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La carica delle femministe: imperterrite, agguerrite, incazzate

di Jacopo Tagliati


Rieccole. Mamma mia, e dire che avevamo così sentito la loro mancanza!

Quasi come le peggio mummie che si svegliano una volta sola all’anno nel giorno 25 del mese di aprile, sono tornate imperterrite, agguerrite, incazzate, cariche a pallettoni proprio loro: le femministe.


Non vi nascondo che rileggendo questo articolo sono arrivato alla fine della frase precedente pronunciando nella mia testa l’ultima parola con la stessa intonazione de “I nuovi mostri” di Striscia la notizia.


Strane pronunce a parte, l’otto marzo di quest’anno ha visto per l’ennesima volta il ritorno sulle scene delle paladine delle donne in perenne lotta contro il turbo-patriarcato colpevole di tutti i mali odierni. Le coloratissime sfilate di queste ragazze si sono svolte in quasi tutta Italia e, come giusto che sia, i toni sono sempre stati pacati e civili, infatti, i loro striscioni recitavano slogan legati alle loro sacrosante lotte quali “Il corpo è mio, non di quel porco di D…” o “I veri stranieri sono gli sbirri nei quartieri” o “Salvini ce l’ha piccolo”.


Insomma, per farla breve, il solito mix di blasfemia, insulti gratuiti e putridume intellettuale a cui ci hanno abituato queste ragazzine viziatelle negli ultimi anni.


Ciliegina sulla torta, quest’anno al corteo più sentito di tutt’Italia, guarda caso svoltosi nella Bologna dei centri sociali coccolati dall’amministrazione Lepore, una gigantesca vagina di cartapesta è stata “fatta venire”, con tanto di getto d’acqua, all’interno del corteo. (Sì, sanguinano gli occhi anche a me a leggerlo ma è così).


Se pensavate gli orrori fossero terminati, mi spiace dovervi dire che, sempre le femminucole bolognesi, hanno addirittura voluto urlare con il microfono tutto il loro odio verso di Noi ed il nostro mondo. Il bersaglio questa volta è stato l’amico e Portavoce Nazionale di Gioventù Nazionale, Stefano Cavedagna. Al suo indirizzo sono stati rivolti i soliti vili e quantomai triti e ritriti insulti: dicendo che lui indossa la divisa fascista, fa politiche razziste, sessiste, xenofobe e chi più ne ha più ne metta. Non da sottovalutare il fatto che la paladina microfonata che stava parlando abbia anche aggiunto che Stefano non abbia il diritto di parlare di certe cose e di esprimere giudizi in merito.


Ancora una volta nulla di nuovo sotto il sole.


Quella di Bologna, e non solo, è stata l’ennesima riprova del fatto che per quella parte politica cui afferiscono le turbo-femministe, cioè la sinistra estrema, noi non dovremmo né parlare né quantomeno nemmeno esistere. Davanti a cotanta bassezza viene da sorridere, queste povere illuse non potrebbero nemmeno competere con donne come loro che un secolo prima lottavano in tutto il mondo per poter votare e, anzi, se le suffragette stesse potessero vedere cosa le loro lontane “eredi” stanno combinando non sarebbero per nulla d’accordo.


Il nostro sincero pensiero va quindi a Stefano, bersaglio dell’ennesimo attacco ingiustificato. Ma siamo comunque sicuri che questo non lo scalfirà minimamente, d’altronde se non l’hanno fatto una raffica di cazzotti sferratigli nella aggressione del maggio scorso da parte dei collettivi universitari, non lo faranno certamente due grida d’insulto strillate da una femminista isterica.


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