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COSA FATTA CAPO HA

Di Giovanni D’Agostino


Esattamente 104 anni fa, aveva luogo una delle più memorabili imprese del secolo.

Al termine del primo conflitto mondiale, il Regno d’Italia non vide soddisfatte le sue richieste territoriali e il governo era troppo debole a causa delle lotte tra classi che incominciavano a prender piede in tutto il Bel Paese.


Sullo sfondo di disparità sociali, disoccupazione e tensioni politiche, i soldati tornati dal fronte costituirono associazioni nazionaliste.

Tutti i vari movimenti asserivano che l’Italia aveva vinto la guerra, ma al tempo stesso aveva subito una vittoria mutilata in quanto le promesse stabilite dal Patto di Londra non vennero rispettate.

In base al patto, oltre al Trentino Alto Adige e all’Istria, anche la città di Fiume e la costa dalmata sarebbero dovute passare all’Italia, tuttavia il presidente americano Woodrow Wilson si oppose fermamente all’idea italiana di annettere ulteriori terre.

Così l’11 settembre 1919 Gabriele D’Annunzio, figura di spicco del nazionalismo italiano -già ideatore dello spettacolare volo su Vienna- partì da Ronchi alla testa di circa duecento legionari con l’intento di marciare su Fiume per rivendicarne l’annessione all’Italia.


Durante la marcia verso Fiume, numerosi reparti di arditi e bersaglieri si unirono alla colonna dannunziana, che entrò a Fiume il 12 settembre, accolta in festa dalla popolazione italiana.

Durante la Reggenza Italiana del Carnaro, numerose figure di rilievo da un punto di vista filosofico e politico, affluirono a Fiume. Tra i nomi più noti troviamo Filippo Tommaso Marinetti, Guido Keller, Alceste De Ambris, Ettore Muti e Giuseppe Bottai.


L’esperienza fiumana aveva radici rivoluzionarie, e rivoluzionaria fu la costituzione redatta appositamente per la Reggenza.

Scritta da De Ambris, e resa poesia da D’Annunzio, la Carta del Carnaro fu una sorta di preludio delle costituzioni moderne, venivano infatti garantiti tutti i diritti fondamentali e veniva istituito un organo politico, il Consiglio degli Ottimi, di stampo decisamente democratico per l’epoca. Poteri “dittatoriali” sarebbero stati assunti infatti, solo in caso di guerra nominando un condottiero che avrebbe portato la Reggenza alla vittoria.

La costituzione voleva proporre un’alternativa sia alla società capitalistica, sia alla società marxista.

Lo stato fiumano sarebbe stato organizzato in maniera del tutto innovativa anche dal punto di vista militare: fu emanato un ordinamento indirizzato all’esercito che scandiva le caratteristiche delle forze armate della Reggenza del Carnaro su suggerimento di Giuseppe Piffer, un esercito destinato per lo più ad azioni militari a livello locale e organizzato secondo una gradazione totalmente diversa da quella usuale.

Tuttavia i buoni propositi di fondare uno stato nuovo, innovativo e totalmente differente da tutte le altre realtà europee, ebbero vita breve in quanto a Fiume fu restaurato l’ordine nel 1920, a seguito di scontri tra la milizia dannunziana e l’esercito regolare italiano, scontri noti come il “Natale di sangue”, così definiti poiché avvenuti tra il 24 e il 26 dicembre.

Fiume diventerà italiana solo nel 1924, quando sarà definitivamente annessa al Regno d’Italia.


Quella che D’Annunzio lanciò da Ronchi, fu di fatto una sfida al sistema, dimostrazione che le parole e i motti, come “Memento Audere Semper”, possono diventare azioni, che anche l’impossibile può diventare realtà. In un mondo sempre più pervaso dalla staticità, dalla passività e dal servilismo, dovremmo riscoprire la necessità di agire, di “osare”.

In fondo anche lo stesso Vate diceva che “bisogna fare della propria vita, come si fa un’opera d’arte”.

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