di Giuseppe Terone
Siamo reazionari? No, direi di no.
Ci sono tentazioni a volte di volgersi indietro a guardare con speranza ma sono sempre attimi che si esauriscono in ammirazione più che in azione.
Siamo conservatori? Sì, forse sì. Ma soltanto perché conservatore è colui che con sospetto guarda alla novità, che diffida del progresso senza limiti e che ritiene che sviluppo e progresso non siano per forza legati a doppio filo da un legame che li renda sinonimi.
Eppure nonostante preferiamo la voce di una persona allo sterile schermo di un telefono, nonostante la bellezza e la ricchezza del cartaceo siano indubbie rispetto alla sterilità di uno schermo, nonostante la lentezza di una penna sia lodevole e sincera rispetto alla tetra velocità del digitale, dobbiamo accettare che i social network sono una realtà consolidata e quotidiana della nostra vita.
La decadenza generale del costume che si verifica nella generalità, la si può osservare da vicino sui social. Non vorrei tanto concentrarmi su influencer che fanno pubblicità a qualsiasi cosa o a coppie che espongono i propri figli fin da neonati come se fossero il più commerciale dei prodotti ma sul concetto di fondo a cui ci hanno abituati: la velocità.
Attenzione: non la fruibilità delle informazioni né la loro abbordabilità ma la velocità con cui queste compaiono e spariscono senza lasciarsi niente dietro.
La soglia dell'attenzione (vi aggiungerei anche quella della sopportazione) è scesa drasticamente negli ultimi anni, con molti studi scientifici a dimostrare come i social abbiano contribuito a striminzire tutto e a sintetizzare l'irrestrittibile, rendendo tutto più superficiale.
E se a volte superficiale è sinonimo di onesto, qui è sinonimo di vacuo.
La brevità, la sintesi (non quella hegeliana, purtroppo), il limite imposto di caratteri, secondi e contenuti sono tipici di un modello culturale anglosassone e americano che ho provato sulla mia pelle in Erasmus e che, garantisco, non portano a comprensione o approfondimento. Sarebbe come dire di avere un orto nel deserto solo perché si è lanciata una manciata di semi, noncuranti (o ignoranti) che ovviamente moriranno.
Anche su questo territorio nemico per natura noi siamo sentinella di virtù, amici della complessità delle cose del mondo, difensori dei valori dinanzi alle costruzioni e costrizioni dei social che ti incatenano al nulla, ingannandoti di essere padrone di tutto.
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