Alfredo Cospito non è Bobby Sands
- Redazione

- 3 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min
di Andrea Piccinno
In questi giorni, di castronerie sulla vicenda riguardante il terrorista anarchico Alfredo Cospito e il suo sciopero della fame per richiedere l’eliminazione dell’articolo 41-bis ne ho lette a bizzeffe.
E, a dirla tutta, da garantista fino al midollo e assoluto difensore della finalità rieducativa della pena quale sono, vi posso assicurare che da sempre ho molti, moltissimi dubbi relativi alla disposizione del 41-bis e al suo utilizzo nelle carceri italiane. Ma davvero tanti dubbi.
Spesso, però, questa diatriba dialettica che da giorni va avanti nel nostro Paese supera ogni soglia di decenza e accettabilità. L’ultimo a essere riuscito non solo a superare questa soglia, ma anche a costringermi a rimettere le mani su una tastiera e scrivere una risposta è niente meno che Luigi Manconi, ex-senatore del Partito Democratico e compagno di Bianca Berlinguer.
Per capirci, uno che ha raggiunto la massima vetta della sua carriera professionale prendendo una delle cantonate più grandi della storia della critica musicale italiana, recensendo come «un disco tremendo» l’album che poi si rivelò di maggior successo di Fabrizio De André, Storia di un impiegato, e come «un esempio magistrale di insipienza culturale e politica» il brano Il bombarolo, ovviamente anche questo uno dei brani universalmente più apprezzati della discografia del cantautore genovese.
Sulle colonne dell’uscita di ieri de La Repubblica, il nostro Manconi, che come abbiamo visto di cantonate se ne intende, ha avuto addirittura l’ardire di paragonare il terrorista Alfredo Cospito a Bobby Sands, il dirigente dell’IRA morto in seguito ad uno sciopero della fame nelle carceri britanniche.
Al di là della tristezza di una certa sinistra, costretta a trovare la sua nuova bandiera in un geniale terrorista che prende la audace decisione di gambizzare un dirigente della Ansaldo Nucleare come risposta al maremoto di Fukushima, una cosa va detta subito e a chiare lettere: Alfredo Cospito non è Bobby Sands.
E anche il solo pensare o immaginare che Cospito stia facendo una battaglia per alcuni aspetti simile a quella di Sands è motivo sufficiente per ottenere il patentino da idioti.
Se Cospito lotta per far rimuovere in toto una misura sicuramente ambigua, ma applicata anche ad alcuni dei peggiori criminali della storia repubblicana come Matteo Messina Denaro, Bobby Sands lottava per far vivere in condizioni decenti nelle carceri i reclusi repubblicani. Non i mafiosi.
Se Cospito è entrato in carcere per una tentata strage e per avere gambizzato un industriale, Sands certamente non era un pacifista, ma lottava per il sogno della sua gente e per una terra e una realtà che ancor oggi gli dà ragione. Se Cospito lottava contro il mondo civile, Sands rivoleva la civiltà nella sua Irlanda.
Un’altra, l’ennesima cantonata non del solo Manconi ma di tutta la sinistra italiana: un PD che prima si espone con l’ex-ministro Orlando come contrario al 41-bis per poi difenderne la sua natura nelle aule parlamentari con la Serracchiani, una parte consistente del mondo sinistrorso che incoraggia Cospito ad andare avanti nella sua battaglia e che, quando non lo fa, si sostituisce alla magistratura per elaborare teorie secondo le quali dovrebbe in realtà essere eliminato il 41-bis, almeno a lui.
La realtà è, invece, molto più semplice. Quando per eliminare una legge si è costretti a creare minacce terroristiche, la massima degli anni di piombo «Né con lo Stato né con i terroristi» non più utilizzabile: quando dall’altra parte c’è chi è contro lo Stato in sé, esistono solo due posizioni, due trincee. E, oggi, ogni forza democratica ha il dovere di difendere lo Stato, per quanto questo malandato possa essere.
Se poi, casualmente, la lotta di Cospito ottiene risalto mediatico solo una volta che allo stesso regime viene condannato anche uno dei boss della mafia nostrana e se poi, casualmente, lo stesso Cospito rassicura un esponente dei Casalesi sulla continuazione della sua lotta contro il 41-bis non solo per lui, ma per tutti i condannati, due domande dovremmo, sempre casualmente, farcele anche noi.
Se ideologicamente dovrebbe essere ormai chiaro come l’anarchia non possa più essere e non sia mai stata un fenomeno collettivo, ma possa essere al più solo uno splendido e complicato processo individuale, la pericolosità di Cospito per sottostare al carcere duro può essere giudicata solo dalle sedi opportune: non dal Governo, non dall’opinione pubblica, fortunatamente neanche da Manconi.
Alfredo Cospito, Matteo Messina Denaro e tutti gli altri condannati al 41-bis devono ricevere le migliori cure, così come ogni detenuto delle carceri italiane. Devono essere assistiti e curati, devono vivere una vita degna, perché lo Stato deve fare lo Stato e non il terrorista o il mafioso.









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