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L' "io" (di Chiara Ferragni) è nemico del "noi"

di Ilaria Telesca

Chiara Ferragni, la cosiddetta “imprenditrice digitale” più famosa d’Italia, dimostra sul palco dell’Ariston di essere l’icona di quel mondo antitradizionale che ha come unico scopo quello di distruggere ogni identità e ogni cultura. Sceglie di portare a Sanremo una letterina rivolta a sé stessa. Sceglie di sfruttare in mondovisione un palco così importante per mettere in piedi il monologo della banalità. “Tu sei abbastanza” “Goditi i momenti belli e brutti” “Abbiamo tutti la scritta fragile” “Essere una donna non è un limite” Frasi ovvie e mediocri, temi complessi ed importanti ridicolizzati e sminuiti con l’estenuante spettacolarizzazione di se stessa. Chiara Ferragni vive e guadagna vendendo la sua immagine, la sua famiglia e la loro intimità. Guadagna denaro e fama promuovendo il culto dell’io e dell’individualismo più sfrenato. Parla di problemi civili e sociali dal comodo divano nel suo attico milanese o dal red carpet di qualche sfilata di moda, sempre seguita dalle videocamere di Amazon, pronta a massimizzare il proprio profitto con la prossima serie tv sulla sua agiata quotidianità. Porta in scena abiti molto discutibili facendosi portavoce, in maniera sbagliata, di tematiche che non le appartengono. Su Instagram pubblica post in cui cerca di spiegare il significato di ogni outfit, forse peggiorando la sua situazione. Minimizza i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere disegnando su un vestito il suo corpo, oltretutto un corpo che per molte ragazze e molte donne è pura sofferenza in quanto stereotipo di perfezione. Proprio quello stereotipò che, contraddicendosi, sfrutta sui propri social sostenendo però di volerlo estinguere. Fa riferimento anche ad Eva, dipingendola come una vittima che ha dovuto subire la vergogna, come se aver commesso il peccato originale fosse sinonimo di audacia e coraggio. “Pensati Libera” recita un abito della prima serata, indossato da una persona estranea alle difficoltà sociali di gran parte della popolazione, le cui libertà che la Ferragni tanto decanta sono demolite ogni giorno dai mille problemi economici che opprimono le famiglie italiane. Ha poi scelto di mercificare ancora la figlia con un post Instagram in cui entrambe indossano un abito con gabbia incorporata, che dovrebbe rappresentare lo stereotipo (vedi su) da cui le nuove generazioni devono liberarsi. Eh sí, difficile liberarsi da quelle gabbie sociali che non ti hanno mai toccato in prima persona e che (speriamo) neanche i tuoi figli subiranno mai. Che loro abbiano, però, il coraggio in futuro di godere della propria posizione sociale senza farsi portavoce dei deboli. Durante l’ultima serata del Festival continua questa sua volontà di affrontare tematiche articolate limitandole a costosi abiti da sera, con la solita propensione a mostrare il proprio io associandolo quindi alla figura del “paladino dei diritti”. Una collana a forma di utero vuole rappresentare l’à cara Ferragni, indossare una collana è semplice come gridare ai quattro venti che l’aborto è un diritto, creare invece le condizioni per cui si possa non abortire con serenità è la vera sfida. Ma non è il compito dell’influencer quello di dare risposte concrete al popolo, l’imprenditrice digitale come può immaginare di risolvere problemi di questa natura; l’unica cosa che può fare (e lei è eccellente in questo) è cavalcare l’onda e promuovere in maniera indiscriminata e generica pensieri “acchiappa likes” ed indirizzati a distruggere valori eterni come la vita e le fondamenta della nostra società come la famiglia. E no, non ti permettiamo di indossare nessun tipo di armatura. Non sei una guerriera quando puoi pagare fior di quattrini equipe di medici, babysitter e tutti i comfort che troppe madri italiane non riescono neanche a sognare. Non basta un’armatura per essere guerrieri, serve spirito di sacrificio e fede in un ideale per sostenere di combattere. Si lotta per il bene comune, non per se stessi. Quell’armatura, quando si è veri guerrieri, può essere anche di legno o di stoffa, non è necessario l’oro per difendere le proprie idee. Élite contro popolo. Chiara Ferragni è l’individualismo che si traveste da comunità. Noi non dobbiamo pensarci liberi. Noi siamo liberi. L’io è nemico del noi. E tu, cara Ferragni, non sei noi.



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