La Destra torni sociale: si batta per la sospensione dei brevetti dei vaccini
- Redazione
- 19 mar 2021
- Tempo di lettura: 3 min
di Michele Giordano
È ormai sotto gli occhi di tutti il flop della strategia UE nella questione vaccini. Pagamenti milionari anticipati e senza garanzie, ritardi nella produzione, dosi insufficienti e contratti poco trasparenti, hanno portato anche gli europeisti più convinti, come le giornaliste Lili Gruber e Lucia Annunziata e il commissario UE agli Affari Economici Paolo Gentiloni a parlare di vero e proprio “fallimento dell’Unione Europea”.
Di fronte a questo palese insuccesso, si è aperta una gran discussione intorno a due punti: innanzitutto sulla possibilità dei singoli Stati di poter accedere direttamente al mercato, acquistando autonomamente i farmaci che “salveranno il mondo”, e poi sulla necessità di aprire alla produzione degli stessi da parte delle aziende farmaceutiche più piccole, nella speranza che un po’ per volta, tra mercato e produzione nazionale, si riesca ad arrivare a coprire l’intera domanda.
C’è, però, una questione di non poco conto che sembra essere ad oggi trascurata: quella dei brevetti, per ora accessibili al solo oligopolio dei vaccini. Nessuno qui vuole mettere in discussione la legittimità del profitto e del guadagno, nessuno vuole predicare un moralistico e sterile filantropismo in nome dell’ #andràtuttobene di contiana memoria e del “volemose bene” di fronte al male comune costituito dal virus. Anzi, c’è bisogno che gli Stati facciano per una volta la voce grossa e che in Italia un partito come Fratelli d’Italia, che si dice garante dell’interesse nazionale e nemico dei poteri forti e delle multinazionali, faccia sua la battaglia per la sospensione dei brevetti.
A fronte di circa un miliardo di finanziamenti UE stanziati per la ricerca, la brevettazione e la produzione di vaccini, e a fronte dell’acquisto anticipato di miliardi di dosi per centinaia di milioni di euro, ciò che assolutamente non si può accettare è che i colossi di “Big Pharma” possano continuare ad agire nella sola logica del profitto. Se questi hanno ottenuto soldi dagli Stati, non devono forse restituire qualcosa agli stessi? Altrimenti che libero mercato è quello in cui il pubblico regala soldi a pochi produttori, li avvantaggia nella concorrenza, e non ottiene nulla in cambio?
Si potrebbe rispondere che un brevetto è una legittima forma di garanzia della proprietà intellettuale di un’ invenzione o di una scoperta, un diritto da non mettere in discussione. Ma per la stessa logica per cui la maggior parte della popolazione mondiale si è trovata ad esser privata di diritti ben più importanti in nome dello stato d’emergenza, non si capisce perché anche gli interessi economici di pochi non debbano esser subordinati al bene di molti e all’interesse delle nazioni. Siamo sicuri che una casa farmaceutica come Moderna, che nel 2019 aveva ricavi pari a 18,7 milioni di euro e che prevede per quest’anno di aumentarli fino a 16,7 miliardi, avrebbe potuto trovare sul mercato e senza l’aiuto pubblico le risorse necessarie per arrivare tra i primi nella corsa al vaccino?
C’è poi un’altra ragione per cui un Paese come il nostro non può non spingere su questo tema. L’Italia sconta da tempo la mancata riconversione dell’industria petrolchimica o della chimica di base in un settore strategico come quello della chimica avanzata, in cui rientra anche la produzione di farmaci. Ottenere la sospensione dei brevetti, potrebbe costituire un incentivo alle poche case farmaceutiche ancora presenti in Italia che volessero riconvertire la loro produzione o costituirebbe un costo in meno per lo Stato, nel caso in cui decidesse di entrare come investitore in questo settore.
Non dobbiamo trascurare che i vaccini finora scoperti rendono immuni per un solo anno e campagne vaccinali di massa saranno sempre più una costante, almeno nel breve e medio periodo.
Insomma in un contesto come questo, in cui i vaccini costituiscono l’unica arma contro il virus, anche e soprattutto dal tema dei brevetti passa la battaglia per la tutela dell’interesse e della sovranità nazionale.

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