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Chi ha paura della tradizione?

Di Ilaria Telesca


Il Grande Fratello, ateo e sicuramente anti-cristiano, ha il perverso compito di sradicare dalle importanti celebrazioni la loro purezza, rendendole delle semplici festività di desiderio materiale.

Nella società moderna la Pasqua deve essere una festa come Halloween o San Valentino, per cui la parola d’ordine è una sola: consumismo.

È complicato anche per le più forti élite, però, svuotare spiritualmente la Settimana Santa, che ha un ruolo cruciale nella nostra comunità, non solo dal punto di vista religioso ma anche etico e sociale.

L’inestimabile sacrificio che il Figlio di Dio ha compiuto in favore di tutti i Cristiani viene ricordato anno dopo anno con le più belle rappresentazioni tradizionali: il giro delle Chiese per vedere i Sepolcri il Giovedì Santo, la Via Crucis che ogni comunità organizza il Venerdì Santo, il Veglione del sabato sera.

 

Ci sono delle Tradizioni che neanche la più progressista delle ideologie riesce a cancellare, delle Tradizioni che riuniscono tutti in un senso di comunione spirituale oltre che fisica, spesso anche solo inconscia, ma che ci ricorda il legame con la nostra Storia.

 

Senza il Cristianesimo non saremmo ciò che siamo.

Avremmo perso qualsiasi tipo di morale nel momento della caduta dell’Impero Romano.

Saremmo stati facile preda di tutti i popoli esoterici che hanno cercato di contrastare la nostra missione di divulgazione di Bene.

 

Cristo ci insegna il sacrificio più grande, ricordandoci che il lamento e la rassegnazione sono futili nella vita di un Cristiano, che dev’essere pronto ad affrontare anche le situazioni più critiche e dolorose, nel nome di una Fede molto più grande di lui.

La sofferenza terrena, unitamente ad un modus vivendi adeguato e giusto, viene ricompensata dalla salvezza eterna ed è ciò che spinge a dare il massimo per arrivare al traguardo a testa alta.

La Pasqua, rappresentando il momento di gioia per eccellenza nella religione cristiana, dà anche modo di condividere momenti di tranquillità con le nostre famiglie e i nostri amici.

Si onora la Resurrezione e la vittoria della Fede con i prodotti della nostra identità, dal casatiello all’agnello.

Non c’è Mc Donald’s che tenga, non c’è farina di grillo né carne sintetica; la Domenica Santa ci si siede a tavola con la consapevolezza di mangiare la qualità (e una grande quantità) del cibo italiano.

È un momento per riscoprirci comunità e che dimostra la solidarietà che ci contraddistingue, tra raccolte alimentari per le famiglie in difficoltà o di uova per quei bambini che non possono permettersele.

Come si può immaginare una cultura più bella della nostra?

Eppure anche durante la Settimana Santa hanno provato in ogni modo a minare l’identità; basti pensare alla maestra che ha dovuto subire non solo una gogna mediatica ma anche una vera e propria sospensione lavorativa, con l’unica colpa di aver fatto realizzare un rosario ai suoi studenti e per aver fatto recitare loro l’Ave Maria.

La maestra stava consegnando la Tradizione, come sempre dovrebbe essere, e proprio per questo è stata punita, per aver svolto il suo compito di transducere e per aver parlato ai giovani di un’idea diversa rispetto a quella gender o a quella dell’utero in affitto.

Se non rispetti i canoni e i dogmi del progressismo più estremista allora sei ignorante e retrogrado e, come tale, devi essere danneggiato.

Purtroppo è così, la nostra Tradizione fa paura; fa paura a chi crede in forze maligne, a chi preferisce il materiale allo spirituale, a chi incoraggia il caos e l’odio.

La Pasqua è la Luce che sconfigge le Tenebre.

È la vittoria del Bene sul Male.

È la forza del Cristianesimo contro ogni esoterismo.

E noi siamo fieri di onorarla anno dopo anno.

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