top of page

Paolo Borsellino

Di Piergiorgio Laguardia


A 33 anni dalla strage di Via D’Amelio che, assieme a quella di Capaci, ha destabilizzato l’intero paese oggi ci ritroviamo con un cumulo di macerie, di depistaggi, della verità negata e di un sogno spezzato.

Paolo Borsellino non è stato solo un magistrato che ha contrastato la mafia, ma è stato un uomo che ha saputo utilizzare tecniche d’indagine che hanno fatto scuola anche alle generazioni successive e che ha insegnato alle future generazioni di magistrati, carabinieri, finanzieri che la mafia non è solo un problema di ordine pubblico ma va contrastata seguendo gli appalti, il riciclaggio, le società finanziarie, sulle quali stava indagando da procuratore di Marsala dato che appartenevano a parenti di indiziati per mafia, per colpirla laddove fa più male.

Proprio perché Borsellino, assieme a Falcone, stava colpendo la mafia nel suo cuore nevralgico di interessi è stato pugnalato alle spalle ed ostacolato da vivo e da morto.

Da vivo è stato ostacolato e dal sepolcro imbiancato, è stata firmata la richiesta di archiviazione del dossier mafia appalti ed oggi non permette la verità sulla strage.

Una nota di merito va data ai figli di Paolo Borsellino che, assistiti legalmente dall’avvocato Fabio Trizzino, stanno cercando di far luce sul vero movente delle stragi, ossia quel dossier mafia appalti redatto dal Ros di Mori - De Donno e Capitano Ultimo che mirava a colpire ai gangli vitali la mafia.

Dossier su cui Borsellino, Falcone e il generale Mario Mori avevano discusso con Tonino Di Pietro ed individuato i legami con Tangentopoli, tra le quali una azienda marmifera, in cui si erano infiltrati clan mafiosi.

Su quest’ultima hanno condotto una coraggiosa indagine il pm Augusto Lama con la Guardia Di Finanza: indagine che costò un provvedimento disciplinare al pm Lama e che, quando il fascicolo d’indagine  fu inviato a Palermo, venne archiviata.

Anche quando è morto Giovanni Falcone c’era un modo per salvare ancora il salvabile, ossia salvare il dossier mafia appalti ed i suoi fil rouge con Tangentopoli: eleggere Paolo Borsellino al Quirinale.

Scelta che decise di intraprendere l’Msi, nelle cui formazioni giovanili aveva militato con passione il giudice Borsellino, che, con la sua pattuglia di parlamentari, comprese che l’unico modo per salvarlo da morte certa sarebbe stato eleggerlo al Quirinale in modo tale che da capo del Consiglio Superiore della Magistratura avrebbe potuto anche riformare radicalmente dinamiche incancrenite che si erano venuti a creare.

Quel giorno le altre forze politiche interpretarono l’iniziativa missina come velleitaria, ma quel giorno quelle forze politiche scelsero di non dare l’ultima possibilità di salvezza, non solo a Paolo Borsellino come persona, ma al futuro dell’Italia che sarebbe potuta diventare più libera, forte, giusta ed equa.

Quello era l’ultimo treno e tutti gli altri scelsero di non prenderlo; chissà se oggi si saranno pentiti oppure sono ancora convinti della scelta operata.

Paolo Borsellino inoltre insegnava che avere paura è normale ma questa va canalizzata nel modo giusto, e mentre insegnava questo principio lo applicava nella sua vita e nella sua carriera, come quando ad esempio aveva la possibilità di ritirarsi a vita tranquillo e ad un più tranquillo incarico ministeriale anche ben retribuito e, dopo essersi anche consultato con la sua famiglia, scelse di proseguire la battaglia contro la mafia, sapendo di tutti i rischi ed i costi da pagare che comportava.


Borsellino ha rappresentato i valori più alti e nobili che la destra dovrebbe rappresentare e che purtroppo negli ultimi 20 anni spesso non ha rappresentato.

Sicuramente quello di Falcone e Borsellino non può essere un mero esercizio di memoria e retorica ma alimentare quel ricordo coerentemente vuol dire impegnarsi quotidianamente nell ‘affermazione della legalità, tutelare ed implementare gli strumenti investigativi da loro ideati, condurre una battaglia serrata contro le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e negli enti locali ed operare scelte controcorrente.

Oggi non si sta riscrivendo a proprio piacimento la storia in Commissione Antimafia, ma semplicemente si sta ripercorrendo la storia giudiziaria ed investigativa sulla strage per quella che è.

Concludo con una frase emblematica del giudice Borsellino che diceva che c’erano dei pazzi idealisti che volevano svuotare il Mediterraneo con un secchiello, che volevano sciogliere i ghiacciai con un fiammifero ma che non sapevano che lui era ancora più idealista di loro e voleva sconfiggere la mafia applicando la legge.

 
 
 

Commentaires


bottom of page