di Ilaria Telesca
Il 10 marzo a Pechino è stato firmato un accordo che potrebbe cambiare le sorti geopolitiche del territorio forse più confuso e dinamico del mondo, il Medio Oriente. Due Paesi come l’Iran e l’Arabia Saudita, da sempre rivali per motivi soprattutto etnico-religiosi, basati sull’eterna contrapposizione tra musulmani sciiti e sunniti, poi anche economici e politici, avevano interrotto ufficialmente i rapporti nel 2016 dopo l’esecuzione di alcuni sciiti a Riyad e la risposta iraniana a sedi diplomatiche saudite. Da allora la “Guerra Fredda” mediorientale si è intensificata e le due fazioni hanno sempre lottato per l’egemonia della regione. Non è stata la Cina, in realtà, ad aver aperto una strada verso la tregua, già in programma dal 2021, ma sicuramente ha dimostrato ancora una volta la sua importanza come potenza mondiale. È più facile fare da mediatore in situazioni in cui non si è preso parte attivamente, in conflitti in cui non si è deciso di appoggiare una parte piuttosto che un’altra. La strategia geopolitica della Cina è chiara: Pechino rimane fuori da ogni scontro e, approfittando della sua neutralità, si erge poi a paladina della pace e risolutrice economica per i Paesi in difficoltà. Questa prima dichiarazione congiunta di Iran e Arabia Saudita stabilisce la ripresa dei rapporti diplomatici e la riapertura delle ambasciate. Un primo passo che, però, già fa ipotizzare uno sconvolgimento nella regione araba, in cui quasi tutti si sono detti soddisfatti dell’accordo, dalla Siria agli Emirati Arabi Uniti: solo Israele si è espresso contrariamente a quest’atto di “pace”, con la paura che un’interruzione degli scontri possa portare ad un’unità che destabilizzerebbe i suoi equilibri in Medio Oriente e la sua posizione da pedina occidentale nel territorio. Il gesto della Cina ha smosso uno scacchiere che sembrava consolidato, in cui gli Stati Uniti e la Russia conservavano da anni il predominio sui Paesi mediorientali e, da un momento all’altro, si sono ritrovati in secondo piano davanti ad un gigante che fino ad allora sembrava essere solo uno spettatore, ma che in realtà premedita sempre il suo successivo movimento, dall’Africa al Sud America arrivando adesso in Medio Oriente. In tutto ciò, come sempre, l’Europa continua a rivestire un ruolo marginale in ogni movimento geopolitico, assoggettata a scelte statunitensi. Ancora una volta ci troviamo davanti ad una situazione che dovrebbe fortemente allarmarci e metterci nella posizione di determinare le nostre scelte in totale autonomia. Lo diciamo sempre: data la sua posizione strategica e la sua importanza economica, l’Europa ha l’opportunità di definire le sorti geopolitiche di tutto il mondo, se solo si decidesse una volta per tutte di concretizzare i concetti di sovranità e di indipendenza. Non possiamo continuare a guardare inerti gli spostamenti mondiali definiti da Pechino o da Washington, da potenze che nulla hanno a che fare con la nostra identità. Siamo figli di Roma, figli di Enea, figli di una cultura che dovrebbe essere esempio per tutti e che, come il Pantheon ci insegna, dovrebbe unire i popoli anziché alimentare gli scontri. L’egemonia della Cina si sta concretizzando passo dopo passo, l’Occidente a seguito della guerra tra Russia e Ucraina sta perdendo forza e rilevanza. È arrivato il momento di prendere in mano il destino della nostra comunità.
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