di Nicholas Pellegrini
‘E basta con sto fascismo’ cari compagni, ci avete rotto…
È questo il titolo, provocatorio, ma più che mai attuale dell’ultimo libro del direttore di Libero Daniele Capezzone, edito da Piemme e uscito qualche settimana fa. Un libro che, come I precedentiM non risparmia nessuno. Capezzone con maestria ridicolizza l’avversario politico, ma critica in maniera costruttiva anche il centrodestra e la sua classe dirigente, cercando di metterla in guardia, offrendo loro possibili soluzioni per le prossime sfide.
Il tema centrale della discussione lo avete già capito, l’ossessione della sinistra odierna per il Fascismo, la visione perenne di una pericolosa onda nera che starebbe per invadere il nostro Paese, pronta a mettere in discussione la democrazia. Gli anni passano e gli avversari cambiano, ma le modalità sono sempre le stesse e anche i risultati. Berlusconi prima, Salvini dopo, Meloni ora, identiche manovre, identiche modalità d’attacco, identica volontà e incapacità di non ascoltare realmente il Paese e la sua volontà elettorale, insomma non accettare la sconfitta.
Capezzone definisce tutto questo usando un termine medico (non poteva usarne uno più azzeccato) ovvero ‘Disturbo Ossessivo Compulsivo’, questo ripetere all’infinito l’ossessione di un possibile ritorno del fascismo, un modo che la sinistra usa per rassicurarsi e confermarsi, un metodo oliatissimo. La realtà però è che è bloccata, paralizzata e che non sa fare altro.
Una volta sviscerato il concetto odierno di fascismo che non ha ovviamente nessun collegamento con quello storico, Capezzone mette in guardia noi tutti su un altro grande tema che lui ritiene essere una delle battaglie odierne più importanti, e come dargli torto, ossia l’agenda woke e le sue insidie di conformismo, omologazione e rifiuto della differenza, per paradosso promosse proprio da chi si fa alfiere delle diversità. Le nostre scuole e università sono state già macchiate da questa ondata. Certo non siamo ancora arrivati ai livelli inglesi o americani, ma è proprio per questo che è importante essere consapevoli dei rischi e rispondere da subito, a questo marxismo culturale. I casi d’intolleranza iniziano però ad aumentare anche nel nostro Paese.
Lo stesso Capezzone è stato vittima di una situazione vergognosa e pericolosa che proprio nel libro viene raccontata, è il caso di quando venne invitato dai ragazzi di Azione Universitaria ad intervenire alla Sapienza e i celeberrimi ragazzi dei collettivi di sinistra, in nome della libertà (?) e dell’antifascismo provarono ad impedire lo svolgersi dell’evento e attaccarono fisicamente le forze dell’ordine. È bene ricordare che mentre questi ragazzi, o meglio comunisti odierni, chiamiamoli con il loro nome, provavano a chiudere alla bocca ai ragazzi di AU e ai loro ospiti, il Partito Democratico non solo non prendeva le distanze da tutto questo ma, anzi, li difendeva attaccando la Polizia, gridando poi al fascismo.
Come si resiste però a questo antifascismo che prova a tenere in vita il fascismo? Quali sono gli anticorpi necessari per resistere ed esistere senza tradire se stessi e i propri valori? Considerato quanto siano bravi i progressisti nel controllo della narrazione, che sappiamo bene tutti essere essenziale, basti pensare alle tv di Stato, ma soprattutto giornali, quotidiani, serie tv, film e social network a cui Capezzone dedica pezzi importanti in vari capitoli. Capezzone offre spunti e consigli interessanti alla singola persona, ai partiti di cdx e alla nostra area culturale, partendo però dalla consapevolezza che gli esami di antifascismo non finiscono mai, una volta compreso questo serve però non giocare sempre in difesa, ma occorre controattaccare in ogni ambito della nostra vita e non lasciare interi ambiti politici in mano ai progressisti, ma di alzare la testa in nome della libertà.
Nelle pagine del libro Capezzone spiega bene il modus operandi di questa sinistra, prendendo in esame situazioni diverse (scuole, covid, giornalismo) ma che si ritrovano però alla fine ad avere lo stesso identico finale, l’emarginalizzazione di chi non si allinea al politicamente corretto.
Interessante, infine, come l’autore consigli al centrodestra e alla nostra area culturale, di non sostituire quella che magistralmente Marcello Veneziani definisce ‘Cappa’ con un ‘Cappetta’ di destra, ma di guardare oltre ed aprire alla libertà. Tema certamente complesso quest’ultimo che merita assolutamente l’approfondimento che l’autore che gli dedica, a prescindere dalle vedute. Un libro, lasciatemelo dire, assolutamente consigliato.
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