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La scuola dei lumi

Di Gabriele Sciarratta


Nell'anniversario della morte di Jacques Cathelineau, avvenuta il 14 luglio del 1793, protagonista di quella storia dimenticata e dissidente che è stata la rivolta di Vandea, una regione della Francia che si oppose alla rivoluzione illuminista ed ai repubblicani. Il sovvertimento illuminista, ha ribaltato completamente la questione della coscienza umana, riducendola ad una macchina al servizio di se stessa ed al sistema individualistico, dovendo così riscrivere l'istruzione degli europei nelle scuole a partire dal secolo XVIII, per standardizzare le gerarchie sociali. Noi, rilanciamo il concetto di Lume, nel suo vero significato, non in chiave illuminista, lineare e meccanicizzata, ma sotto l'ottica della spiritualità, per una vera istruzione che formi l'Essere, in contrapposizione allo schema moderno che vuol vedere l'illuminazione quale prerogativa della Ragione, perciò della fredda analisi centralizzata dal cervello umano. Più che illuminata dovremmo considerarla elettrica.


In un sistema scolastico dove l'apprensione è composta da processi integrativi disordinatamente lineari, che pongono la Ragione come idolo da raggiungere e non come strumento necessario per la scoperta di tutto ciò che è Sensibile, ogni soglia materiale che rappresenta un velo tra la nostra concezione e una dimensione metafisica, il "regno delle ombre" così come lo definiva Platone, risulta perciò svalorizzata perdendo ogni possibile concezione spirituale agli occhi dello studente.

La scuola del merito dell'attuale ministero è pura prestazione individuale, non un risalto ed elevazione interiore, il rispetto è normativo non sacro, la disciplina è comportamentale e non spirituale, perciò si sta aggiustando il tiro, ma non la struttura.

La si potrebbe definire in linea di massima un ritorno al buon senso borghese più che un ritorno al Principio.


I limiti di un'istruzione universalistica, come quella attuale europea, che affonda nello studente andando ad alimentare il suo Io borghese, delinea un'altra criticità di questo sistema: la mancanza di simboli da seguire.

Simboli svuotati certamente dai loro valori autentici ed identitari, ma che vengono soprattutto posti in maniera catalogante, rendendoli perciò solo delle figure sterilie svuotate.

L'ultima circolare emanata nei confronti degli studenti che rifiutano di concludere l'Esame orale di maturità per dimostrarne le criticità e il vuoto simbolico, risulta essere l'ennesimo passaggio amministrativo così come lo è l'Esame di maturità visto nel suo insieme.

È una risposta incentrata sull'effetto e non sulla causa di questo disagio, un disagio che affonda le sue radici insalubri sin dal tempo in cui si è fatto dell'istruzione, un mezzo dove tutto ciò che non è quantificabile viene escluso.


L'assolutizzazione del mondo sensibile, l'ha reso misurabile, perciò tutto ciò che non può essere avvertito con i sensi, è stato escluso dal campo della logica.

La contro-rivoluzione che dovrebbe opporsi ad un sistema scolastico che ci ha posti in questa sfera sopraccitata, deve sì nascere col dissenso ma anche con l'apprensione da parte della classe dirigente conservatrice, che quello che si sta conservando è lo status quo, l'animo dell'individualismo del Divenire materiale, non l'animo dell'Essere che si sente parte di una vocazione e che rifiuta pertanto le etichette affibiategli tra i banchi di scuola.

Questa concezione di studio che è nata col seme del razionalismo, ci ha portati al paradosso: per volerci liberare dall'ombra del mistero, ci ha proiettato nella prigione del visibile, tutto è chiaro ma nulla ha senso, tutto è spiegabile ma nulla è interpretabile. È l'inferno della superficie.

 
 
 

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