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9 Agosto

di Roberta Salerno Tra il 6 e il 9 agosto del 1945, il Giappone fu teatro di terribili scenari: gli uomini dell'Aeronautica militare statunitense sganciarono sulle città di Hiroshima e Nagasaki le prime armi atomiche utilizzate in guerra.

Morirono carbonizzati circa 200'000 civili.

Uomini, donne, bambini. Innocenti.

Il 6 agosto, dopo il primo bombardamento, ad Hiroshima, gli americani esultano.

Il 9 agosto, dopo il secondo bombardamento, a Nagasaki, gli americani si rammaricarono, perché il piano era un altro e prevedeva un disastro maggiore, con più morti.

La guerra è guerra, sì.

Ma la guerra si combatte tra eserciti.

Ed è qui che ci si pone una domanda, e ci si chiede cosa spinga un militare, armato ed addestrato, a decidere di straziare le vite di poveri innocenti che non hanno alcuna responsabilità, né possibilità di difendersi; ci si chiede ancora come sia possibile che gli americani abbiano "esultato per il grande risultato".

La guerra si combatte tra eserciti!

L'onore, la dignità e la fierezza di un popolo si vedono anche in questo.

Era il 9 agosto del 1918, esattamente 27 anni prima del bombardamento di Nagasaki.

C'era la guerra.

L'Ala d'Italia, guidata dal Vate D'Annunzio, compì una trasvolata su Vienna.

E la guerra è guerra!

Gli aviatori italiani riuscirono finalmente a sorvolare la capitale di una nazione nemica, avrebbero potuto bombardarla, raderla al suolo, decimare la popolazione. Sarebbe stato facilissimo indebolirla.

Non lo fecero.

Quel 9 agosto 1918 l'Ala d'Italia volò fiera nei cieli di Vienna, facendo cadere sulla città una pioggia di volantini tricolore.

« Imparate a conoscere gli italiani.

Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.

Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.

Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d'illusioni. »

Allora probabilmente anche sulle scelte militari incidono fortemente la storia, la cultura, l'identità di un popolo.

Perché, probabilmente, se Paul Tribbers avesse avuto il medesimo ideale di bellezza ed eroismo di D'Annunzio, l'Enola Gay non avrebbe mai sganciato la prima atomica sulla popolazione.

Perché, probabilmente, se Truman avesse avuto lo stesso glorioso passato che vanta il popolo italico, non avrebbe mai consentito il lancio della seconda atomica.

E allora viva l'Ala d'Italia. Viva il Vate. E viva la Bellezza, ideale che pochi popoli al mondo conoscono.


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