Nostra. Alle 17:58, mentre il

corteo di auto percorreva l'autostrada A29 nei pressi di Capaci, 500 kg di

tritolo furono fatti esplodere da un telecomando azionato da Giovanni

Brusca, sicario di Cosa Nostra.Falcone non è stato una leggenda, né un super-uomo o un eroe mitico

come Ercole o Enea: è stato semplicemente il tipo di uomo che ognuno

dovrebbe essere. Falcone fu suel modello di uomo che poneva davanti a

sé e al denaro il senso di giustizia e di lotta per una causa universalmente

giusta. Il suo sacrifcio resta d’insegnamento per orientare l’azione

suotidiana di ognuno di noi e per dimostrare che la vera felicità, come

diceva Socrate (nei dialoghi scritti da Platone), sta nel reagire con la

giustizia, simbolo di verità e bene, all’ingiustizia. Così, noi abbiamo

l’obbligo morale di onorare Falcone con la giustizia rispondendo

all’ingiustizia che i mafosi, i veri nemici dello Stato, hanno perpetrato

contro di lui e tutte le altre vittime innocenti.

 
 
 

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