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Donne e Rivoluzione

di Ilaria Telesca


Il 15 febbraio il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione con cui, stravolgendo la Convenzione di Istanbul del 2011, ha di fatto annullato i diritti delle donne per lasciar spazio ad un “genere” indefinito.


L’imposizione dell’ideologia gender è una delle sconfitte del mondo moderno e oggi, 8 marzo, l’incoerenza della sinistra paladina dei diritti viene ulteriormente confermata, quando a parole si rivendica l’importanza della donna e nella pratica la si annienta, sostituendo l’identità femminile con una figura fluida.


Noi oggi e sempre vogliamo celebrare la Donna e non abbiamo bisogno di festeggiare una giornata di consumismo ed ipocrisia per farlo.


Non c’è stato tempo in cui le donne non fossero esempio di vita e di sacrificio.


Rivediamo le prime guide spirituali certamente nelle Vestali, custodi del fuoco sacro, il cui compito fu quello più nobile per la civiltà romana, insieme a chi occupò posti in battaglia.

Le Vestali rinunciarono alla propria vita, fatta di materia e di istinti, per un bene comune e superiore ad ogni cosa: mantenere vivo il Fuoco di Vesta, l’anima di Roma, il simbolo della Tradizione.


Per quanto la figura eroica sia sempre stata attribuita all’uomo, possiamo constatare l’importanza della figura femminile anche nel Mito.

Penso ad Arianna, senza la quale Teseo probabilmente starebbe ancora vagando nel labirinto di Creta; o a Penelope, fedele moglie di Ulisse, senza la cui astuzia Telemaco sarebbe stato costretto a crescere con l’esempio distorto di un genitore scelto tra i Proci, non all’altezza del suo eroico padre.


O ancora penso alle divinità, prime tra tutte Atena e Minerva, Dee della guerra e della sapienza, dedite al combattimento come alla saggezza e alle arti.


Anche Tolkien, con la sua unicità, riesce a descrivere la guerriera per eccellenza, colei senza la quale le sorti della Terra di Mezzo sarebbero state completamente diverse: Eowyn, la Donna che scagliò il colpo finale al Signore dei Nazgûl.

Ad aiutarla c’era l’Hobbit Merry, perché la grandezza di Tolkien sta nel suo insegnamento di concreta parità: non esistono “i più deboli”, come potevano essere la figura femminile e quella dei mezzuomini, tutti sono ugualmente fondamentali affinché il Bene trionfi.

Eowyn non combatte per “rivendicare i suoi diritti”, lo fa per amor di Patria, per la sua gente, per il futuro della sua stirpe.

Proprio come Lagertha e le straordinarie Valchirie della mitologia norrena.


Gli Esempi a cui ogni donna deve guardare sono tanti, ma non solo nelle leggende e nella religione.


Sono Esempi le volontarie del SAF, le Brigantesse meridionali, le combattenti dell’IRA, le donne palestinesi e tutte coloro che si trovano a difendere il proprio Paese dagli attacchi e dalle invasioni straniere, imbracciando le armi o prendendosi cura dei propri figli, partecipando attivamente allo scontro o curando chi si sacrifica per loro.


La Donna è combattente ed è anche moglie e madre.

È moglie del presente e madre del futuro.

È perno della famiglia, è capacità di ascolto e di insegnamento.

Sa stare un passo indietro e sa farne mille avanti.


La rivendicazione delle femministe liberali secondo cui la donna necessita di tutele diverse e specifiche è, purtroppo, conforme ad una società che ci vuole deboli e bisognose di attenzioni, che ci classificherà sempre come personalità inferiori e incapaci di ottenere la parità senza una spinta esterna (il che indica, di per sé, già l’assenza di parità).


Evita Peròn preoccupava i suoi avversari politici non perché fosse moglie del Presidente dell’Argentina, ma perché aveva saputo conquistare la fiducia del popolo e dei ceti più poveri, dei lavoratori, dei bambini, degli anziani e delle altre donne.

Giorgia Meloni non è diventata Presidente del Consiglio grazie alle quote rosa, ma dopo anni di impegno e militanza.

Emanuela Loi non è morta nella strage di Via D’Amelio perché era obbligatorio assumere agenti donne, ma perché, grazie alla sua passione e al suo sacrificio, era riuscita a diventare una delle prime donne poliziotto italiane adibite al servizio scorte e reclutata poi proprio in quella di Paolo Borsellino.

Shireen Abu Akleh non fu uccisa a Jenin da un raid militare israeliano perché debole vittima femminile, ma perché, dopo essersi laureata in giornalismo, aveva deciso di intraprendere una vita più rischiosa e virtuosa realizzando reportage e inchieste sulle tensioni israelo-palestinesi.


Ebbene sì, non sono l’aborto e l’utero in affitto che rendono la donna tale, non è la supplica di uguaglianza, non sono le finte operazioni di assistenza.


La Donna, soprattutto, è tale in quanto ha un genere e un’identità.


Cercheranno di annientarci con l’ideologia del genderfluid, continueranno a considerarci fascia debole, costruiranno nuovi esempi femminili distorti, come la Ferragni o la Thunberg.

Noi non ci piegheremo.

Siamo Donne e siamo rivoluzionarie.


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