top of page
Cerca
Immagine del redattoreRedazione

Differenze d'oltralpe: il nuovo Presidente del Rassemblement National ha 27 anni

di Andrea Piccinno

 Nell’anno del cinquantesimo anniversario della sua nascita, il Rassemblement National si ritrova per la prima volta a non avere, almeno ufficialmente, un Le Pen al comando.  Il nuovo Presidente del partito francese, infatti, si chiama Jordan Bardella, è cresciuto negli alloggi popolari a prezzo calmierato di una dalle banlieu più difficili di Parigi e ha forti origini algerine e italiane, come sottolineato nel suo primo discorso da presidente. E, soprattutto, ha soli ventisette anni.  Nel diciottesimo congresso del RN, ha battuto con l’85% dei voti Louis Aliot, sindaco di Perpignan ed ex compagno della stessa Marine Le Pen che ha avuto sicuramente un ruolo più che rilevante nella vittoria di Bardella, spinto da tempo dalla segreteria del partito francese.  Bardella prende la sua prima tessera del Front National a sedici anni, a diciannove diviene segretario dell’intero dipartimento di Seine-Saint-Denis per poi diventare consigliere regionale l’anno successivo a soli venti anni e portavoce nazionale del FN a ventidue, presidente di Generation Nation a ventitré e, per festeggiare i ventiquattro, viene eletto in Parlamento Europeo dopo essere stato blindato e scelto come capolista dalla Le Pen.  Al contrario di quanto si creda, o meglio di come siamo abituati noialtri, la destra francese ha più volte dato spazio a figure giovani e in ascesa. Spesso cadendo in bieco giovanilismo, spesso andando a isolare le voci più fuori dal coro del panorama interno. Ma lo ha fatto. Nel 2012 Marion Maréchal è diventata il membro più giovane dell’Assemblea Nazionale a ventitré anni, nel 2014 David Rachline diventa il senatore più giovane a ventisette anni, nel 2017 Ludovic Pajot il deputato più giovane a ventiquattro anni. E sono solo alcuni di una più ampia schiera eletta e fatta crescere tra consigli regionali e aule nazionali dal partito simbolo della destra d’oltralpe.  E i risultati sembrano premiare: pur perdendo per due volte al ballottaggio contro Emmanuel Macron, nelle presidenziali francesi la Le Pen ha sempre aumentato il bacino di voti. Bacino che, comunque, avrà modo di ampliare ulteriormente anche per la prossima corsa all’Eliseo, visto che lo stesso Bardella ha confermato che anche nella tornata del 2027 il ruolo di leader e candidato Presidente sarà assegnato nuovamente a Marine Le Pen.  Spunta un sorriso amaro sul viso, invece, se l’elezione di Bardella oggi e di decine e decine di giovani francesi ieri viene messa a paragone con il risibile spazio ottenibile dai tanti giovani meritevoli nel nostro partito. E, attenzione, non in tutta Italia.  Perché, ad esempio, al di là dei vecchi dinosauri che infestano da anni televisioni e parlamento, il Partito Democratico sparge per l’Italia un numero considerevolissimo di coordinatori provinciali, regionali e di città metropolitane con meno di trentacinque anni. Lo stesso Partito Democratico che ha fatto arrivare in Parlamento una ragazza del 1997, quando da noi i ragazzi del ’97 sono spesso ritenuti ancora troppo giovani e acerbi per ricoprire incarichi provinciali. E in Parlamento ci sarebbe arrivato, non fosse stato per alcuni tweet, anche Raffaele La Regina, che a ventinove anni è coordinatore regionale del PD in Basilicata: vi sfido a trovare ora un uomo o una donna non con meno di trent’anni, ma anche trentacinque anni, che coordina Fratelli d’Italia su scala regionale in Italia. Non perdete tempo, ve lo anticipo io: non esiste.  E a destra la Lega nel 2018 portò nelle aule romane un manipolo di ragazzi anche con meno di trent’anni come Luca Toccalini, Claudia Gobbato e Andrea Crippa, a cui è stata affidata anche la vicesegreteria del partito ad appena trentadue anni, oltre a Isabella Tovaglieri, figura importante del movimento giovanile leghista e spinta dal partito alle Elezioni Europee del 2019 che le hanno consentito di raggiungere gli scranni di Bruxelles. Noi abbiamo dovuto attendere il nostro massimo storico di voti per riuscire a portare in Parlamento il Presidente Nazionale del movimento giovanile e una figura dell’ufficio di presidenza, nonostante ci fosse lo spazio per regalare candidature, fortunatamente rifiutate, a donne di grande valore professionale ma lontane dalla politica attiva come Beatrice Venezi. Poco più del minimo indispensabile, se fossimo stati ancora al 4%.   L’Italia è l’unico Paese in un Europa in cui a trentacinque anni si è ancora considerati giovani. Dalle istituzioni, dai giornali, dai movimenti giovanili. In questo concorrono una miriade di motivi: politiche per l’autonomia giovanili fallimentari, un mercato del lavoro vicino al collasso, condizioni lavorative nettamente al di sotto dell’accettabile nella gran parte dei casi. Ma, soprattutto, buona parte di un’intera generazione a cui va bene così e continua passivamente ad accettarlo. A me piace credere che l’altra parte, invece, sia tra le nostre fila, stia spalla a spalla con noi alle manifestazioni, partecipi alle nostre riunioni, avanzi proposte, sogni un mondo migliore. E proprio per chi è dalla nostra parte questo dovrebbe essere un momento storico per due motivi. Il primo, ovviamente, è un governo per la prima volta a trazione Fratelli d’Italia, con un nostro Presidente del Consiglio, dei nostri Ministri e due aule colme di parlamentari che per anni hanno combattuto al nostro fianco, lavorando e studiando per essere certi di avere le competenze che oggi ci permetteranno di essere pragmaticamente e concretamente al timone una bellissima Nazione in acque pericolose. Il secondo è un motivo interno, differente ma strettamente correlato al primo: si sono liberati e si libereranno tantissimi posti. Nei consigli regionali, nei coordinamenti provinciali, nei coordinamenti regionali: si abbia il coraggio di andare a prenderli, con la forza delle idee e la necessità del domani. Il partito dimostri davvero di puntare sui suoi giovani come si fa altrove, faccia crescere e sviluppare la prossima classe dirigente, faccia vedere che Fratelli d’Italia sia seriamente un partito fresco, in grado di rompere con le logiche dei colonnelli di AN e che riesca a guardare al domani già da oggi, anche al suo interno. Gioventù Nazionale dimostri di non essere irrilevante, di saper battere i pugni sui tavoli così come in Parlamento e nelle piazze, faccia valere proposte e idee che contraddistinguono la nostra generazione, andando a valorizzarne i ragazzi e gli uomini migliori. Dire spazio ai giovani è un concetto vecchio. Dare spazio a chi merita anche se è giovane, no. Chiedere gli spazi perché si è giovani è un concetto sbagliato. Pretenderli perché si è giovani competenti, no.

 

489 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comentários


bottom of page