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Anche se tutti noi…


Di Salvatore Tuzio


È notizia di queste ore il nuovo allarme al ritorno compiuto del fascismo: durante la tradizionale parata per le celebrazioni della Festa della repubblica svoltasi il 2 Giugno su via dei Fori Imperiali a Roma, sarebbe andato in scena un omaggio al ventennio fascista con tanto di saluto romano al camerata La Russa che, compiaciuto, avrebbe applaudito e sorriso.


Ma andiamo con ordine. A far scoppiare la “bomba” sono stati due dei più grandi giornalisti attualmente onnipresenti nel panorama politico italiano: Roberto Saviano e Michela Murgia.

Il grande fatto: il Capitano di corvetta comandante del reparto in sfilata avrebbe teso verso l'alto il braccio destro e davanti alle tribune il reparto avrebbe gridato “Decima”, La Russa e Molini avrebbero sorriso compiaciuti al “saluto romano”, chiaro simbolo del ritorno del fascismo.

Questo è ciò che affermano i due guru dei salotti borghesi radical chic, ma la verità oggettiva è anni luce lontana, basterebbe masticare meglio la materia o, nel caso di Saviano, chiedere ad uno della sua scorta -profumatamente pagata con i soldi degli italiani- il significato di determinati gesti per cogliere per la prima volta nella vita l’occasione per non sfigurare. E invece no.


Ciò che fa il comandante del reparto in sfilata non è altro che alzare il braccio destro verso l’alto e perpendicolarmente al corpo dando agli uomini in parata, impegnati a mantenere allineamento e copertura, un segnale avvertitivo, come a dire: “state pronti sto per dare un ordine”, tanto è vero che una volta arrivati davanti alla tribuna autorità in braccio si contrae verso il basso e arriva l’ordine “attenti a…sinistra” lo schieramento gira la testa di 90° gradi e urla “Decima”, rendendo gli onori all’autorità.

Questa è la cronaca oggettiva dei fatti, da qui si apre il capitolo del perché urlano “decima”. La risposta è anche questa molto semplice, basterebbe avere un po' di spirito patriottico per saperla; il reparto  “incriminato” è il COMSUBIN, ovvero le forze speciali sommergibilisti e subacquei della Marina Militare, corpo di élite, stimato in tutto il mondo: hanno il basco verde-azzurro e sul loro fregio il simbolo di un caimano in ricordo dei caimani neri, il corpo incursori arditi della Marina regia durante la prima guerra mondiale.

Marciano con il passo dell’oca, perché la fondazione del loro corpo avviene negli anni ‘30 e conservano quel tipico passo di marcia, urlano “decima” in memoria di quello che fu durante il secondo conflitto mondiale uno dei corpi di élite della regia Marina, il quale ricevette il plauso anche delle forze nemiche e si contraddistinse per le gesta eroiche nel Mediterraneo, dove a bordo dei S.L.C. (siluri a lenta corsa), i marinai della Decima arrivavano sotto le pance delle navi nemiche e le facevano esplodere.

Uno dei più grandi eroi fu il tenente Teseo Tesei che in uno di questi attacchi ne rimase vittima.

La storia della Decima, come molte altre storie dei corpi d’élite dell’Esercito Italiano, dopo l’otto settembre ebbe un destino particolare: si divise in due, seguendo il destino geografico delle due basi in cui erano collocati i marinai; la base di Taranto, o ciò che ne rimaneva dopo l’attacco inglese del 1943, rimase sotto la guida della Regia Marina italiana, la base di La Spezia dopo varie richieste allo Stato Maggiore sul comportamento da intraprendere e nessuna risposta, decise di continuare la sua guerra contro gli anglo-americani. Una storia scissa dall’armistizio, ma che nonostante l’opposta fazione conservava simboli, vessilli, motti e tradizioni, tornate sotto un unico bandiera nel 1945.

Ogni reparto militare in essere conserva un passato storico vissuto tra la prima e la seconda guerra mondiale, con annessi e connessi, senza vergogna ma con onore.

Ci sono reparti come il 9° Cavalleria di Novara che conserva la memoria storica e militare della campagna di Russia di quello che fu il Reggimento Cavalleggeri di Alessandria, l’ultima carica a cavallo con sciabola al vento contro le mitragliatrici Russe o la brigata paracadutisti Folgore che porta con sé il ricordo dei ragazzi di El Alamein; o ancora i ragazzi del Grappa della Prima Guerra Mondiale.


La Storia d’Italia è piena di gesta eroiche di uomini che scelsero di donare la propria vita ad un’idea più grande, uomini e donne che hanno ricevuto post mortem medaglie al valor militare, tra queste la bandiera della “Decima”, che tanto non piace a Saviano e Murgia, ne ha ricevute ben 170 per il valore dei singoli uomini ed una alla bandiera di guerra!

La Storia è storia e va conosciuta, altrimenti si rischia di offendere la memoria di chi sacrificò se stesso e di chi, anche senza giungere alla morte, si portò dietro gli strascichi di quella esperienza.

La Storia è storia e va studiata, così come prima di parlare andrebbe approfondito ogni argomento, soprattutto se di tal argomento non si è mai fatta esperienza.

Vedete, caro Saviano e cara Murgia, il consiglio che vi posso dare non è tanto arruolarvi nel Comsubin, la vostra scarsa italianità non ve lo permetterebbe, ma seguire almeno da vicino cosa facciano questi “pericolosi fascisti” e la prossima volta, prima di cercare spazio per un titolo sul giornale, magari riflettere sulle conseguenze.


Sacrifici, dedizione, privazione e coraggio, sono questi i requisiti base per poter essere un soldato. A voi non appartengono e vi resta il solo chiacchiericcio da “Bar dello Sport” che dimostra la pochezza delle vostre persone.

La Storia è Storia, e quella della nostra Nazione ha visto sempre gli eroi contrapposti ai vili, gli italiani agli antitaliani; e proprio come diceva la canzone “anche se tutti…noi no”, noi abbiamo scelto da quale parte della Storia restare e proprio come chi lo fece prima di noi, abbiamo vinto!

 

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