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Fuga di cervelli

Di Jacopo Tagliati


La fuga di cervelli: in altre parole le migliori menti italiane che fuggono all’estero con la speranza di trovare luoghi di lavoro più consoni alle loro esigenze e ai loro portafogli.

Di questo fenomeno ne abbiamo sentito parlare ormai tutti e, fino a poco tempo fa, sembrava non esserci all’orizzonte una benché minima volontà del legislatore di invertire la rotta.

Dieci anni di PD al governo non hanno risolto minimamene il problema, ma anzi lo hanno reso ancor più grave.

Provvedimenti atti ad arginare o a trovare soluzioni al problema nemmeno l’ombra.

Ma come sappiamo l’aria è cambiata dalle parti di Palazzo Chigi ed è notizia di qualche girono fa, che grazie all’approvazione del Decreto Legge sul rafforzamento della capacità amministrativa in materia di organizzazione delle Pubbliche amministrazioni, ci sarà un forte incentivo per i ricercatori dei nostri Atenei tutti.

Infatti, la norma prevede la possibilità -da parte degli Atenei- di poter elargire un compenso economico fino al 30% maggiore rispetto al normale.

Tradotto in numeri reali, se un dottorando dell’Università di Bologna ad oggi guadagna in media soltanto 1203 euro mensili, grazie a questo provvedimento potrà arrivare a guadagnare fino a 1564 euro al mese. Chiaramente sono numeri non paragonabili a quelli che si possono trovare nelle fredde università nordeuropee, le quali godo anche di bilanci ben diversi rispetto alle nostre e che offrono stipendi molto più allettanti a confronto con i nostri.

Ciò rappresenta però un forte segnale di incentivo e di apprezzamento che il governo vuole lanciare verso i giovani ricercatori italiani, categoria quasi dimenticata dai governi precedenti.

Tale norma, voluta fortemente dal Ministro dell’Università Bernini, è prova dell’interesse che il Governo Meloni sta dedicando alle giovani generazioni e al cercare sempre possibili aiuti ed incentivi nei loro confronti. Sintomo assolutamente positivo di questo interessamento nei confronti degli studenti è stato l’incontro, avvenuto pochi giorni fa, tra il Ministro Bernini e le rappresentanze studentesche dell’Ateneo di Bologna.

Il dialogo e l’ascolto sono stati centrali nel trattare un tema delicato come quello del caro affitti e, nei confronti del quale, il Ministro ha promesso che i fondi del pnrr serviranno ad arginare anche tale problematica divenuta ormai difficilmente gestibile in diverse città italiane.

Dunque, i segnali positivi e le azioni concrete intraprese dal Governo fanno ben sperare: vi è come l’impressione che, questa volta, le cose si vogliano fare e le si vogliano fare per davvero e bene. Tutto ciò nel silenzio assordante di una sinistra che non sa proferire parola davanti ad una misura che premia il merito, divenuto d’un tratto il male assoluto per la sinistra universitaria, e sprona i giovani ad investire nel proprio futuro rimanendo nella loro Patria. Forse sono troppo impegnati ad autocelebrare quanto l’Italia cresceva con Conte o a formare squadre anti-Meloni pronte ad arginare la brutta e cattiva destra che fa quello che loro non riuscivano a fare: governa.

Giorgia Meloni e suoi ministri sanno bene che se si vuole costruire un’Italia più forte e solida domani, si deve investire sui giovani e sulla loro crescita oggi.


Questi primi atti concreti ce lo dimostrano in pieno. Avanti così!

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